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PROCESSO DI DARO"Mitra innocente e vittima"

31.07.12 - 11:48
Nella prima parte della sua arringa difensiva, l'avvocato di Mitra Djordjevic ritiene infondate le accuse della pubblica accusa e parla di assenza di movente
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"Mitra innocente e vittima"
Nella prima parte della sua arringa difensiva, l'avvocato di Mitra Djordjevic ritiene infondate le accuse della pubblica accusa e parla di assenza di movente

BELLINZONA - Come aveva fatto ieri Mario Branda, anche l'avvocato Pellegrini, difensore della principale imputata per il delitto di Daro, Mitra Djordjevic, ha esordito con riferimenti alla letteratura classica. Le tragedie greche di Eschilo e Sofocle. "Qui pero' siamo a Daro, una frazione di Bellinzona, in un contesto strapaesano, dove tutti si conoscono".

Ed è in questo contesto che si è consumata la tragedia, nella quale però Mitra Djordjevic non avrebbe responsabilità. "Non è soltanto innocente" secondo Pellegrini, "ma anche vittima. Che esca assolta o condannata, il suo destino è segnato. Sarà emarginata, evitata, allontanata, non potrà più stringere amicizie, già lei oggi è al centro dei riflettori".

Una Mitra che Pellegrini descrive tormentata, lacerata da una condizione tragica: "Da un lato un marito perso e dall'altro un figlio omicida senza scrupoli, e senza resistenze morali". D.D., il minorenne reo confesso dell'assassinio di Arno Garatti, non sarebbe succube della madre. "Non le obbediva e non andava a scuola", aggiunge il legale, sottolineando che nessuna madre al mondo, neppure con una coscienza perversa, avrebbe indotto un figlio a sopprimere la vita del marito.

L'accusa dice che Mitra avrebbe ordinato l'uccisione del marito per riscuotere la polizza vita di Arno e poter restare in Svizzera. Due punti, questi, che l'avvocato difensore cerca di ribaltare raccontando lo scopo della trasferta in Serbia della donna, e il ritorno in Svizzera. "Una trasferta giustificata sia dall'obbligo di adempire a obblighi burocratici, sia del far regolarizzare la posizione del figlio. Se vi è stata una coincidenza temporale con ciò che è accaduto, questo non ci consente di concludere che vi sia una relazione conseguente dei due fatti". Al momento dell'uccisione di Arno la donna si trovava in Serbia. Saputo del decesso del marito, è tornata immediatamente in Svizzera, per partecipare ai funerali del marito, "per sapere cosa fosse successo. Se effettivamente vi fosse stata una sua partecipazione essa sarebbe rimasta in Serbia e il caso era chiuso".

Pellegrini è convinto dell'innocenza della donna fondamentalmente per il fatto che non ci sarebbe movente. La donna non avrebbe avuto nessun tornaconto economico dalla morte del marito, circostanza che avrebbe significato la sua espulsione dalla Svizzera. In una lunga e articolata arringa, l'avvocato ha spiegato come, con una rendita vedovile di 1614 franchi al mese e un incasso di una polizza vita che si sarebbe ridotta a poco più di 3mila franchi, la donna non avrebbe avuto nessun interesse a rovinarsi la vita.

Dopo il decesso di Garatti Djordjevic ha ricevuto il decreto di  espulsione il 30 settembre del 2011, tre mesi dopo l'uccisione del marito. E lei, invece, in Svizzera ci voleva restare perché è in Ticino che vivono due sorelle e il fratello di Mitra. Ticino cioé, luogo degli affetti della donna, descritta come "persona tranquilla, flemmatica, che soffre di uno stato depressivo".  

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