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BELLINZONAFai protezione civile al weekend? Il recupero è un optional di lusso

21.10.14 - 06:38
Il braccio di ferro tra un giovane milite e il suo datore di lavoro: “Bisognerebbe modificare la legge”
Tipress
Fai protezione civile al weekend? Il recupero è un optional di lusso
Il braccio di ferro tra un giovane milite e il suo datore di lavoro: “Bisognerebbe modificare la legge”

BELLINZONA – “Il mio capo non mi riconosce il servizio di protezione civile al weekend”. La storia è quella di un giovane bellinzonese, attivo professionalmente nel ramo del servizio tecnico, che racconta del braccio di ferro con il suo datore di lavoro. Il motivo? Spesso il ragazzo viene chiamato in servizio come milite della protezione civile durante il fine settimana, per dare una mano in eventi particolari. “Il problema è che la settimana successiva il mio capo non mi consente di fare due giorni di libero, come recupero”.   

Dodici giorni filati - Insomma, la contestazione del giovane è chiara: quando presta servizio di protezione civile nei giorni compresi tra lunedì e venerdì, salta semplicemente il lavoro. Ma quando gli tocca vestire la divisa nel weekend ci rimette due giorni. “Mi capita di non fare riposo per 12 giorni di fila senza interruzione. C’è qualcosa che non va”.

Indennità - Il datore di lavoro riceve il foglio per l’Indennità di perdita di guadagno. Per legge gli viene versato dalla Confederazione l'80% dello stipendio giornaliero del dipendente in servizio. Il resto lo copre lui. “Poi però informa il collaboratore che non ha diritto a nessun giorno di recupero in quanto percepisce già lo stipendio al 100%”.

Battaglia persa - Il giovane prosegue la sua battaglia, rivolgendosi alle autorità e ai sindacati. “Secondo il datore di lavoro dovrebbe essere la protezione civile a non chiamarci nel weekend. Secondo la protezione civile, invece, c'è una legge federale che ci impone di entrare in servizio quando serve”.

Nessun riconoscimento - Per i sindacati, inoltre, il servizio prestato non viene riconosciuto come lavoro. “Però io come tecnico sono in auto dalla mattina alla sera, e in queste situazioni mi ritrovo occupato 12 giorni di fila senza un giorno di libero, con un rischio anche per la mia persona. La situazione non riguarda solo me. Ci sono altri militi confrontati con lo stesso problema. Bisognerebbe cambiare la legge”.

Come i militari - L’idea non piace a Fabio Conti, capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione. “Capisco le motivazioni del giovane milite. Ma per la protezione civile viene applicato lo stesso principio che vige per il servizio militare. Quando un soldato resta di guardia nel fine settimana, non ha alcun diritto a un recupero la settimana successiva. E questo non è un buco legislativo. Non si deve parlare di ingiustizia. Semplicemente sono situazioni che si verificano saltuariamente e che possono fare parte della vita”.

Questione di sensibilità - Insomma, per Conti modificare la legge sarebbe un controsenso. “Anche perché questi aspetti dipendono anche molto dalla sensibilità dei datori di lavoro. Ci sono capi che sono comprensivi. Altri meno”. Poi si rivolge direttamente al giovane in questione: “Chi si trova nella sua situazione potrebbe, tuttavia, parlare direttamente con i suoi referenti regionali di protezione civile e illustrare direttamente a loro come stanno le cose. In questo modo potrebbe anche chiedere di non essere sempre chiamato a prestare servizio di sabato e di domenica, ma magari solo una volta ogni tanto”. (RED)

 

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