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CANTONEIl più formale e il più casual: duello politico nell’armadio

27.02.15 - 06:07
Tra i candidati alle elezioni di aprile, Nicolas Marioli e Aramis Gianini sono i due giovani più agli antipodi per idee, ma soprattutto per look
Ticinonline
Il più formale e il più casual: duello politico nell’armadio
Tra i candidati alle elezioni di aprile, Nicolas Marioli e Aramis Gianini sono i due giovani più agli antipodi per idee, ma soprattutto per look

BELLINZONA - Giacca e cravatta da una parte, felpa e jeans dall’altra. La politica, spesso, si gioca anche sotto il segno del look. E, a tal proposito, tra i giovani in lista per le elezioni cantonali di aprile (Gran Consiglio) Nicolas Marioli e Aramis Gianini sono i candidati più agli antipodi per idee, ma soprattutto per modo di vestire. Il primo, luganese, ha 20 anni, è leghista e fa il contabile. È decisamente il più formale tra gli under 25. L’altro, 19enne socialista, impiegato, si guadagna invece la palma del giovane più casual.

Ragazzi, apriamo il vostro armadio?

Marioli: "Ho soprattutto camicie e pantaloni formali, diverse giacche, qualche completo. Niente abiti sportivi. Al massimo un paio di jeans e qualche maglietta. E poi le canottiere. Le indosso sempre, anche quando la temperatura è di 40 gradi".   

Gianini: "Io, invece, di giacche e di cravatte proprio non ne ho. Nel mio armadio ho felpe, jeans, e magliette colorate".

Quanto conta il look in politica?

Marioli: "Credo che certi ambienti richiedano un determinato tipo di abbigliamento. A volte c’è chi mi prende in giro, dicendo che mi vesto da vecchio. Ma a me non interessa. Questo è il mio stile. Sono così anche nella vita privata. Lì magari lascio perdere la cravatta".

Gianini: "L’abbigliamento fa parte della comunicazione. È quindi importante. Io sono un tipo energico ed è quello che voglio trasmettere alle persone. La giacca e la cravatta ti omologano, non trasmettono la tua personalità. E poi un giovane deve essere frizzante, dinamico. Deve essere rappresentare un cambiamento, non un nonno senza rughe".

Parliamo di politica? Come ci siete arrivati?

Marioli: "Nella mia famiglia nessuno fa politica. Ma io mi sono innamorato della materia durante le elezioni del 2007, seguendo tutta la campagna".

Gianini: "A farmi scattare la molla è stata soprattutto la rabbia per le troppe ingiustizie sociali. Non potevo restare a guardare, dovevo fare qualcosa".

Molti giovani non vanno a votare. Perché?

Marioli: "Le nuove generazioni ritengono che sia inutile impegnarsi. La crisi economica ha accentuato l’idea che il politico pensi solo ai propri interessi".

Gianini: "La politica oggi purtroppo è molto autoreferenziale, di nicchia, parla solo a sé stessa. Pensiamo ai fascicoli informativi per le votazioni, in cui spesso compaiono termini e concetti che a tanti risultano incomprensibili".

Un politico che stimate?

Marioli: "Giuliano Bignasca, anche se è morto. Per il carisma, per la concretezza e per l’amor patrio".

Gianini: "Marina Carobbio. Una donna competente, onesta, senza paura. Una politica con le palle."

Le misure concrete che applichereste al Ticino?

Marioli: "Limitare le naturalizzazioni, fissare contingenti per l’immigrazione e il frontalierato. E poi ripensare la scuola media in modo da valorizzare il percorso dell’apprendistato. Troppi ragazzi scelgono il liceo solo perché non hanno le idee chiare".  

Gianini: "Introdurre salari minimi e contratti collettivi obbligatori. E sanzioni efficaci che puniscano chi si arricchisce sulla pelle dei lavoratori. Spostare il traffico merci dalla strada alla ferrovia. E dire basta ai regali dello Stato verso chi non ne ha bisogno. Penso ad esempio alle amnistìe fiscali e ai milioni per la sanità privata".

Per chiudere: una critica e un complimento ai ticinesi.

Marioli: "In Ticino c’è troppo buonismo. Prima si pensa agli altri, poi ai nostri. Però i ticinesi sono anche grandi lavoratori, hanno costruito tanto benessere".

Gianini: "In passato i ticinesi hanno spesso creduto alle frottole di politici che puntavano solo ai loro interessi. Il complimento lo faccio a quegli imprenditori locali che rispettano la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori". 

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