Cerca e trova immobili

TICINOLa giungla delle farmacie, quale scegliere?

13.04.12 - 15:32
Sono numerose ma la concorrenza è limitata. Si sceglie per la vicinanza, per la vetrina, per la fiducia ma non per il prezzo. In aumento gli italiani, meno occasioni per gli assistenti di farmacia ticinesi
Tio/M. Meleleo
La giungla delle farmacie, quale scegliere?
Sono numerose ma la concorrenza è limitata. Si sceglie per la vicinanza, per la vetrina, per la fiducia ma non per il prezzo. In aumento gli italiani, meno occasioni per gli assistenti di farmacia ticinesi

MENDRISIO - L’ultima farmacia ad avere ottenuto quattro giorni fa, l’autorizzazione per l’apertura è della Sunstore. Con quest’ultima, in Ticino si contano 192 farmacie. Tantissime. Il numero elevato dovrebbe comportare vantaggi in termini di concorrenza ed economie di scala per i cittadini. Eppure non sembra essere così. “No, non c’è concorrenza se consideriamo quei farmaci che interessano le casse malati, spiega il farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini. Nell’elenco federale viene fissato un prezzo massimo che le casse malati sono obbligate a pagare alla farmacia che li fattura. Ora se lei ha il diritto di fatturare una certa cosa fino a 100, la fatturerà mai a 90?” La risposta è ovviamente no, per cui sarà difficile risparmiare su un farmaco pagato dalla cassa malati, nonostante il fatto che il prezzo dei farmaci sia libero.

Concorrenza – Per Zanini, “la concorrenza è solo possibile per i prodotti dell’automedicazione, per le scarpe o per i sandali, per le pastiglie per il mal di gola e così via.” In pratica, se in una piazza di Lugano, Chiasso, Bellinzona o Locarno ci sono tre farmacie, la scelta si può anche risolvere per la prima che ci si trova davanti. “Scegliere una farmacia dipende non tanto dai farmaci ed i loro prezzi ma dalla posizione, dalle offerte dei prodotti di automedicazione, dal parcheggio, dalla bellezza della farmacia o della vetrina, dal rapporto di fiducia con il farmacista. Oggi ho qualche dubbio sul fatto che convenga ancora aprire una farmacia, bisogna fare attenzione perché i costi fissi sono chiari. Certo, se si trova il posto perfetto, magari nei pressi di un centro medico appena nato, allora conviene, ma è più vantaggioso acquistare una farmacia  già esistente. Dal punto di vista sanitario, se a Chiasso o a Lugano o in altri centri, qualche farmacia chiudesse non cambierebbe niente, ma se chiudono le farmacie periferiche, nelle valli, allora diventa un problema. Queste farmacie di periferia non possono essere concorrenziali neanche sui prodotti di automedicazione, e non riescono ad avere cifre di affari interessanti, stanno in piedi grazie ai medicamenti delle casse malati, il cui mercato negli ultimi dieci anni ha però subito forti contrazioni del margine”.

Ma come sta evolvendo il mondo delle farmacie? Zanini nei suoi rapporti annuali delinea i cambiamenti più importanti.

Più farmacisti italiani e più catene commerciali - Agli inizi degli anni 2000 il numero delle aperture si era fermato, a causa dei cambiamenti avvenuti nella remunerazione dei farmaci e nel sistema di controllo sul prezzo, confrontato con gli altri paesi europei. Dal 2004 c’è stata una ripresa, con un fermento che non si registrava più da un ventennio. Tra le ragioni, Zanini individua gli accordi bilaterali. Da anni aumenta il numero di acquisizioni di alcune farmacie da parte di imprenditori o gruppi economici provenienti dall’Unione Europea, soprattutto dall’Italia. Si paga a caro prezzo una farmacia, pur di spostarsi da paesi come l’Italia, dove vige il numero chiuso, in un paese come la Svizzera dove invece c’è la liberalizzazione.

“Ma questo - spiega Zanini - è stato possibile perché il diploma di laurea italiano è stato equiparato al diploma federale. Per esercitare basta una semplice autorizzazione formale, cosa che prima non era possibile. Chi non aveva il diploma federale non poteva gestire la farmacia. Adesso invece se sono un farmacista italiano, trovo un investitore che compra la farmacia che poi gestisco. Ciò impedisce ai giovani farmacisti ticinesi di subentrare ai colleghi che cessano l’attività rilevandone la farmacia. Le prime conseguenze non hanno interessato tanto i farmacisti con diploma federale, quanto piuttosto le assistenti di farmacia. I primi farmacisti che venivano dall’Italia lavoravano come secondo o terzo farmacista e questo non creava concorrenza con il farmacista svizzero, ma con l’assistente di farmacia”. La tendenza è andata aumentando negli anni. Ad essa si è affiancata quella delle catene come Vitality, Sunstore, Amavita, tre catene della Svizzera interna che sono arrivate in Ticino, in parte rilevando farmacie esistenti, in parte aprendo nuovi locali.

Saper leggere i medicamenti - Ma il farmacista italiano può incappare in alcune difficoltà, nell’espletamento della professione? Secondo Zanini, un limite potrebbe essere quello delle lingue. Non solo nella relazione che il farmacista ha con un cliente svizzero-tedesco, ma anche nella lettura dei farmaci, “il farmacista in generale non può conoscere tutti i farmaci alla perfezione ed è obbligato a far riferimento all’informazione ufficiale. In Italia questa è contenuta in un librone che si chiama Informatore Farmaceutico, in Svizzera invece si chiama Compendio dei medicamenti. Ma il problema è che questo esiste solo in tedesco o in francese. Per cui – continua Zanini - se un italiano non conosce una delle due lingue, probabilmente potrebbe avere delle difficoltà. Tuttavia questa eventualità, non è considerata una ragione per non riconoscere ed equiparare il suo diploma italiano. Il discorso vale anche per il sistema giuridico o le procedure delle casse malati svizzere, diverse dai sistemi europei, ma queste sono nozioni facilmente assimilabili da un professionista”.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE