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TICINO / ITALIAZanzara tigre, il Ticino sollecita cooperazione con l'Italia

13.06.11 - 15:18
Zanzara tigre, il Ticino sollecita cooperazione con l'Italia

BELLINZONA - Nel 2003 viene per la prima volta rilevata in Ticino la presenza della zanzara tigre (Aedes albopictus). Originario del sud est asiatico, questo piccolo insetto è un potenziale vettore di malattie gravi come la febbre del Nilo, la dengue o la chikungunya. Sebbene in Svizzera non sia mai stato segnalato alcun caso di contagio, se non su persone che rientravano da viaggi in paesi tropicali, il livello di guardia resta alto.

Dal 2000 è attivo in Ticino un gruppo di lavoro che si occupa di sorveglianza e disinfestazione. Finora l'impegno cantonale, riconosciuto anche a livello federale, aveva incontrato poco sostegno oltre confine, dove spetta ai singoli comuni gestire gli interventi, ma ora le cose potrebbero cambiare.

"Su nostra sollecitazione la Regio Insubrica ha deciso di istituire una tavola tecnica di specialisti per studiare la situazione", spiega Mauro Tonolla, responsabile del gruppo di lavoro ticinese, collaboratore dell'Istituto cantonale di microbiologia e docente all'Università di Ginevra. "Abbiamo assoluto bisogno della cooperazione della Lombardia per conoscere la reale diffusione della zanzara nella regione", aggiunge.

"Se inizialmente era presente in Ticino solo in modo puntuale ed era facile da eliminare, nel 2007 ci siamo infatti resi conto che questa zanzara si era insediata stabilmente a ridosso della frontiera, in provincia di Como", spiega la sua collega Eleonora Flacio. La sorveglianza preventiva, basata sulla cattura tramite trappole e sull'eliminazione sistematica dei focolai, diventava insufficiente senza un intervento da parte delle autorità comasche. "Mentre nel comune di Maslianico (CO) si sono mostrati collaborativi, dal capoluogo provinciale non hanno invece finora mai risposto alle nostre sollecitazioni", continua la biologa.

In Italia la problematica viene attualmente seguita in modo differenziato a seconda dei comuni. In alcuni di essi sono state adottate ordinanze che prevedono dettagliate misure di lotta, altrove si temporeggia. Camilla Dotti, dell'Ufficio stampa del comune di Como, afferma di non essere al corrente di provvedimenti specifici attuati di recente dalla municipalità. "C'è un'ordinanza firmata nel 2006 e stiamo verificando se tecnicamente sia necessario elaborarne una nuova o se quella sia tuttora in vigore".

I sindaci della provincia, spiega, sono comunque stati informati dall'Azienda sanitaria locale (ASL) - tramite una nota del 21 marzo - dei pericoli che la diffusione della zanzara può comportare e delle disposizioni da adottare. Il documento chiede per esempio di evitare il deposito di contenitori nei quali possa raccogliersi acqua e incita a pulire e trattare i tombini. Informa inoltre che "per i comuni di confine con la Svizzera è in atto una particolare attenzione con lotta integrata alle infestazioni da zanzara tigre (...). L'ASL si riserva quindi di inviare ulteriori informazioni che dovessero scaturire da interazioni con gli organi competenti del confinante Canton Ticino".

I dati più recenti mostrano che dalla metà degli anni Novanta, e dalle prime segnalazioni di questo insetto, la situazione nella Penisola non ha fatto che peggiorare. "La zanzara tigre è sempre più diffusa e quest'anno è presente a Milano da inizio maggio", rileva il professor Luciano Süss, dell'Istituto di entomologia agraria dell'Università degli studi di Milano. Nel capoluogo lombardo "è stata pubblicata un'ordinanza che fornisce disposizioni ai privati per gli interventi di competenza", aggiunge. In particolare "vengono trattate le caditoie stradali e il verde pubblico". "Il problema è che esistono miriadi di focolai larvali, per lo più ingestibili dall'ente pubblico", conclude.

La regione d'Italia più attiva nella lotta a questa zanzara sembra essere l'Emilia Romagna. "A differenza della Lombardia ha istituito da tempo un gruppo di lavoro simile al nostro con il quale collaboriamo regolarmente", sottolinea Eleonora Flacio. È stata l'epidemia di chikungunya verificatasi nel 2007 nel Ravennate, che ha colpito quasi 300 persone, a spingere le autorità locali ad intervenire in modo più deciso. "Non va però dimenticato che da loro il numero di questi insetti è superiore a quello registrato da noi", aggiunge la biologa.

"Possiamo affermare che in Ticino la situazione è stabile e siamo sempre riusciti a intervenire con successo", spiega la specialista. "L'unica eccezione è costituita dal Mendrisiotto, in particolare la zona di Vacallo, dove gli sforzi sono volti a controllare la densità delle zanzare". Va comunque rilevato che attualmente non sussiste un pericolo generalizzato per la popolazione: il loro numero continua ad essere al di sotto del limite che comporta un eventuale rischio epidemiologico. "Con il nostro intervento intendiamo più che altro migliorare la qualità della vita della gente, "che in alcune ore della giornata può difficilmente stare tranquillamente in giardino senza essere punta", spiega ancora la Flacio.

Una delle caratteristiche principali della "tigre" è la sua capacità di viaggiare clandestinamente. Sebbene non sia in grado di volare molto lontano - al massimo qualche centinaio di metri - il suo modo di vita la porta ad essere spesso trasportata da camion o automobili all'insaputa del conducente. Non per niente è giunta in Europa assieme a un carico di copertoni e il primo ritrovamento in Ticino è avvenuto in un'area di servizio autostradale, quella di Coldrerio.

Ciò lascia presupporre che prima o poi possa riuscire a varcare le Alpi, anche se per ora non ci sono prove in questo senso. "Non abbiamo informazioni di presenza della zanzara a nord, conferma Yves Gonseth, del Centro svizzero di cartografia della fauna di Neuchâtel, anche se per quanto riguarda la temperatura potrebbe senz'altro vivere in aree urbane come quella di Ginevra, che oltretutto confina con una regione in cui l'insetto è ben presente. "Bisogna tuttavia precisare", continua Gonseth, "che non esiste una sorveglianza specifica di questa zanzara a nord delle Alpi lungo le principali vie di transito". Il ritrovamento nel 2007 di una specie affine - Aedes japonicus japonicus - nel canton Argovia ha però fatto suonare il campanello d'allarme.

"Sono state avviate discussioni per la creazione di un gruppo di lavoro a livello nazionale", conferma Gonseth, "e ciò per evitare di trovarsi impreparati". La questione, come spesso accade, ruota attorno al finanziamento della struttura. Per quanto riguarda il gruppo di lavoro ticinese, pioniere in questo campo, esso dispone di un budget di 170 mila franchi annui, coperto dal Cantone e dalla Confederazione, tramite l'Ufficio federale dell'ambiente. La sua strategia di intervento è basata su dati scientifici raccolti da una rete di ricercatori. Del suo comitato fanno parte anche il medico e il veterinario cantonali. I singoli interventi sono effettuati in stretta collaborazione con i comuni, che forniscono un sostegno in materia di sorveglianza, trattamento e informazione.
 

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