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CANTONE"Basta con la retorica, diamo il giusto valore alla mimosa"

05.03.14 - 14:46
Per la giornata dell'8 marzo il Gruppo Donne USS Ticino e Moesa promette battaglia e invita a riflettere sul vero valore della giornata
Ti-Press (archivio)
"Basta con la retorica, diamo il giusto valore alla mimosa"
Per la giornata dell'8 marzo il Gruppo Donne USS Ticino e Moesa promette battaglia e invita a riflettere sul vero valore della giornata

LUGANO - È un invito chiaro e deciso quello del "Gruppo Donne USS Ticino e Moesa" che arriva in occasione dell'8 marzo, la festa universale delle donne. Una festa che troppo spesso viene fatta passare come un evento folcloristico di cui si perde pero' la vera essenza di questo importante appuntamento. "Nel giorno simbolo della lotta femminile, l’Otto marzo appunto, assistiamo a una mercificazione dei contenuti della storia della giornata internazionale della donna: si propongono fiori, pasticcini che richiamano le mimose, mimose, cioccolatini, buoni sconto e nel peggiore dei casi spogliarelli" fa notare l'Associazione che coglie l'occasione per dire basta alle mimose per colorare la rabbia delle donne, basta a "cioccolatini per addolcire l’ennesimo boccone amaro", basta a buoni sconto per compensare quel 20% che ancora ci manca per raggiungere la parità salariale", basta a "un uomo nudo in mostra per far finta che la libertà sessuale della donna sia accettata".

Inviti che partano dall'obiettivo di dare il giusto valore a questa festa e soprattutto alla mimosa, fiore che ha perso ormai da tempo il suo significato di gesto destabilizzante per le coscienze. "Quando i mazzi di mimosa vengono venduti per una buona causa a favore delle donne, conservano senz’altro la forza del simbolo. Ma quando vengono donate o esibite per mettersi in pace la coscienza, perdono tutto il loro valore.

Vorremmo che l’Otto marzo 2014 fosse un punto di partenza per un percorso di conquiste con mete ben precise e da affrontare le une a fianco alle altre. Gli attacchi ai diritti e alla dignità delle donne sono gli stessi un po’ ovunque in tutta Europa, figli di un momento storico ed economico che esalta idee restauratrici e retrograde. Oggi più che mai bisogna ribadire che indietro non si torna! Nessuno tocchi la libertà di scelta delle donne".

Per il "Gruppo Donne USS  Ticino e Moesa" la battaglia deve essere affrontata su piu fronti. Ad iniziare da quello della parità salariale. "Il 70% delle donne guadagna oggi in Svizzera, pur avendo in un terzo dei casi una formazione professionale riconosciuta, meno di 22 franchi all’ora, meno di 4mila franchi al mese per un tempo pieno. La maggior parte di esse sono impiegate nei cosiddetti “tipici lavori femminili”, generalmente sottovalutati, tanto che in Svizzera le donne per un egual lavoro e con la stessa qualifica guadagnano ancora oggi circa il 20% in meno dei loro colleghi maschi".

Per queste ragioni il Gruppo donne USS Ticino e Moesa sostiene il salario minimo in votazione il prossimo 18 maggio, un passo importante verso la parità salariale. "Il salario minimo - viene spiegato -  consente anche di combattere il fenomeno dei working poor e il dumping salariale. Votiamo compatte per aiutare le circa 230mila donne (la maggioranza) che vedrebbero aumentare il proprio salario, riuscendo così a vivere dignitosamente con quanto guadagnano senza dover dipendere da aiuti sociali o familiari. Unite si ottengono i risultati. Lo abbiamo dimostrato contrastando l’iniziativa UDC che voleva stralciare le spese per l’interruzione di gravidanza dalle prestazioni dell’assicurazione malattia di base. Le donne si sono schierate mettendo in campo una solidarietà politicamente trasversale che ha permesso di salvaguardare il diritto all’autodeterminazione della maternità".

La presa di posizione del "Gruppo Donne USS Ticino e Moesa" termina con una critica all'attuale clima di restaurazione culturale e alla politica conservatrice, che continuerebbero "a spingere le donne a tornare ai fornelli in nome di un presunto ordine naturale, vanificando così anni di sforzi, anni di lotte per ottenere pari opportunità nel conciliare lavoro e famiglia, nel raggiungere posti dirigenziali. E per decidere liberamente del proprio corpo e della propria vita".

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