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TICINOGioco d'azzardo, dipendenza meno frequente in Ticino che nel resto della Svizzera

10.08.10 - 12:00
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Gioco d'azzardo, dipendenza meno frequente in Ticino che nel resto della Svizzera

LOSANNA - In Svizzera il gioco d'azzardo è praticato occasionalmente da un giovane su tre e frequentemente da uno su dieci. Questo comportamento, associato ad una maggiore tendenza al consumo di alcol e tabacco, in Ticino è meno frequente, indica uno studio realizzato a Losanna. Gli specialisti sono preoccupati dall'esplosione dell'offerta di giochi, in particolare su internet, ma anche dalla moda del poker.

Secondo lo studio condotto al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) e all'università di Losanna, pubblicato sulla rivista "Swiss Medical Weekly", il 13,5% dei giovani tra i 15 e i 24 anni gioca almeno una volta alla settimana e il 34,8% lo ha fatto tra una e 51 volte nel corso di un anno.

L'équipe di ricercatori guidata da Joan-Carles Surís - responsabile dell'Unità multidisciplinare sulla salute degli adolescenti all'Istituto di medicina sociale e preventiva - ha analizzato le risposte fornite da 1116 giovani nell'ambito dell'Indagine sulla salute in Svizzera realizzata nel 2007.

Lo studio ha permesso per la prima volta di conoscere la frequenza del gioco d'azzardo nei giovani residenti in Svizzera: un dato essenziale se si considera che il gioco frequente può costituire uno stadio preliminare dell'addizione, termine con cui si prendono in conto sia i modi di consumo delle droghe legali e illegali, sia i comportamenti che potenzialmente possono portare a forme di dipendenza (dal gioco a internet passando per il telefonino).

Il questionario sottoposto al campione di giovani evocava 16 diversi tipi di gioco d'azzardo, lotterie, casinò, scommesse sportive, carte "gratta e vinci", giochi illegali, poker e giochi su internet. Vi si trovavano anche domande relative al consumo di alcol, tabacco, canapa, altre droghe illegali nonché alla salute mentale e all'ambiente sociale.

Lo studio vodese rivela che vi sono sensibili differenze regionali. I romandi guidano la graduatoria: ad ovest della Sarine solo il 40% dei giovani non gioca, contro il 53% nella Svizzera tedesca e l'80% in Ticino. I francofoni sono pure ai vertici della classifica dei "giocatori frequenti" (15%, contro 13% nella Svizzera tedesca e 10% in Ticino) e "occasionali" (45%/33%/10%).

I ricercatori propongono quale spiegazione la più grande frequenza di casinò in Romandia. Più in generale puntano il dito contro la crescita dell'offerta di giochi d'azzardo, in particolare sul web, nonché contro la moda del poker.

Lo studio ha pure messo in evidenza un'associazione tra gioco e tabagismo, il consumo di canapa e il cosiddetto "binge drinking" ovvero bere grandi quantità di alcol in un breve periodo di tempo. Questi comportamenti sono riscontrati maggiormente nei "giocatori frequenti", tra cui il 34% fuma sigarette tutti i giorni (12% tra chi non gioca), il 13% consuma cannabis (5% tra chi non gioca) e il 29% passa al "binge drinking" (17%). Chi gioca spesso consuma anche più frequentemente droghe illegali diverse dalla canapa.

Per Surís lo studio fornisce dunque elementi importanti in termini di salute pubblica: "nel depistaggio di comportamenti a rischio tra gli adolescenti va incluso il gioco", dice all'ATS.

In modo analogo si sono del resto espresse recentemente tutte e tre le commissioni nazionali che si occupano della questione delle dipendenze, per cui la prevenzione non può limitarsi a determinate sostanze, ma l'attenzione va rivolta a tutti i comportamenti a rischio. Il documento "Sfida alle dipendenze", trasmesso in giugno all'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e salito alla ribalta della cronaca la scorsa settimana, sottolinea anche che le strategie di lotta all'addizione devono puntare all'individuo e al contesto in cui vive.

E anche su questi aspetti vi è convergenza con la ricerca losannese e altri studi pubblicati precedentemente. Con la frequenza del gioco aumentano anche i problemi di depressione e di fragilità psicologica, indica la pubblicazione di Surís e dei suoi collaboratori.

Ats

Foto Ti-Press Gabriele Putzu

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