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LUGANOLuttwak, "Basterebbe un piccolo attentato per compromettere Lugano"

23.03.15 - 16:58
Il saggista e politologo americano sarà presente questa sera alla conferenza che si tiene all'Usi sul tema "Svizzera e terrorismo"
Luttwak, "Basterebbe un piccolo attentato per compromettere Lugano"
Il saggista e politologo americano sarà presente questa sera alla conferenza che si tiene all'Usi sul tema "Svizzera e terrorismo"

LUGANO - Il ruolo degli Stati Uniti nella crisi ucraina, l'Isis in funzione antisciita, la mancanza di reciprocità tra il mondo islamico e l'Occidente. Sono soltanto alcune delle pillole regalate da Edward Luttwas, economista, politologo e saggista statunitense intervenuto alla conferenza stampa di lancio del dibattito organizzato dal Club dei Mille, l'Associazione 60+ e l'AESTI del Partito Popolare Democratico, che avrà luogo lunedì 23 marzo, dalle ore 20.00, presso l'Aula Magna dell'USI di Lugano.

A fare gli onori di casa è stato il sindaco Marco Borradori. Insieme a lui Giovanni Jelmini, presidente cantonale del PPD, Luigi Soldati, coordinatore del Club dei Mille e Stefano piazza, organizzatore della conferenza.

Il tema del terrorismo è di grande attualità. La minaccia dell'Isis, che ha colpito la Tunisia mercoledì scorso, è alle porte di un'Europa, continente che sta cercando di trovare delle risposte.

E sull'Isis Luttwak non ha mancato di ripetere quanto ha detto più volte nei suoi interventi nei talk show televisivi, ossia che gli Stati Uniti hanno fatto un errore nel 2003 ad invadere l'Iraq e che andare sul campo a combattere l'Isis non sarebbe altro che una reiterazione di un errore già compiuto nel 2003. Per spiegare il suo concetto fa un parallelismo storico: "Gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno sconfitto il nazismo perché hanno eliminato i suoi gerarchi e il loro potere. Se si entra in Medio Oriente militarmente e non si è disposti a eliminare chi fomenta l'odio nelle moschee, l'Occidente non vincerà mai".

In tutti i casi, da quanto lascia intendere Luttwak, a contendersi la sfera d'influenza sono la Turchia, "paese della Nato sunnita che ormai fa finta di voler essere europea" e l'Iran sciita, "che controlla Damasco, Baghdad e Sanaa".

Secondo Luttwak l'Isis non rappresenterebbe una minaccia reale per l'Occidente. "L'Isis difende la città sunnita di Mosul dagli sciiti. Diventare la forza a fianco degli sciiti non sarebbe opportuno". Il saggista lascia intendere, anche se non lo dice in modo esplicito, che l'Isis è il male minore rispetto agli sciiti. Sciiti che, storicamente, sono stati da sempre vicini alla Russia e quindi all'Iran in contrapposizione agli Stati Uniti e alla Turchia, in uno scacchiere Medio Orientale complicatissimo, in cui le minoranze, tra cui i cristiani, "in Iraq e in Siria erano difese dal partito Baath, fondato nel secondo dopoguerra da un cristiano, in cui si faceva leva sull'appartenenza al popolo arabo e non sulla religione".

Oggi, con la fine di Saddam Hussein, leader del partito Baath in Iraq e con il ridimensionamento in Siria di Assad, anch'egli del partito Baath, le minoranze sono in pericolo. A tal proposito Luttwak ha spiegato che con l'arrivo a Mosul dell'Isis ("città sunnita dell'Iraq", ha specificato) la rimozione delle croci nelle chiese non è altro che l'applicazione della legge islamica che tollera i cristiani in quanto religione del libro, ma che non permette l'esposizione dei suoi simboli. I cristiani, come ha spiegato Luttwak, sono sottoposti al pagamento di una tassa, come previsto dalla legge islamica applicata dall'autoproclamato stato islamico.

Luttwak ha poi parlato della mancanza di reciprocità nel trattamento delle minoranze. "A Roma si costruiscono moschee finanziate dall'Arabia Saudita, ma in Arabia Saudita non è permesso neppure per i cristiani presenti, come per esempio i due milioni di filippini, di avere una cappelletta in cui pregare".

E sul pericolo terrorismo in Svizzera? Per chi volesse approfondire questa tematica avrà la possibilità di seguire la serata all'Aula Magna dell'Usi dove sarà il consigliere nazionale Marco Romano a moderare un dibattito che sicuramente non mancherà di suscitare l'interesse di molte persone.

"Dal punto di vista competitivo la Svizzera si distingue perché più di ogni altro paese si vende per la sua sicurezza, che fa parte del suo business plan, ed è venduta come prodotto a valore aggiunto. La città di Chicago non vende la sicurezza alle aziende che vogliono installarsi lì, perché i morti per sparatoria sono all'ordine del giorno. Se a Lugano ci fosse anche il più piccolo attacco terroristico, questo fatto avrebbe un impatto sproporzionato per voi. Perché voi non siete Chicago, siete Lugano. E per Lugano comincerebbe ad andare indietro".
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