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CANTONEBambini ticinesi bombardati da messaggi sessuali

26.11.14 - 08:03
È polemica sui manifesti di sexlocal.ch e sulla fiera Extasia. Intervista ad Amanda Ostinelli, presidente del Gruppo di Lavoro per l'educazione sessuale a scuola
ticinonline
Bambini ticinesi bombardati da messaggi sessuali
È polemica sui manifesti di sexlocal.ch e sulla fiera Extasia. Intervista ad Amanda Ostinelli, presidente del Gruppo di Lavoro per l'educazione sessuale a scuola

BELLINZONA - La petizione per allontanare Extasia da Lugano. Ma anche le polemiche sui cartelloni pubblicitari di sexlocal.ch, il nuovo (o meglio, l’ennesimo) portale di incontri erotici. Con tanto di appelli alla protezione dei minori da parte di alcune associazioni religiose. È un Ticino sempre più piccante, in cui i ragazzini sono letteralmente bombardati da messaggi, più o meno espliciti, a sfondo sessuale. Lo sa bene Amanda Ostinelli, presidente del Gruppo di Lavoro per l'educazione sessuale a scuola. E intanto, come conferma la raccolta di firme consegnata circa un anno fa a Berna, c’è pure chi vorrebbe proibire di trattare i temi legati alla sessualità sui banchi di scuola.

I bimbi escono di casa e si ritrovano davanti cartelloni che invitano a consultare siti di annunci erotici. Come interpreta questo fenomeno crescente?    

"Non ci sono solo i cartelloni degli annunci erotici. Nella nostra società la componente sessuale è ormai ovunque. Nei telefilm, nei videoclip dei cantanti, nelle pubblicità degli orologi e dei profumi. La scuola da sola non può fare granché per contrastare questa tendenza. Sarebbe utopico pensarlo. Però può aiutare il giovane a capire, a farsi un’opinione e a scegliere".

È una resa la sua?        

"No. È una presa di coscienza. Non possiamo tenere i ragazzi sotto una campana di vetro. E non è togliendo 50 cartelloni dalle strade ticinesi che si risolve il problema. Occorre, invece, avere un dialogo aperto con i giovani e insegnare loro ad affrontare la realtà. L’educazione sessuale in questo senso deve intendere anche un discorso affettivo, basato sul rispetto dell’altra persona, sull’accettazione del proprio corpo". 

Trova che i giovani di oggi siano più confusi sul tema della sessualità rispetto a quelli di cinque anni fa?

"Hanno accesso più facilmente a una marea di materiale. E quindi hanno bisogno di qualcuno che si confronti con loro, che li aiuti a fare ordine e a fare scelte consapevoli. Fino a qualche tempo fa si era tutti convinti che i bambini tra i 6 e gli 11 anni vivessero una situazione di latenza, in cui non si è interessati alle questioni di natura sessuale. Ora questa idea è stata un pochino rimessa in discussione. La presenza di tanto materiale a sfondo sessuale nella società potrebbe avere fatto cadere il paradigma. È un dibattito in corso".

La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente. È preoccupata?

"Preoccupata no. Ma è chiaro che con simili premesse è sempre più necessaria un’educazione sessuale mirata. Sin dalla scuola dell’infanzia. Ora dobbiamo capire come si evolverà il dibattito a livello nazionale. Non dimentichiamo che c’è chi vorrebbe vietare l’educazione sessuale a scuola ai bambini al di sotto dei 12 anni. Potrebbe presto esserci una votazione federale".  

Torniamo ai cartelloni che in queste settimane sono in bella mostra sulle strade svizzere e ticinesi. Le associazioni religiose chiedono una maggiore protezione per i minori.

"Queste associazioni sono le stesse che non vogliono l’educazione sessuale a scuola. È un controsenso. I ragazzini sono bersagliati da messaggi ambigui. E siccome non abbiamo la bacchetta magica per cambiare il mondo, qualcuno deve pur aiutarli a muoversi in un contesto del genere".   

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