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LUGANOQuando il dottore non si vaccina: "Non è obbligatorio, ma…"

31.10.14 - 06:00
L’influenza è alle porte? I medici promuovono la vaccinazione. Ma i primi a non volerla  sono proprio gli addetti ai lavori
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Quando il dottore non si vaccina: "Non è obbligatorio, ma…"
L’influenza è alle porte? I medici promuovono la vaccinazione. Ma i primi a non volerla  sono proprio gli addetti ai lavori
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LUGANO - Ieri su Ticinonline (link) Enos Bernasconi, il vice primario Malattie infettive dell’Ospedale Civico, ha spiegato perché è importante vaccinarsi contro l’influenza. Tra i target della campagna di prevenzione annuale ci sono anche le persone che lavorano in ambito sanitario. A quanto pare questi ultimi sono però un po’ “allergici” al vaccino. "Purtroppo – afferma Bernasconi – ogni anno è la stessa storia. Facciamo la campagna, la promuoviamo, ma...". Il vaccino infatti non è obbligatorio, è consigliato.

La reticenza dei “camici bianchi” viene da lontano e sembra avere sempre di più un trend negativo: "Abbiamo cominciato negli anni Novanta, eravamo riusciti a passare da una percentuale di collaboratori vaccinati che non arrivava al 20% fino ad arrivare al 40%. Spesso, negli ultimi anni, si fa però fatica a raggiungere il 20-30 percento. Con i medici, invece, riusciamo a raggiungere il 50%, ma nel personale infermieristico c’è più resistenza a farsi vaccinare". Il motivo? Sembra si debba ricondurre ai dati anagrafici: "La maggior parte dei collaboratori del settore infermieristico sono persone giovani e sane. Hanno difficoltà ad accettare il vaccino anche per il fatto che, come sostengono loro, “comunque non si ammalano”".

Ma il pericolo è dietro l’angolo, o meglio è in corsia: "Il rischio è quello di trasmettere il virus dell’influenza alle persone spesso  molto fragili di cui si prendono cura. Con la campagna di quest’anno chi non vorrà sottoporsi al vaccino dovrà indossare la mascherina quando entrerà in contatto con un paziente". Ma non tutti sopportano la ormai temuta iniezione stagionale, come ci conferma il dottor Bernasconi: "È vero, ma salvo rarissimi casi dove esiste veramente una contro indicazione al vaccino, un rifiuto non è comprensibile".

 

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