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TICINO/SVIZZERAPrezzo unico: la libraia e il politico-lettore a confronto

02.02.12 - 07:10
L'11 marzo si vota sul prezzo unico del libro. Una legge è utile o dannosa? I pareri di Prisca Wirz, de Il Segnalibro, e Ignazio Cassis, consigliere nazionale PLR
archivio TI-Press
Prezzo unico: la libraia e il politico-lettore a confronto
L'11 marzo si vota sul prezzo unico del libro. Una legge è utile o dannosa? I pareri di Prisca Wirz, de Il Segnalibro, e Ignazio Cassis, consigliere nazionale PLR

TICINO -  L'idea nacque nel lontano 2004, quando il consigliere nazionale Jean-Philippe Maître, osservando la scomparsa di numerose librerie indipendenti, presentò un'iniziativa parlamentare per chiedere di uniformare i prezzi dei libri e permettere così a Davide di affrontare Golia ad armi pari.

Dopo una serie di traversie, la legge era stata approvata dalle due camere del Parlamento ma la Migros, che detiene la catena di librerie Ex-Libris, nota per i suoi prezzi stracciati, ha raccolto le firme per portare i cittadini alle urne, con l'aiuto del Partito dei Pirati e dei Giovani Liberali. Il referendum è riuscito e il prossimo 11 marzo, a 8 anni di distanza dal lancio dell'idea e a morte del promotore già avvenuta, si andrà alle urne per decidere se abolire o meno il regime di libera concorrenza nel mondo dei libri.

Prisca Wirz, cotitolare della libreria Il Segnalibro di Lugano, è tra i sostenitori della nuova legge. "Il 99% dei librai, degli autori e degli editori è a favore" ci spiega. "In molti altri paesi esiste già una legge del genere, e funziona."

"La legge riconosce il bene culturale del libro, non paragonabile a delle scarpe o a uno yogurt" afferma Prisca Wirz. "Viene regolamentato il prezzo, vengono messi dei paletti che tutti i librai devono rispettare. Alla fine il cliente potrà scegliere la libreria non in base al prezzo, ma alla qualità e all'offerta a disposizione."

In Ticino però, vista l'assenza di grandi librerie, i cambiamenti sarebbero davvero limitati...
"Qui da noi non cambierà molto, perché già adesso in ogni città ci si mette d'accordo tacitamente sul cambio da applicare. A Lugano, per esempio, abbiamo tutti lo stesso cambio. Da questo punto di vista la legge non cambierebbe il prezzo che il consumatore si trova a pagare. Però se dovesse arrivare una grande catena italiana, che si può permettere di avere dei cambi più vantaggiosi, distruggerebbe il mercato delle librerie indipendenti e di seguito morirebbero anche gli editori indipendenti. Diventerebbe un circolo negativo, l'offerta si appiattirebbe".

Non le sembra una limitazione della concorrenza? Se uno si può permettere di fare dei prezzi più bassi perché non dovrebbe poterlo fare?
"Non stiamo parlando di patate, ma di un bene culturale. Non dovremmo nemmeno parlare di concorrenza sul prezzo. A Lugano, per esempio, c'è spazio per tutti. Noi abbiamo una certa impronta, un certo tipo di offerta, mentre la Melisa un'altra. Quindi la concorrenza non la fa il prezzo, ma il tipo di libri, il servizio che si offre e tutta una serie di cose che non sono il prezzo."

Però con questa legge i prezzi certamente non sembrano destinati a scendere, anzi.
"Bisogna ricordarsi che i libri di per sè non costano tanto. Andare al cinema costa 17 franchi e in un'ora e mezza tutto è finito. Il libro ha un costo che può essere anche inferiore a 17 franchi e dura molto di più, lo si può regalare, lo si può rileggere."

Sarà soggettivo, ma a me i libri sembrano cari.
"
Sì, è soggettivo, però un tascabile a 14 franchi le sembra tanto, onestamente? 14 franchi per un libro di magari 300 pagine, che la può occupare anche 3-4 ore."

I romanzi spesso costano anche 30 franchi.
"I nuovi romanzi sono rilegati, hanno una fattura diversa e costano un po' di più. La scelta è comunque vastissima, ci sono anche libri che costano poco."

Non c'è il rischio che le librerie si mettano d'accordo per un prezzo unico, ma più alto di quello che sarebbe in regime di libera concorrenza?
"C'è comunque Mister Prezzi che controlla. E la legge indica un minimo e un massimo, un certo margine vitale resta. Anche le associazioni dei consumatori sono favorevoli alla nuova legge, perché tutti ne beneficeranno, lettori, autori, editori e librai."

Tra i contrari al prezzo unico del libro figura il consigliere nazionale Ignazio Cassis, che considera "inutile e dannosa" la nuova legge. "Essa vuole che importatori e librai fissino autonomamente il prezzo dei libri, senza la possibilità di sconti, come succede oggi. Si crea insomma un aumento artificiale - fino al 20% - dei prezzi dei libri in Svizzera. Ciò spingerebbe il consumatore ticinese a comprare i libri in Italia o tramite internet, danneggiando il mercato locale."

"La legge ha in teoria l'obiettivo di promuovere la varietà e la qualità del libro quale bene culturale, nonché di garantire che il maggior numero possibile di lettori abbia accesso ai libri a condizioni ottimali" prosegue Cassis. "Condivido pienamente questo obiettivo, ma in pratica purtroppo la legge crea le premesse per l'esatto contrario."

Però editori, librai e associazioni dei consumatori sostengono la nuova legge. Perché?
"Perché la legge garantisce loro - almeno sulla carta - maggiori guadagni, che loro giustificano con la necessità per le librerie di coprire i costi per offrire anche libri rari, che vendono solo poche copie. Così la semplice impiegata che comprerà la biografia di Lady Di pagherà un prezzo più alto permettendo al professore universitario di pagare meno il proprio libro accademico. Francamente non mi sembra una grande idea! E poi non tutte le associazioni dei consumatori sostengono la legge: konsum.ch, per esempio, la ritiene dannosa per i consumatori."

Nel caso la legge fosse accettata, teme la creazione di cartelli tra importatori e/o librerie?
"Beh, certamente la legge cementa il cartello degli importatori e librai. I fautori della legge, strada facendo, si sono resi conto che l'aumento dei prezzi non trovava un facile consenso popolare e hanno modificato le loro motivazioni. Ora dicono che i libri non costeranno di più, perché Mister Prezzi vigilerà sugli abusi. Mi pare davvero un'acrobazia verbale: vogliono la legge per avere maggiori entrate, altrimenti a cosa servirebbe? Il consumatore dovrà pagare più cari i libri e pagherà anche più imposte federali, perché ci vorranno più funzionari a Berna nell'Ufficio di Mister Prezzi per sorvegliare il mercato. Insomma, il santo non vale davvero la candela."

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