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CANTONEBaby prostitute, perché sono orgogliose del proprio lavoro?

31.10.14 - 11:37
Il sessuologo Giovanni Micioni analizza il fenomeno delle studentesse squillo, fiere della professione che svolgono. "Banalizzazione della sessualità che viene vissuta come molto libera, anche troppo"
Baby prostitute, perché sono orgogliose del proprio lavoro?
Il sessuologo Giovanni Micioni analizza il fenomeno delle studentesse squillo, fiere della professione che svolgono. "Banalizzazione della sessualità che viene vissuta come molto libera, anche troppo"

LUGANO - Baby prostitute, studentesse escort, e poi ancora una miriade di giovani ragazze che, a turno, sembrano far a gara per comparire su qualunque media come protagoniste di qualche scandalo sessuale. E si vantano persino di guadagnare prostituendosi. Fino a far emergere quello che sembra essere un fenomeno ben definito e cioè un nuovo (e discutibile), modo di affrontare il proprio corpo e la propria sessualità da parte delle giovani donne.

Ma cosa sta accadendo? Un'ipotesi la avanza il dott. Giovanni Micioni, esperto in sessuologia. "Da una parte c'è il modo di vivere la propria sessualità che è cambiato -spiega -: si è abbassata l'età dei primi rapporti sessuali, si convive facilmente con il primo fidanzato, i genitori accettano che i ragazzi possano dormire assieme anche se sono minorenni. Ma soprattutto la sessualità viene vissuta come sganciata da quella che è la sfera relazionale e affettiva".

Cosa vuol dire?
"La si consuma come una sorta di ginnastica erotica. Si cambia partner con più leggerezza, ed è precoce e più frequente. Questo senza voler generalizzare. Possiamo dire che si assiste a una banalizzazione della sessualità che viene vissuta come molto libera, anche troppo".

Questo può portare ad avvicinarsi con più facilità al mondo della prostituzione?
"Certo. Come contribuisce la mediatizzazione di questo fenomeno attraverso, solo per fare un esempio, gli scandali nel mondo politico. Il problema è il messaggio che passa e cioè quello che la prostituzione è una scorciatoia per la bella vita. Ed ecco che la sessualità viene vissuta come una sorta di commercializzazione del proprio corpo e delle proprie relazioni".

Cosa contribuisce a "nutrire" questo fenomeno?
"La società consumistica nella quale viviamo, la voglia di possedere cose, di avere una bella vita. La voglia di riuscire a conquistare determinati obbiettivi. Questo può portare ad accettare la commercializzazione del proprio corpo, anche per ragazze giovani o minorenni".

Una sorta di patologia della società attuale...
"Certo, da una parte c'è l'estrema banalizzazione di alcuni valori; dall'altra c'è una sessualità spesso sganciata da quelle che sono le situazioni relazionali e affettive, quindi vissuta giorno per giorno e con partner diversi. E se tutto ciò può portare a un guadagno..."

I facili guadagni, insomma, sono un incentivo. Soprattutto in questo periodo di crisi
"Di fronte a realtà frustranti, in cui si è sfruttati, si guadagna poco, si è scontenti, certamente si può cadere in tentazione".

Verrebbe da dire: "Cosa c'è di male a questo punto?"
"A lungo andare si rischia di andare incontro a una scissione psico fisica tra il proprio corpo e la propria sessualità. Si pensi poi a una giovane donna, che non ha la maturità tale per reggere psicologicamente un determinato contesto; questa potrà andare incontro a situazioni depressive o a difficoltà relazionali, cioè farà fatica a legare la propria sessualità a una relazione affettiva. la società attuale si sta disabituando a quelli che sono i limiti e le rinunce, ma anche a quelle conquiste che arrivano gradualmente".

Oggi si vuole tutto e subito, ma perché questi giovani fanno fatica ad avere dei limiti?
"È una patologia della società attuale. E non riguarda solo la sfera sessuale. È come se tutti dovessero bruciare le tappe, in qualsiasi contesto".

Fino alla mercificazione del corpo
"E andando contro quelle conquiste che sono anche abbastanza recenti, si pensi a movimenti come quello femminista, per fare un esempio. Ciò è andato in fumo in una società dove tutto è ammesso e tutto è vendibile e consumabile con più piacere possibile, che sia sessuale (per chi consuma), economico (per chi commercia il proprio corpo)".

Tutta questa ricerca del piacere può portare all'annullamento del piacere stesso?
"Con la rincorsa a un godimento sempre maggiore alla fine ci si imbatte nell'alienazione. Il piacere "tradizionale" diventa quasi insignificante, alienato. Se una donna è ben strutturata questo non vuol dire che un domani non possa chiudere con questo mestiere e iniziare una vita relazionale completa e matura. Ma sarà ovviamente difficile cancellare un vissuto del genere".

Il ruolo dei media in questo? Si è colpevoli di pubblicizzare il fenomeno?
"I media riportano quello che accade. E viviamo in una realtà dove si vive una forte esposizione al sesso, alla sessualità, usate per qualunque contesto, anche la pubblicità di un cellulare. Piuttosto che condannare occorre semmai spiegare come la società commerciale, rincorrendo solo questa dimensione, rischia di provocare danni sociali e relazionali, anche
importanti".

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