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PROCESSO DI DAROAlla danza dell'orrore ha partecipato anche Paiva

27.07.12 - 15:55
Lo sostiene la procuratrice pubblica Marisa Alfier: "Il commerciante era in quella casa all'ora del delitto. E ci è tornato qualche ora dopo"
Nella foto d'archivio (Tipress) il procuratore pubblico Marisa Alfier
Alla danza dell'orrore ha partecipato anche Paiva
Lo sostiene la procuratrice pubblica Marisa Alfier: "Il commerciante era in quella casa all'ora del delitto. E ci è tornato qualche ora dopo"

BELLINZONA - "Si ricorda dettagli insignificanti, ma non si ricorda cosa si è detto con il minorenne D.D. in quella strana telefonata delle 21, la sera del primo luglio 2011". Marisa Alfier prosegue la sua requisitoria nel quarto giorno del processo per il delitto di Daro. E cerca di ricostruire i movimenti del commerciante portoghese Mario Paiva tra le 18 e le 19 di quel venerdì, ovvero nella fascia oraria in cui è spirato Arno Garatti. Si ipotizza che Paiva, oltre ad avere fornito all'adolescente l'ascia con cui ha tramortito Arno, fosse presente nell'appartamento di Daro fino a pochi minuti prima della morte del povero padrone di casa.

Un uomo troppo pesante - La ricostruzione risulta parecchio difficile. Anche perché Paiva ha fornito agli inquirenti una lunga serie di versioni differenti tra loro. Una cosa è certa: Arno pesava 104 chili. Difficile per un ragazzino da solo alzarlo e deporlo nella vasca da bagno. Qualcuno deve averlo aiutato. "E per la pubblica accusa quel qualcuno è Paiva". Nella ricostruzione fatta con la polizia il giovane non riesce nemmeno ad alzare la controfigura, il manichino messo a disposizione dalla scientifica. "All'epoca il ragazzo non era come oggi, era molto più esile".

Il testimone - Poi Alfier apre una parentesi su C.M., il grande amico di Mitra Djordjevic che mercoledì aveva testimoniato in aula. "C.M. dice di avere visto Arno morto in un determinato punto della casa. I nostri test lo hanno confermato. Questo ci dice che possiamo credere a cosa dice C.M.". E siccome C.M. dice di essere stato nell'appartamento quando ancora c'era la luce del giorno, significa che il cadavere è stato spostato nella vasca solo in un secondo tempo.

Accusa diretta - La procuratrice pubblica su Paiva, nonostante tutti i suoi racconti, ha delle certezze. "Quel primo luglio Paiva era nell'appartamento di Daro al momento del rientro di Arno a casa. E si trovava lì anche dopo le 21, dopo la telefonata avuta con il minore". È lì che avrebbe aiutato il ragazzo a spostare il cadavere nella vasca. "Quella dell'orecchino caduto nello scarico del bagno è una frottola. Concordata tra Paiva e D.D. per fare escludere la presenza di maggiorenni al momento del delitto. Raccontare alla polizia che Arno si è avvicinato alla vasca ed è stato colpito alle spalle era l'unico modo per far credere che il minorenne avesse fatto tutto da solo".

Nebbia - Il giorno successivo, sabato 2 luglio, Paiva confiderà all'amico Ferdonije Fila alcuni dettagli sull'accaduto. Dettagli che risulteranno decisivi e che inchiodano il commerciante portoghese. Il resto è fatto di tanta, troppa nebbia. "Paiva con gli inquirenti ha usato la strategia 'se non riesci a convincerli, allora confondili'. E in parte ci è riuscito". Il commerciante portoghese, viso pallido e gambe che traballano nervosamente sotto la sedia, ascolta in silenzio le parole della procuratrice.

PM 

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