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TICINOIl cibo è scaduto, lo posso mangiare?

17.10.11 - 08:40
Consigli utili per districarsi tra date di scadenze e date di vendita. Perché, a volte, si gettano alimenti ancora buoni
Foto Keystone Lukas Lehmann
Il cibo è scaduto, lo posso mangiare?
Consigli utili per districarsi tra date di scadenze e date di vendita. Perché, a volte, si gettano alimenti ancora buoni

BELLINZONA - Di fronte a 5 milioni di tonnellate di cibo ancora commestibile gettate nella spazzatura ogni anno, pari a 12 miliardi di sterline, la Gran Bretagna ha deciso di correre ai ripari. Le autorità hanno stabilito  che la dicitura “vendere entro” crea confusione, ed è stata eliminata.  

Secondo quanto riportato negli scorsi giorni dal giornale Repubblica - d’ora in avanti in Gran Bretagna sui prodotti alimentari comparirà una sola etichetta scelta tra: "best by" (da consumare preferibilmente entro) e "use by" (da consumare entro).  Ma cosa e chi si cela dietro una data di scadenza? L’abbiamo chiesto al capo del laboratorio cantonale Marco Jermini.

Chi? Il produttore - “La definizione della data di consumo è una responsabilità del produttore, sta a lui definire, anche sulla base di alcuni requisiti di legge, la durabilità del suo prodotto. Per esempio tutti gli alimenti freschi facilmente deperibili hanno l'obbligo, per legge, di essere provvisti di una data precisa di scadenza che viene comunicata con l’indicazione ‘deve essere consumato entro il’. Invece per le derrate che non sono facilmente deperibili e non permettono la crescita di microbi, sta al produttore stabilire una data minima di conservabilità che si esprime nella dicitura "da consumare preferibilmente entro il".

Cosa? In sicurezza con un pizzico di  buon senso - Per quanto riguarda la prima categoria: non si può transigere. E’ come se il produttore ti dicesse "oltre a quella data io non ti garantiscono nulla”. Il consumatore quindi deve attenersi scrupolosamente alla data scritta sull’imballaggio. Per quanto riguarda la seconda categoria, la dicitura sta ad indicare che il prodotto, oltre la data indicata, è consumabile a discrezione del consumatore. E’ vero anche che il consumatore non ha molti strumenti per capire dopo quanto il prodotto scaduto diventa nocivo. Qui però mi sento di dare qualche consiglio: in una derrata da consumare entro anni, non sarà certo un mese a fare la differenza; così come in una derrata da consumare entro tre o quattro mesi, non sarà una settimana a fare la differenza. Quando c'è la dicitura “da consumare preferibilmente entro” se l’alimento viene mangiato dopo la data di scadenza, si incontrano più problemi legati alla sua qualità che non problemi legati alla sua sicurezza: l’alimento perde in sapore, consistenza, sapidità.

Come? I test - Tanta gente butta via prodotti che sono ancora buoni, purtroppo su questo noi non possiamo intervenire. Noi non possiamo andare dal produttore e dirgli “la tua data di scadenza è troppo corta”. Possiamo, al limite, imporre di accorciare una data di scadenza ma non di allungarla”. Più lunga o più corta, dipende dalla sicurezza o dal profitto? “Al 90% è una questione di sicurezza. I produttori sono obbligati a simulare un abuso da parte del consumatore quando fanno i test per stabilire la data di scadenza. Se io domani vado da un'azienda ticinese e gli chiedo come ha definito la data di scadenza e mi risponde che ha fatto dei test per 15 giorni a 4 gradi, non lo accetto. Deve inserire degli sbalzi di temperatura per tenere conto del comportamento del consumatore. Tenuto conto di questo , per quel che concerne il restante 10% - sicurezza o profitto - se la data di scadenza che l'azienda stabilisce tiene conto di aspetti legati al mercato o alla gestione del magazzino, non glielo posso documentare. In ogni caso nessuno glielo proibisce.”

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