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TICINO / CONFINEI nuovi frontalieri

19.03.12 - 19:09
In aumento i lavoratori italiani provenienti da fuori Lombardia che, con contratto in mano di multinazionali o ditte ticinesi, si informano sulle possibilità di abitare nei comuni lombardi della fascia di confine
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I nuovi frontalieri
In aumento i lavoratori italiani provenienti da fuori Lombardia che, con contratto in mano di multinazionali o ditte ticinesi, si informano sulle possibilità di abitare nei comuni lombardi della fascia di confine

VARESE - Un vademecum per i frontalieri. Una brochure snella e sintetica che intende aiutare i lavoratori frontalieri per dare alcune risposte alle domande più frequenti e comuni  a livello di retribuzioni, di previdenza e di fisco. La pubblicazione è stata presentata questa mattina a Varese da rappresentanti della Camera di Commercio locale e dei tre sindacati italiani, Cgil-Cisl-Uil.

In Ticino sono ormai 54000 i lavoratori frontalieri. Un lavoratore su quattro. Un Ticino che sta diventando sempre più un miraggio per molti lavoratori italiani, speranzosi di trovare uno sbocco occupazionale ben remunerato .

A confermarci questa tendenza è Marco Molteni, componente di giunta della Camera di Commercio e rappresentante del sindacato Uil di Varese:  “Nell’ultimo anno, ma soprattutto negli ultimi mesi, sono aumentati coloro che si stanno rivolgendo ai nostri sportelli – ci spiega il sindacalista – Vogliono tentare. E capire le possibilità di lavoro in territorio svizzero”.

Un fenomeno che si va ad inserire in un momento di tensione tra i due paesi. Il Consiglio Nazionale ha richiesto negli scorsi giorni al Governo federale di rinegoziare i ristorni, ossia di abbassare dal 38% al 12,5% la quota riversata allo Stato italiano delle tasse alla fonte che pagano i lavoratori frontalieri in Svizzera.  

Marco Molteni, non ha nascosto i suoi timori e spera che la crisi tra i due stati in materia fiscale venga superata al più presto: “E’ necessario affrontare il problema senza isterismi. Dobbiamo cercare il dialogo per giungere a una soluzione”. Dialogo sì, ma per Molteni  ci sono due questioni inamovibili:  “E’ importante che la percentuale attuale venga mantenuta e poi, una volta che queste risorse verranno sbloccate, esse siano destinate interamente ed esclusivamente a favore dei comuni di frontiera, laddove cioé risiedono i lavoratori frontalieri, e non si disperdano tra i meandri istituzionali del Governo centrale e regionale”.

Molteni ritiene la percentuale del 12,5% improponibile:  “Questo parametro, che prende in considerazione l’Austria, è fuori luogo. Dobbiamo tenere conto delle dimensioni dei fenomeni. I frontalieri che operano in Svizzera sono 54000, mentre gli austriaci sono soltanto 7.000. E’ certo che il peso della gestione di questi frontalieri dal punto di vista territoriale è molto diverso e di conseguenza le risorse necessarie, a nostro giudizio sono diverse. Il frontalierato austriaco non è paragonabile a quello italiano”.

I comuni sulla fascia di confine devono assicurare servizi  di base come i servizi scolastici, di trasporto e sanitari. E hanno bisogno di soldi. “Anche perché – continua Molteni - qui a Varese ultimamente stanno arrivando lavoratori da altre province e quindi sono tante le problematiche che ricadono e devono affrontare i comuni di frontiera. Un taglio al 12.5% sarebbe insopportabile ”.

Anche i comuni di frontiera quindi, devono gestire una situazione nuova, quella del frontaliere che arriva da fuori provincia o regione :  “Guardi, ho casi di lavoratori provenienti da fuori, che, in modo esplicito, mi chiedono, con un contratto di lavoro in mano presso ditte ticinesi, come si vive a Varese, dove trovare case in affitto  con l’intenzione di trasferirsi con tutta la famiglia. Inoltre, negli ultimi due o tre mesi, sono aumentate le persone che hanno chiesto consulenza che provengono anche da altre regioni, soprattutto dal Veneto. Persone, anch’esse, con già in possesso di contratti di multinazionali e ditte operanti in Ticino. Si informano sulla differenza fiscale riguardante la fascia dei 20 km e chiedono la possibilità di trovare casa vicino al confine svizzero. Tutto ciò dimostra che ci sono veri e propri trasferimenti di nuclei familiari. E questo viene a incidere sull’attività dell’ente locale di confine. E questa è una delle ragioni per cui non andrebbero tagliati questi ristorni”.

“E’ chiaro che nessuno ha interesse ad esasperare le cose. Si tratta di ragionare, come è sempre stato fatto in passato. Adesso è in corso questo scontro, che mette di mezzo i frontalieri, realtà importante, è vero, ma tutto sommato non così rilevante rispetto ai problemi che hanno i due paesi. E ciò può sembrare, quello dei frontalieri, una problematica strumentalizzata dalla politica”.    
 

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