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TICINO"Vedere il tuo profilo, tra gli amici disposti a chattare, è strano!"

26.03.12 - 15:10
Umberto Marra, Rodolfo Pantani, Peter Jaks e tanti altri. Nella realtà sono morti, ma in facebook vivono ancora e forse sfidano la morte
Foto Keystone
"Vedere il tuo profilo, tra gli amici disposti a chattare, è strano!"
Umberto Marra, Rodolfo Pantani, Peter Jaks e tanti altri. Nella realtà sono morti, ma in facebook vivono ancora e forse sfidano la morte

LUGANO - La morte corre su facebook. Come del resto nella realtà, ma qual è la sensazione quando sul proprio profilo facebook appare l’invito “aggiungi agli amici”, relativo ad una persona deceduta? Di certo strana, anche perché accade sempre più spesso.  

In Ticino – E accade pure in Ticino. Personaggi noti e non noti, venuti a mancare nella realtà da alcuni mesi, hanno ancora un profilo facebook nella rete. “Vedere la tua immagine profilo nella lista degli amici disposti a chattare.....mi fa talmente strano!”, è la frase che appare nel profilo di Umberto Marra. Tanti scrivono ancora sulla sua bacheca ricordando, rimuginando o creando quasi un collegamento con l’altro mondo: “ciaooo tüt a posct? fai buon week end nella tua dimensione”. Sulla bacheca di Roberto Pantani, venuto a mancare a gennaio, non si leggono invece messaggi. Un profilo abbandonato che appare vagante nella rete. Diverso è il caso di Peter Jaks. Il suo profilo personale è scomparso e vive invece la sua pagina fan (creata dopo la sua morte). Un gesto per ricordare la sua figura e la sua attività in cui i commenti sono di ammirazione. Ci sono poi i profili di persone morte per incidente, alle quali si scrive come se non fossero deceduti. Sulle bacheche si “postano” foto dei figli, li si aggiorna sulle attività quotidiane, e può capitare che a scrivere ci sia anche una vecchia conoscenza, che non sa che il suo amico lontano è morto.

Doppia identità e morte digitale - La morte deve fare i conti con la nuova realtà virtuale e le persone devono fare i conti con una doppia identità, di se stessi e dei propri amici. Paolo Bellini, docente di Filosofia Politica all'Università degli studi dell'Insubria di Varese, conferma: “Questo tipo di tecnologie mette in evidenza la nascita di una nuova modalità di esistenza virtuale, di nuovi corpi virtuali che acquisiscono consistenza all’interno del web. In qualche modo, l’immagine del defunto è il suo corpo virtuale che sfida la morte reale. Non è sempre vero che un’identità virtuale muore, quando muore la persona. Certo, dipende chi c’è dietro quel profilo. Se non c’è più nessuno, il profilo che resta in rete diventa un simulacro, un fantasma, non svolge più la sua funzione. Ma se dietro c’è un gruppo di persone che lo anima, quel  corpo virtuale continua a sopravvivere. Per esempio, questo può valere per una "pagina fan" di una persona che è deceduta. Il suo corpo virtuale continua a vivere”.

Cancellare le persone decedute da facebook - Tuttavia a volte i profili abbandonati esistono anche perché diventa difficile cancellarli se non si conosce la password.  Così accade per instant messanger, caselle di posta, blog, newsletter o facebook. Quest’ultimo tuttavia da la possibilità di “memorializzare” al seguente link  un account segnalando la morte dell’utente e richiedere che il suo account venga trasformato in commemorativo o rimosso del tutto. Quando un account viene trasformato in commemorativo, determinate informazioni sensibili vengono rimosse e la privacy viene impostata in modo tale che solo gli amici accettati possano visualizzare il profilo o trovarlo nei risultati di ricerca. La bacheca continua ad essere disponibile in modo che amici e familiari possono lasciare post in memoria della persona defunta.

Facebook come catarsi del dolore- Quando il profilo diventa commemorativo o è un contenitore per lasciare aggiornamenti e foto, questo assume quasi la funzione catartica del dolore. In pratica, si sta in contatto con il defunto su facebook, per crederlo ancora vivo, o per lenire il proprio dolore. “La persistenza del profilo - specifica Bellini - può avere sicuramente una funzione catartica. Del resto i corpi virtuali non necessariamente devono corrispondere ad una persona reale, fisica. La loro longevità può essere molto lunga più di una semplice esistenza e avere una funzione catartica. I corpi virtuali non sono assoggettati, come i corpi materiali, alla stessa legge di natura della nascita e della morte, hanno una vita e delle regole assai diverse, proprio perché si sottraggono alla dimensione empirica dello spazio e del tempo”.

Il virtuale insomma cambia la percezione della realtà e può sostituire l’uomo empirico, fisico.  “Come tuti gli strumenti mediatici - conclude Bellini - utili per comunicare e per vivere, facebook e la tecnologia sono destinati a cambiare il modo di vedere e di leggere la realtà. La tecnologia è una misura del reale e cambia la nostra visione del mondo, quindi anche facebook contribuirà a cambiare nel futuro il modo in cui, la prossima generazione interpreterà i fatti  e leggerà la realtà. E’ chiaro che tutte le innovazioni tecnologiche risolvono dei problemi, ma ne creano altri. Qualsiasi tecnologia aumenta il nostro potere sulla realtà, la nostra capacità manipolativa, performativa rispetto al reale, ma ci espone a pericoli nuovi rispetto al passato. L’augurio è che l’uomo sappia creare degli anticorpi”. 

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