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GRIGIONIIl bosco grigionese resiste ai mutamenti climatici

27.10.14 - 12:06
Il bosco grigionese resiste ai mutamenti climatici

COIRA - Se il clima diventerà più caldo, per i pini silvestri e gli abeti rossi alle basse quote del Cantone dei Grigioni potrebbe risultare una situazione in parte troppo secca. Invece, alle quote medie e alte i boschi cresceranno tendenzialmente meglio e si rinnoveranno più velocemente. È la conclusione alla quale giungono il Dipartimento costruzioni, trasporti e foreste dei Grigioni e l'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) nel progetto "Effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste grigionesi".

L'aumento delle temperature registrato negli ultimi 50 anni è inusuale sia a livello mondiale, sia nel Cantone dei Grigioni. Alle basse quote, nel Cantone dei Grigioni dagli anni '60 il numero di giorni all'anno con una temperatura massima superiore ai 25 gradi è aumentato del 50-70 per cento, mentre i giorni di gelo sono diminuiti del 15-45 per cento. In questa regione, la temperatura annua media nel secolo scorso è aumentata di 2-2,5 gradi.

Studiati gli effetti sul bosco - Con il programma di Governo 2009-2012, il Governo del Cantone dei Grigioni si è impegnato a elaborare le basi per il territorio del Cantone dei Grigioni correlate al riscaldamento climatico. Il Governo ha scelto i suoi campi d'azione all'insegna del principio "contrastare attivamente i mutamenti climatici", principio sostenuto anche dal Parlamento grigionese. Per il settore bosco, secondo il Presidente del Governo e direttore del Dipartimento delle foreste Mario Cavigelli ciò significa che "in primo luogo hanno dovuto essere chiariti con maggiore precisione gli effetti concreti che il clima più mite ha già oggi e come la situazione potrebbe evolvere nei prossimi decenni". A questo scopo, nel 2009 è stato avviato il progetto "Effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste grigionesi", una collaborazione tra il Dipartimento costruzioni, trasporti e foreste (DCTF) dei Grigioni e l'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (FNP). Le basi per questo progetto erano costituite dalle osservazioni della morìa di pini silvestri nella Valle grigione del Reno durante gli anni caldi e secchi 2003-2006, nonché dalla domanda relativa all'evoluzione futura di questa specie arborea in condizioni paragonabili.

Dapprima, l'Istituto FNP ha condotto nella Valle grigione del Reno e in Domigliasca ad altitudini diverse delle ricerche concernenti l'influsso della siccità sulla dinamica di crescita degli alberi. "I processi di morìa sembravano analoghi a quelli già osservati nella Valle del Rodano, nel Cantone del Vallese, ancora più secca. Lì, abbiamo potuto trovare un nesso con i mutamenti climatici", racconta Andreas Rigling, che dirige i lavori di ricerca nella Valle grigione del Reno assieme a Thomas Wohlgemuth.

Ad alte e a basse quote il bosco reagisce in modo diverso - I risultati delle ricerche mostrano che alle basse quote i pini silvestri durante anni con precipitazioni scarse hanno prodotto anelli annuali particolarmente stretti e germogli verticali e laterali corti. In ubicazioni secche, molti alberi sono morti. "Prevediamo un aumento dei periodi di siccità come quello verificatosi una decina di anni fa. In questo caso, soffriranno o addirittura moriranno soprattutto pini silvestri e abeti rossi su suolo che riceve poca acqua", spiega Thomas Wohlgemuth.

Le conseguenze a lungo termine di un ulteriore aumento della temperatura fino a 4 gradi, possibile secondo le constatazioni scientifiche entro la fine di questo secolo, saranno diverse alle basse e alle alte quote. "Alle basse quote, ad esempio nella Valle grigione del Reno, i pini silvestri resisteranno solo come boschi sparsi o misti. Anche per l'abete rosso, l'abete bianco e il faggio le ubicazioni calde non presenteranno più condizioni di crescita ottimali. In cambio, le specie di quercia autoctone dovrebbero diffondersi", afferma Thomas Wohlgemuth. Al di sopra dei 1000-1200 metri, la siccità non ha invece più effetti negativi. I ricercatori prevedono che, con temperature più elevate e precipitazioni comunque sufficienti, l'abete rosso e il larice cresceranno meglio rispetto a oggi.

Speranza nel ringiovanimento del bosco - Gli esperimenti del FNP con germogli mostrano che a basse quote nella maggior parte degli anni i semi troveranno umidità a sufficienza per germogliare anche con temperature superiori. Di conseguenza, in futuro il ringiovanimento del bosco non verrà praticamente limitato. Ciò dovrebbe bastare a conservare il bosco. Per Reto Hefti, capo dell'Ufficio foreste e pericoli naturali dei Grigioni, questo risultato degli esperimenti del FNP è soddisfacente: "Finché avremo sufficiente umidità all'inizio dell'estate, i pini silvestri non spariranno dai boschi della Valle grigione del Reno". La situazione dovrebbe diventare critica solo in periodi di siccità come negli anni 2003-2006, se le precipitazioni all'inizio dell'estate dovessero essere scarse per diversi anni consecutivi. "In questo caso, su terreni che non trattengono l'acqua germoglieranno ben poche piante giovani. Con un clima più caldo, la situazione potrebbe inasprirsi", afferma Thomas Wohlgemuth.

Gli esperimenti con semi di pino e di abete rosso provenienti da regioni con diversi livelli di siccità nel Cantone dei Grigioni e nel Vallese, nonché da regioni di montagna all'estero con diversi livelli di siccità non indicano che specie straniere di questi alberi possano adattarsi meglio a un mutamento climatico. Il forestale cantonale Reto Hefti sostiene che "per cercare specie che sopportano temperature più elevate e maggiore siccità, ma comunque anche il gelo, possiamo concederci ancora un po' di tempo".

Conservare la varietà di specie dei boschi grigionesi - "Il presente studio migliora considerevolmente le basi decisionali per il Cantone dei Grigioni", afferma Mario Cavigelli, Presidente del Governo e direttore del Dipartimento delle foreste. Per lui è chiaro: più specie arboree e provenienze vi sono in una regione, maggiori sono le possibilità che il bosco quale sistema superi bene le variazioni climatiche future e continui a fornirci spazio per lo svago, protezione dai pericoli naturali e legname. Egli aggiunge che "in questo contesto sono chiamati in causa soprattutto i forestali di settore e i proprietari di boschi, che devono continuare a mantenere una grande varietà nel bosco giovane.

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