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TICINOVoltaren, zovirax o augmentin... quando i farmaci costano di più

13.10.11 - 08:52
I farmacisti: "Se abbassano i prezzi siamo costretti a chiudere"
Foto Keystone
Voltaren, zovirax o augmentin... quando i farmaci costano di più
I farmacisti: "Se abbassano i prezzi siamo costretti a chiudere"

LUGANO - Un medicamento come zovirax utilizzato contro l’herpes (35 compresse da 800 milligrammi) in Svizzera costa 108.05 franchi, in Italia 52,01 euro. Il voltaren (antinfiammatorio con 5 fiale da 75mg) in Italia costa 2.94 euro, in Svizzera 7,75 franchi.  L’augmentin (antibiotico, 12 compresse da 1G) in Italia è venduto a 10.20 euro, in Svizzera a 43,10 franchi. E ancora, beloc zok (betabloccante per il cuore),  torem (diuretico per pressione), norvasc (pressione),  pantozol (antacido), motiliu (nausea),  ciprofloxacin (antibiotico). Di esempi ce ne sarebbero tanti, dai farmaci più “popolari” a quelli più costosi per malattie specifiche. Inoltre, a questi prezzi, come per ciascun farmaco prescritto, va aggiunta la quota di 4.30 franchi che corrisponde alla remunerazione sulle prestazioni del farmacista, e quella di 3.20 franchi per la prestazione del farmacista sulla prescrizione medica. Si tratta di farmaci, i cui prezzi massimi sono fissati nell’Elenco federale delle Specialità (vedi Box sotto) sulla base del prezzo di fabbrica per la consegna, della distribuzione e dell'imposta sul valore aggiunto (ecco il link per consultare l’elenco in tedesco o francese).

Le ragioni dei farmacisti - Ma a questo tipo di confronti la categoria dei farmacisti non ci sta. “Sarebbero necessarie due ore per spiegare le ragioni. In primo luogo precisiamo che l’Ufficio federale della sanità sta operando riduzioni di prezzo da parecchi anni. I medicamenti in Svizzera costano di più come pure le auto, i vestiti, i beni di consumo. I salari, i costi di produzione, di logistica e del tenore di vita sono più elevati che in Italia o in altri Paesi - spiega Mario Tanzi, Presidente Ordine Farmacisti in Ticino. Calcoli che in Svizzera una buona parte dei 20 mila medicamenti sono importati e tutta la catena di produzione e distribuzione è più cara di altri paesi. Un farmacista da noi prende da 6’400 a 8’000 franchi, in Italia prende 1’200 euro. Poi siamo uno Stato molto piccolo, i sistemi di controllo sono più rilevanti, per un fabbricante che mette in commercio un medicamento in Svizzera, dal momento che ha un bacino di mercato di sette milioni e mezzo e non di 50 milioni, le economie di scala sono minori. Poi ci sono i costi per le confezioni, le traduzioni.”  
Altri due farmacisti che abbiamo ascoltato rispondono che di altre riduzioni non vogliono sentire parlare “Se l’Ufficio federale continua, il rischio è che chiudiamo tutti. I prezzi sono giusti, questi problemi si verificano solo nelle fasce di confine”

Farmacista Cantonale  -Giovan Maria Zanini, responsabile dell’Ufficio del farmacista cantonale ha una ampia esperienza in materia: “Io non nego queste differenze, ma ci si deve chiedere se stiamo davvero paragonando cose giuste. Se lei prende il listino prezzi svizzero e quello italiano, troverà farmaci con differenze enormi a favore dell’Italia, ne troverà piuttosto tanti in cui non c’è differenza, e qualcuno con differenze a favore della Svizzera. Non è sufficiente limitarsi a paragonare il prezzo dei farmaci per capire i veri costi della salute.” Nel 2006 spiega Zanini – “ho analizzato i 25 prodotti più usati in Svizzera, distribuiti in 101 confezioni. Ho simulato l’acquisto dei prodotti in una farmacia ticinese e in una germanica per capire la spesa del paziente. Se guardiamo ai dati globali, in Svizzera avevo speso 13’400 franchi, in Germania 11’570. Una differenza del 20%  dovuta soprattutto a due farmaci per i quali la differenza era del 50% a favore della Germania. Per gli altri prodotti la differenza era al massimo del 3%.”

Le case farmaceutiche possono fare di più - Per le case farmaceutiche, rappresentate da Interpharma, il costo dei farmaci è consono ai costi svizzeri e i medicamenti originali mediamente costano soltanto il 9% in più dei paesi europei. Su questo punto Zanini tuttavia chiarisce “che a pagare il prezzo più alto nelle riduzioni operate da alcuni anni in questo momento sono proprio i farmacisti. “Negli ultimi dieci anni il sacrifico più grosso nella riduzione dei costi dei medicamenti lo hanno fatto i distributori, cioè i grossisti e le farmacie. L’industria farmaceutica è stata risparmiata. Solo negli ultimi anni l’industria sta facendo grossi sforzi ma non fino in fondo e potrà contribuire ancora a ridurre i costi,  agendo sul prezzo che esce dalla fabbrica. Inoltre bisogna ridurre soprattutto i prezzi dei generici e su questo le case farmaceutiche possono fare tanto”.

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