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TICINO"Classico congresso da campagna elettorale"

11.09.12 - 20:19
Il presidente del PPD Giovanni Jelmini sul congresso del Partito Socialista: "L'unica proposta concreta e valida, quella di Lurati, è stata bocciata"
Ti-Press (archivio)
"Classico congresso da campagna elettorale"
Il presidente del PPD Giovanni Jelmini sul congresso del Partito Socialista: "L'unica proposta concreta e valida, quella di Lurati, è stata bocciata"

LUGANO - Il messaggio lanciato dal Partito Socialista in congresso è chiaro: o i partiti borghesi collaborano per migliorare e potenziare le misure accompagnatorie nel campo del lavoro, dell'alloggio, nella formazione e nelle infrastrutture pubbliche o i socialisti volteranno le spalle all'allargamento della libera circolazione delle persone alla Croazia.

Il presidente del PSS è stato chiaro: senza riforme interne che mirino a difendere le fasce di popolazione più vulnerabili alle conseguenze della libera circolazione l'allargamento degli accordi non avrà nessuna chance alle urne.

I presidenti dei partiti borghesi rappresentati a Berna non si sono lasciati impressionare molto dalle minacce di Levrat. "Il PLR di certo non collaborerà nell'imporre più regole che danneggiano il mercato del lavoro" ha dichiarato al Tages-Anzeiger Philipp Müller, presidente del PLR nazionale, certo che in parlamento le richieste del Partito Socialista in materia di politica sociale non troveranno la maggioranza. E secondo Müller un eventuale "No" socialista all'allargamento della libera circolazione non metterebbe in pericolo gli accordi bilaterali: "C'è molto in ballo. Con la "clausola-ghigliottina", un no alla libera circolazione significherebbe la fine anche degli altri accordi bilaterali e il Partito Socialista non può permettersi di prendere seriamente in considerazione questa scelta."

In Ticino, invece, la situazione economica e sociale impone ai partiti, borghesi e non, di non sottovalutare le conseguenze negative di questi accordi. Anche perché essi, contrariamente al resto della Svizzera, non hanno mai goduto i favori della popolazione, confrontata,  a una generale ed importante pressione sui salari, a un deterioramento della qualità delle condizioni di lavoro a fronte di un costo della vita che non accenna a diminuire.

Sulle problematiche sollevate da Levrat lo scorso fine settimana al Palazzo dei Congressi di Lugano, il Presidente del Partito Popolare Democratico Giovanni Jelmini, non può che condividere la necessità politica di affrontare le tematiche economiche che riguardano il lavoro, i salari, la competitività. 

Presidente Jelmini, Levrat minaccia i partiti di centro svizzeri di far saltare gli accordi riguardanti la libera circolazione se la Confederazione non adotterà contromisure efficaci per contrastare le ricadute negative dei bilaterali. Lei cosa ne pensa?
 "Minaccia? No. A me sembra che l'unica misura precisa e puntuale, tra l'altro utile per il Ticino, e cioè di eliminare le notifiche online, sia stata bocciata. Mi è parso più che altro il classico congresso da campagna elettorale. Da una parte grandi declami, ma dall’altra nulla di concreto”.

La posizione del PS, però, è chiara: salari minimi e più controlli alle aziende per lottare contro il dumping salariale. Da presidente del PPD lei se la sente di condividere la necessità di dare un peso maggiore ai punti rivendicati dal PS?
Per quanto riguarda la lotta al dumping salariale, è indubbio che i controlli debbano essere intensificati. La Confederazione quindi deve mettere a disposizione più risorse al Canton Ticino, per affrontare quelli che sono i nostri problemi specifici di Cantone di frontiera”.

Lei prima ha accennato alla proposta di Lurati di abolire la possibilità di richiedere online la notifica per attività lucrativa di breve durata…
"Sì. Per il Ticino la metterei subito in atto. Come in tutto il mondo, chi vuole venire a lavorare qui e vuole un permesso, si presenti allo sportello, faccia vedere la sua faccia al funzionario incaricato e che l'iter burocratico abbia il suo corso, come succede dappertutto. E' nel nostro interesse".

E sui salari minimi lei come si pone?
"Io sono un fautore dei Contratti Collettivi di Lavoro. La pace del lavoro in questo paese è stata garantita grazie alla capacità dei datori di lavoro e dei lavoratori e i loro rappresentanti sindacali di trovare delle soluzioni, senza ingerenza statale. La tematica del salario minimo, in un momento in cui il franco svizzero è molto forte e ci sono settori penalizzati come il turismo in Ticino, mi sembra delicata. Semmai dovremmo iniziare a vedere quali sono le aziende il cui insediamento dobbiamo favorire e quali sono invece quelle che non portano nessun valor aggiunto al Ticino. Dovremmo cominciare a chiederci se dobbiamo continuare a favorire l'arrivo di quelle aziende che assumono personale con stipendi miseri".

Bisognerebbe quindi chiedere al Cantone una politica economica più incisiva?
“Il Governo deve determinare quali sono le priorità, in particolare le priorità d'intervento, per evitare che le difficoltà estreme che vive il nostro paese confinante non abbiano come conseguenza una migrazione nel nostro paese che metta in difficoltà il lavoro indigeno”.

In prospettiva futura, qual è la sua posizione sull'allargamento della libera circolazione alla Croazia?
"Dobbiamo innanzitutto rivedere e rafforzare le misure di accompagnamento, per evitare di penalizzare troppo la nostra economia. E parlo soprattutto del Canton Ticino. Se una posizione quantomeno scettica sull'allargamento alla Croazia può rappresentare uno strumento per fare pressione a Berna, affinché si chini sulla questione ticinese, per me va benissimo. Come metodo di pressione potrebbe funzionare, anche perché, per esperienza, abbiamo visto nel recente passato che con Berna bisogna alzare il tono della voce, portando comunque argomenti seri. La lontananza da Berna c'è. Se si parla sottovoce, la nostra voce non arriva".

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