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TICINOMarazzi: "Non si può andare avanti così, ben venga il conflitto sociale"

08.05.12 - 10:26
In Grecia la formazione di un Governo è in salita. In arrivo tempi sempre più incerti
Foto archivio TI-Press
Marazzi: "Non si può andare avanti così, ben venga il conflitto sociale"
In Grecia la formazione di un Governo è in salita. In arrivo tempi sempre più incerti

LUGANO –  Conflitti all’orizzonte nelle piazze europee? “Il vero problema è quando non c’è conflitto” afferma l’economista Christian Marazzi, per nulla spaventato dalle maggiori divisioni scaturite dai risultati delle urne europee. "I conflitti sociali sono il minimo che ci si può aspettare, se non auspicare” prosegue.

Signor Marazzi, come si può spiegare il voto dello scorso weekend, che in particolare in Grecia ha premiato gli estremisti?
“Questo weekend dal punto di vista elettorale ha un'unica spiegazione: è stato un voto contro l'austerità e quindi contro tutta quella architettura monetaria, che chiamiamo euro, che ha spinto le economie, e soprattutto le democrazie, nelle mani dei mercati finanziari. Questo è il quadro che secondo tutti emerge da questo appuntamento.”

È più significativa la svolta a sinistra della Francia o la vittoria degli estremisti in Grecia?
“Mi sembra che il dato principale sia non solo ovviamente il passaggio da Sarkozy a Hollande, ma soprattutto l'esito della votazione in Grecia, dove dopo 5 anni di misure di austerità e di recessione la stessa governabilità ne è uscita a pezzi. La Grecia non è più governabile tanto che si dà un 75% di probabilità di uscita della Grecia dall'euro, cosa che io non credo sia negli interessi di nessuno ma che però rappresenta uno scenario sempre più possibile. Intanto devono già riuscire a formare un governo, il che è tutto fuorché scontato dopo che Samaras ha gettato la spugna.”

Hollande riuscirà a convincere la Merkel ad allentare le misure di austerità?
“Non mi sembra che sia ridefinibile un'asse Germania-Francia attorno alle proposte che Hollande ha fatto in campagna elettorale, cioè di una revisione del fiscal compact, questo accordo che prevede delle sanzioni per tutti i paesi che superano dei determinati tetti di deficit e di debito rispetto al PIL. Non penso neanche che la proposta di un'istituzione di un eurobond o di un eurobill, cioè di una mutualizzazione dei debiti per un rilancio delle politiche d'investimento al di fuori dei parametri di austerità, sia in qualche modo negoziabile con la Germania."

Quindi la Germania non si smuoverà di un millimetro?
"Io non credo che la Germania cambierà la sua politica perché, al di là della rigidità classicamente tedesca, la Germania ha dei vincoli strutturali della sua economia che, tanto hanno potuto reggere grazie all'euro, altrettanto non possono essere superati con un cambiamento di politica monetaria. Questi vincoli sono dovuti al fatto che la Germania ha attuato delle politiche del mercato del lavoro severissime già dall'inizio degli anni 2000, ha dei vincoli sulle pensioni di una popolazione che è molto invecchiata nel frattempo e quindi non può permettersi di far prelevare il suo risparmio o di esportare il suo risparmio per andare ad aiutare i paesi indebitati. Quindi la rigidità tedesca credo che sia difficilmente mutabile, difficilmente negoziabile. Per quello continuo a credere che si vada verso una spaccatura dell'euro."

Che tipo di spaccatura?
"È verosimile una spaccatura tra un euro del nord e un euro del sud, proprio per questi limiti strutturali che rendono difficilmente negoziabile una riforma del sistema monetario europeo."

Questo rischio è aumentato dopo il voto del weekend?
"La situazione è sempre più complessa e rischia di degenerare. Da questa avversità radicale alle politiche di austerità emerge che non si può continuare così. Fino a poco tempo fa si parlava di due stamperie in Svizzera dove da mesi si stampano marchi a tutto spiano. Sembrerebbe che ce ne sia una a Lugano. Sono informazioni non verificate, ma non lo escludo. Comunque oggi è assolutamente improponibile andare avanti così. È una cosa insostenibile, a meno che si voglia andare verso una situazione in cui ci sono 3 suicidi al giorno.”

Che effetti potrebbero esserci sul cambio franco-euro?
"Finora la politica della Banca nazionale di difesa del cambio fisso ha funzionato. L'euro è sempre rimasto tutto sommato sopravvalutato rispetto alle altre valute. È chiaro che adesso tutto è possibile, potrebbe esserci una forte pressione sulla BNS per difendere il franco e tirare dentro in pancia un sacco di euro che potrebbero essere un problema in prospettiva. Non lo so, finora bisogna riconoscere che questa decisione ha funzionato, anche meglio di quanto immaginavo. Però potrebbe darsi che la situazione si inverta."

I mercati non sembrano avere reagito male al voto…
"I mercati sono più preoccupati per la non crescita che per l'attuazione delle misure di austerità. Una nuova situazione come quella che si è venuta a creare non per forza destabilizzerà i mercati finanziari. Questo passaggio era indispensabile per riporre la crescita al primo posto dell'agenda politica. Nel quadro attuale non è evidente che si possa farlo. Lo stesso Monti si è reso conto che non si può andare avanti di sola austerità, ma io credo che ci siano dei margini di contrattazione su questo terreno della crescita."

Una situazione complessa…
"Una situazione molto complessa, ma anche molto pericolosa. Siamo in una situazione in cui hanno tutti ragione, e queste sono le situazione peggiori perché sono implosive. L'eurozona e tutta la sua architettura non lasciano spazio di manovra ed è questo il punto cieco di tutta la situazione."

Non sarebbe più semplice eliminare questa architettura?
"Io credo che l'euro sia da ricostruire, da reimpostare, ma questo è un impegno grosso. Non riesco a vedere come possa continuare la situazione così.”

UBS e CS si sono dette preoccupate dall’aumento di conflittualità in Europa e hanno lanciato l’allarme: è alto il rischio che le generazioni di disoccupati si ribellino.
"Bisogna stare attenti a questi allarmismi. Comunque un aumento della conflittualità è da mettere in agenda, è prevedibile. Il problema però è quanto non c'è conflitto, perché il conflitto produce informazione, dibattito, fa serrare le fila. Non dimentichiamo che in Grecia la democrazia è stata sospesa. E in Italia è successa la stessa cosa. Immaginiamo l'anno prossimo quando si andrà a votare in Italia cosa potrà succedere. A causa di questi processi di austerità, le opzioni democratiche vengono seriamente compromesse. È questo il problema. Poi i conflitti sociali sono il minimo che ti puoi aspettare, al limite anche auspicare. Oggi il conflitto sociale si traduce in forme individuali, in scelte suicidali. Quindi non so cosa preferiscono i grandi della finanza? Che si vada avanti così per evitare che ci sia qualche sciopero? Ben venga un sano conflitto sociale, perché l'alternativa non è migliore, anzi. Un conflitto sociale è sano nella misura in cui è liberatorio, dà una prospettiva collettiva dei drammi individuali."

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