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CANTONE“Ecco chi ha messo in crisi il commercio equo”

17.10.14 - 07:53
Le Botteghe del Mondo festeggiano 35 anni di presenza nella Svizzera italiana. La denuncia della portavoce Buracchio: “Noi siamo rimasti fedeli ai principi solidali. Ma c’è chi ha voluto fare affari"
Foto Ticinonline Davide Rotondo
“Ecco chi ha messo in crisi il commercio equo”
Le Botteghe del Mondo festeggiano 35 anni di presenza nella Svizzera italiana. La denuncia della portavoce Buracchio: “Noi siamo rimasti fedeli ai principi solidali. Ma c’è chi ha voluto fare affari"

BELLINZONA – Nella Svizzera italiana spengono 35 candeline, ma si ritrovano confrontate con una situazione paradossale. Per le Botteghe del Mondo, negozi portabandiera del commercio equo, la sfida è lanciata: bisogna recuperare il terreno perduto. Perché il concetto di acquisto solidale, tanto celebrato in tutto l’Occidente agli inizi del nuovo millennio, da qualche anno è entrato in crisi. Dai media affiorano dubbi su dubbi e la fiducia del consumatore nei confronti di un sistema che dovrebbe garantire la giusta retribuzione ai lavoratori poveri, vacilla. “Il commercio equo – sottolinea Barbara Buracchio, portavoce delle Botteghe del Mondo per la Svizzera italiana – è stato vittima del suo stesso successo. Ora però bisogna fare chiarezza”.

Si spieghi meglio: che cosa è accaduto veramente e perché i clienti ora non sono più così tanto convinti di questo principio?  
"A un certo punto l’idea del commercio equo ha iniziato a fare breccia un po’ ovunque. Il concetto piaceva e parecchio, evocava grandi ideali di giustizia. Ecco perché diverse catene di supermercati, oltre 20 anni fa, hanno deciso di introdurre prodotti del commerci equo nel loro assortimento".

Ma non si è trattato di un male. O sì?
"Di base no. Perché questo ha contribuito ad avvicinare il consumatore medio al concetto di commercio equo. Prima era il consumatore stesso a doversi interessare al tema, altrimenti non aveva molte possibilità di conoscere questo ambito. In un certo senso questo processo ci ha facilitato le cose. Però…"

Però?  
"La reazione dei consumatori è stata subito eccezionale. C’era parecchia richiesta. E quando la domanda è così forte, una catena non può stare con le mani in mano. Si sono cercati dei compromessi, perché nell’ottica economica ogni buona idea deve anche rendere. Il principio per varie catene ora è che ti vendo il prodotto equo, ma non in modo così equo come lo era prima".

Il commercio solidale ha dunque perso parte del suo significato originale?
"Sì. Basti pensare che anche nei discount sono venduti prodotti del commercio equo. Ma che senso ha, dal momento che il discount è per antonomasia il luogo in cui acquisto la merce a prezzo stracciato?"

Già. Che senso ha? Lo chiediamo a lei…
"I prodotti del commercio equo devono costare più degli altri. Ed è logico che sia così. Quando uno vede una banana Max Havelaar costare meno di una banana Chiquita deve porsi delle domande. Uno acquista un articolo del commercio equo per fare in modo che chi ha lavorato per ottenere quel prodotto abbia una paga dignitosa. Non per altro.  E infatti uno dei principi del commercio equo è proprio quello di ridurre al minimo gli intermediari tra produttore e consumatore. Vogliamo fare in modo che la maggior parte del valore del prodotto resti sul posto di produzione".

La crisi economica impazza. Ha ancora senso, al giorno d’oggi, chiedere alla gente di fare uno sforzo economico in più per rispettare questo vostro teorema?
"La crisi che viviamo noi è ben diversa da quella che si vive in altri Paesi. Noi in Svizzera, in fondo, rimaniamo privilegiati. E, anche se non tutti possono permettersi di comprare per forza tutto dal commercio equo, c’è sempre la possibilità di un acquisto di tanto in tanto. Sarebbe già un bel passo".  

Nel 2002 una tavoletta di cioccolato Max Havelaar era considerata equa se conteneva il 50% di prodotti equi. Dal 2011 la percentuale è stata abbassata al 20%. Anche Max Havelaar sta tirando i remi in barca?
"Loro hanno giustificato questa scelta con il fatto che così riescono ad aiutare più produttori. Non so esprimermi sulla pertinenza di questa affermazione. Quello che è certo è che negli ultimi anni si è creato un commercio equo a due velocità: uno di serie A e l’altro di serie B".

Del commercio equo di serie A dovrebbero fare parte anche le Botteghe del mondo.
"Noi siamo fieri di vendere tavolette di cioccolato che contengono anche fino al 100% di prodotti equi. Abbiamo sempre cercato di seguire la nostra linea, di non scendere a compromessi".

Sabato al mercato coperto di Giubiasco le Botteghe del mondo della Svizzera italiana festeggeranno i 35 anni di attività. Attualmente i negozi sono 16. Com’è il loro stato di salute?
"La clientela è un po’ calata, forse per i problemi economici dei ticinesi. Quello che da sempre cerchiamo di fare capire ai consumatori è che fare un acquisto da noi non equivale a fare beneficenza. È semplicemente un modo di fare la spesa più giusto e più solidale".

L’EVENTO:

Le Botteghe del Mondo festeggiano i loro 35 anni di attività sabato 18 ottobre, dalle 15 alle 23 presso il mercato coperto di Giubiasco. In programma un mercatino, animazioni per bambini, una sfilata, una cena con il marchio Fourchette Verte e un concerto di musica latino-americana con il gruppo Tukombo. 

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