Cerca e trova immobili

SVIZZERA/TICINO"I medici possono raccontare frottole e la gente ci crede"

27.11.11 - 17:23
Ignazio Cassis, fresco di dimissioni dal comitato della Federazione dei medici, si esprime sul referendum contro il managed care
Ti-Press
"I medici possono raccontare frottole e la gente ci crede"
Ignazio Cassis, fresco di dimissioni dal comitato della Federazione dei medici, si esprime sul referendum contro il managed care

BELLINZONA - Ignazio Cassis abbandona il comitato centrale della Federazione dei medici svizzeri. Alle origini delle sue dimissioni c'è il referendum contro il cosiddetto "managed care". La federazione sostiene la raccolta firme, al contrario del consigliere nazionale ticinese, che vede di buon occhio l'introduzione di questo modello volto alla limitazione dei costi.

Il managed care, traducibile con "gestione integrata delle cure", non fa l'unanimità tra i medici. Da una parte ci sono i medici di famiglia, favorevoli a livello svizzero ma contrari a livello ticinese, dall'altra i medici specialisti, contrari. 

Dottor Cassis, come si spiegano queste divergenze d'opinione tra medici? Ci sono interessi diversi?
"Penso che ci sia soprattutto ignoranza, nel senso buono del termine. I medici ticinesi sono contrari perché non conoscono questo modello di organizzazione delle cure, mentre in Svizzera tedesca c'è già un milione di assicurati in reti di cure integrate. Lì un medico di famiglia su due lavora già in queste reti. Quindi loro non hanno paura perché sanno già come funzionano e ne sono contenti. In Ticino e nella Svizzera francese, ad eccezione di Ginevra, queste reti non ci sono ancora e i medici hanno paura."

Quindi la decisione della federazione di appoggiare il referendum è stata influenzata dai suoi membri latini?
"È stata influenzata da due fattori. Dalla Svizzera latina, come dice lei, e dagli specialisti della Svizzera tedesca. Questo modello di managed care ha come obiettivo che il paziente abbia una regia nei suoi bisogni di cura. Il medico di famiglia si occupa di dirigere il paziente lungo il suo percorso terapeutico. Così facendo un dermatologo, un oftalmologo o un oculista non ha più l'accesso diretto ai suoi clienti. Gli specialisti hanno paura che, avendo un filtro tra loro e i pazienti, loro si ritrovino con meno clienti e quindi che ci perdano."

C'è chi dice che questo modello penalizzerebbe i malati cronici e le aree periferiche. È così?
"È l'opposto. Queste reti hanno come obiettivo quello di curare meglio i malati cronici, proprio perché vengono inseriti in un modo coordinato di cure. Non sono abbandonati a se stessi a girovagare da uno specialista all'altro, come spesso succede, ma c'è qualcuno che li accompagna in questo percorso. Poi il malato cronico spende di meno, perché il fatto che il suo percorso terapeutico sia razionale evita doppioni e consumo sbagliato di prestazioni. Oggi il 6% dei ricoveri in ospedale è legato a errori nella prescrizione farmacologica. Questi errori medici diminuiscono quando le cure sono coordinate. Diminuendo gli errori, diminuiscono le complicazioni, diminuiscono le cure e quindi il tutto costa meno. In più i malati cronici non dovrebbero più pagare 700.- di tasca propria come partecipazione ai costi, ma solo 500.- all'anno. L'obiettivo di queste reti di cura è proprio di andare incontro ai malati cronici."

Riguardo alle aree periferiche, invece?
"Gli studi medici restano quelli che sono. In Valmaggia ci sono due o tre studi medici e restano così come sono. Quei due o tre medici potranno entrare in rete con dei medici di Locarno, per esempio, e imparare a coordinarsi nel loro lavoro. Si troveranno a discutere dei pazienti difficili, a definire dei protocolli... È un parlare insieme per gestire nel modo migliore i pazienti. Poi nelle valli il problema non si pone neanche perché già oggi i pazienti vanno dall'unico medico che c'è. Si può dire che questa organizzazione avviene già spontaneamente."

Si dice però che verrebbe a cadere la libertà di scelta.
"Se il proprio medico di famiglia non va più bene, posso cambiarlo. Non è vero che viene abolita la libera scelta del medico. I contrari fanno credere che qualcuno imponga un medico al paziente, ma non è assolutamente vero. L'unica differenza è che se oggi le viene in mente di andare da 3 dermatologi diversi - e la cassa malati le paga tutto - in una rete non potrebbe più farlo. Perché con il managed care lei dovrebbe parlare prima con il medico che ha scelto e decidere con lui cosa fare. Non ci sarebbe più quel servisol che c'è oggi."

Quindi gli unici perdenti di questa riforma sarebbero gli specialisti?
"Sì, si capisce anche perché sono contrari. Dal profilo economico gli si stringe il rubinetto."

Però la raccolta di firme va avanti bene. La popolazione firma per un reale malcontento o perché non ha capito come funzionano queste reti?
"C'è un'ignoranza totale sul tema. Intanto i medici raccontano un sacco di frottole. Di recente ho letto diverse interviste dove dei medici raccontano le cose in modo tendenzioso, distorto, per fare paura alla gente. Tanto sanno che nessuno ha mai letto gli articoli di legge."

Perché comunque è un tema abbastanza complicato.
"È complicato perché si vuole che sia complicato. Se si guarda bene poi così complicato non è. Si tratta di mettere al centro del sistema il medico di famiglia, che si occupa di fare la regia delle cure. Quindi evitare che ci sia il supermercato delle cure dove ognuno va dove vuole. E nell'ambito di un'assicurazione sociale, che è obbligatoriamente pagata da tutti, mi sembra anche corretto."

Quindi se la Federazione dei medici investe 2 milioni nella campagna contro il managed care, lo fa solo per interessi personali?
"Sì. Ufficialmente nessuno le risponderà di sì, ma la realtà è questa. Se lo facessero per il bene dei pazienti, secondo lei perché le associazioni di pazienti non stanno raccogliendo le firme?"

I medici sono soli in questa battaglia?
"Sì, il referendum è stato lanciato dai medici ed è sostenuto soltanto dai medici. In Svizzera ci sono associazioni di pazienti ben organizzate e anche abbastanza potenti. Se ritenessero che questa riforma vada contro i pazienti, sarebbero i primi a lanciare il referendum. Invece non lo fanno. Anzi, ci sono segnali che indicano che entreranno nei comitati a favore della legge."

Quindi per i medici è una battaglia persa in partenza?
"Mah, non sottovaluterei la cosa. I medici hanno una grandissima credibilità. Anche se dicono stupidate la gente gli crede. Il medico agli occhi della gente è un esperto della salute. Poi non vuol dire che ci capisce molto di sistema sanitario, ma se dice qualcosa la gente gli crede. La gente non si dä la pena di andare a leggersi il testo, di cercare di capirlo bene. Io non sottovaluterei questo aspetto, perché i medici l'informazione la manipolano facilmente."

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE