Case intelligenti. In Ticino sono una quindicina. Siamo entrati con la videocamera nell'abitazione della signora Agazzi affetta dal morbo di Siögren
LUGANO - Porte e finestre che si aprono da sole, luci e fornelli a comando vocale. A Lugano le case intelligenti sono una quindicina. E saranno sempre di più.
Raffaella (66 anni), affetta dal morbo di Siögren che l'ha resa praticamente cieca, non si strappa i capelli se uscendo dimentica il gas acceso. «Spegni fornello» ordina al telecomando, e continua per la sua strada mentre a casa, dall’altra parte della città, il fornello si spegne. Niente trucchi niente inganni: è la domotica made in Supsi, il progetto di assistenza hi-tech a domicilio sviluppato a Manno dal team del prof. Gian Carlo Dozio in collaborazione con la città di Lugano. «Le strutture ospedaliere e le case di riposo cantonali si stanno sovraccaricando: i nostri anziani sono sempre di più numerosi» spiega Dozio.
La soluzione? «Una casa come quella di Raffaella». A Lugano ce ne sono già quindici: appartamenti-robot a misura d’inquilino, tutti collegati al computer della Supsi. «Si va dal paraplegico che controlla tutta la casa con il tablet, all’anziano che tramite un orologio speciale è collegato allo smartphone del figlio» spiega Dozio. «Le esigenze sono molteplici, siamo in fase di sperimentazione».
E il business fa gola: il mercato nostrano è ancora acerbo. «Rispetto ai cantoni tedeschi, le installazioni domotiche in Ticino sono ancora un numero irrisorio» spiega Eduard Andre di E-Jam, azienda specializzata in software per la casa. Il problema? La diffidenza ma anche il costo. «I prezzi di mercato vanno da un minimo di 5mila franchi a un massimo di 200mila a seconda degli optional» spiega Andre. Non resta che sperare, allora, che l’esperimento della Supsi abbia esiti più a portata di salvadanaio.