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LUGANO"Sembra che il sistema politico manifesti ostilità per chi fa impresa in Ticino"

04.03.15 - 11:33
AITI invita a interventi sui "salari improntati a una simmetria di sacrifici"
tipress
"Sembra che il sistema politico manifesti ostilità per chi fa impresa in Ticino"
AITI invita a interventi sui "salari improntati a una simmetria di sacrifici"

LUGANO - I dati dell'ufficio cantonale di statistica sembrano parlare chiaro: il 2014 ha fatto segnare un generale ristagno degli affari e degli ordinativi per l'industria ticinese. A "marciare sul posto", l'anno scorso, sono state in prevalenza le aziende industriali attive sul mercato estero. In prospettiva, per quanto riguarda l'anno in corso, sono attese flessioni degli ordini e della produzione, nonché ridimensionamenti dei livelli di impiego.

L'Associazione Industrie Ticinesi (AITI) ha voluto vederci chiaro conducendo un'inchiesta tra le industrie a loro associate, per capire quale ruolo svolge il rafforzamento del franco e quali sono le conseguenze per le imprese.

"C'è la percezione che manchi una visione della realtà in Ticino - ha detto Daniele Lotti, Presidente AITI -. Bisogna dire che c'è una maggioranza di imprenditori seri che vogliono salvaguardare l'azienda e i posti di lavoro. Il mercato però diventa sempre più difficile da affrontare a causa dei problemi da risolvere, uno di questi è il valore del franco".

Ticino terra ostile? - "Gli imprenditori - ha continuato Lotti - manifestano disagio, hanno l'impressione che il Ticino non sia più una casa accogliente per chi vuole fare impresa. Sembra che il sistema politico manifesti una certa ostilità per chi fa impresa in Ticino".

Un confronto da oltralpe - "In Svizzera interna ogni giorno vengono annunciati licenziamenti - ha spiegato Stefano Modenini, Direttore AITI -, mentre in Ticino si sta facendo uno sforzo che non viene sottolineato abbastanza per evitare questa situazione. I tagli in Svizzera interna avvengono senza grandi discussioni, mentre qui c'è una estrema mediatizzazione".

Dall'inchiesta AITI emerge che il franco abbia colpito indistintamente diversi settori industriali ticinesi come quello alimentare, dell'orologeria, elettronico, della plastica, della metalmeccanica e quello tessile. "Ognuno ha reagito in modo diverso, chi ha licenziato, chi ha aumentato le ore di lavoro senza adeguare il salario o chi ancora ha congelato la tredicesima", ha spiegato Modenini.

Raccomandazioni alle imprese - Le aziende, secondo AITI, dovrebbero valutare in maniera esatta l'impatto economico-finanziario del rafforzamento del franco, adottare decisioni ponderate e non affrettate, dato che il cambio non si è ancora stabilizzato, e mettere in atto tutta le misure atte a contenere i diversi costi aziendali, poiché gli interventi sui salari costituiscono l'ultima ratio. Ultimo accorgimento è quello di informare in modo esaustivo il personale riguardo alla situazione dell'aziende e sulle possibili misure che saranno adottate.

AITI non raccomanda nemmeno di lasciarsi tentare dal sostituire manodopera residente, ma valutare l'aumento dell'orario di lavoro (fino a 45 ore nell'industria) e soprattutto gli interventi sui salari devono inserirsi in una logica complessiva di intervento a sostegno della competitività delle imprese e devono essere improntati a una simmetria di sacrifici.

Richieste alla politica - "Invitiamo la BNS a contrastare la forza del franco anche nei prossimi mesi - ha detto Modenini -, inoltre vorremmo evitare un aumento di tasse e imposte ma ottenerne una diminuzione. Chiediamo la messa in atto di tutte le misure concrete come gli interventi sugli oneri sociali, la riduzione dell'IVA e dei dazi all'importazione".

Ha senso fare ancora impresa in Ticino? - Se lo chiede Lotti, "se fai degli utili vieni considerato un criminale e gli imprenditori sono tutti percepiti come sfruttatori di manodopera. Fare utili però è essenziale". Lotti torna sull'ostilità percepita quotidianamente dal settore, "a tutti i livelli e in ogni ambiente". AITI si lamenta anche di una burocrazia sempre più soffocante, che ostacolano l'attività produttiva. Lotti però auspica che tutti gli attori lavorino insieme per uscire da una situazione difficile per tutti, "ne usciremo solo se uniti, le imprese con i lavoratori, lo Stato con l'economia".

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