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TICINODivorzi? Tirerai la cinghia!

15.03.10 - 08:19
Sono i nuovi poveri del terzo millennio. Uomini e donne che, dopo la fine di un rapporto, si ritrovano sull'orlo del baratro finanziario. Anche a causa di leggi lacunose.
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Divorzi? Tirerai la cinghia!
Sono i nuovi poveri del terzo millennio. Uomini e donne che, dopo la fine di un rapporto, si ritrovano sull'orlo del baratro finanziario. Anche a causa di leggi lacunose.

LUGANO –  Tre storie di divorzio, con un sottile filo che le accomuna. Dopo la fine dell’amore, il baratro finanziario. Sono i divorziati i nuovi poveri del terzo millennio. I padri con reddito medio-basso che devono versare gli alimenti a moglie e figli. Ma anche le madri sposate con uomini che percepiscono un reddito basso. E che, di conseguenza, gli alimenti non li ricevono o li ricevono in forma ridotta. A complicare il tutto ci sono cifre di riferimento per il versamento degli alimenti calcolate su scala nazionale e dunque penalizzanti per il Ticino. Un aspetto da non sottovalutare: gli ultimi dati parlano di oltre 800 divorzi all’anno e di una quarantina di separazioni in tutto il cantone. Il Ticino è sempre più terra di divorzi. E di conseguente di povertà.      

La storia di Diego - Diego, imprenditore cinquantenne del mendrisiotto e padre di due figli ora maggiorenni, è stato sposato per circa vent’anni. Dopo un lungo periodo di difficoltà ha deciso di separarsi. “L’iter di separazione – dice – è durato due anni. Ora ci stiamo avviando alla definizione del divorzio”. Diego ha uno stipendio medio-alto. Eppure ogni mese deve fare molta attenzione alle spese superflue. Anche perché il suo matrimonio è considerato di lunga durata. E in questi casi l’ex marito ha maggiori doveri nei confronti dell’ex moglie. “Più della metà di quanto guadagno – osserva – serve a mantenere i miei due figli e per gli alimenti dell’ex moglie. E ciò nonostante lei lavori e guadagni bene”. Per Diego non è l’unico disagio. “Essendo tornato single – sottolinea – nel mio caso in più ci sono le tasse che ti ammazzano. Sugli assegni per i figli maggiorenni, che verso ogni mese, per esempio, sono comunque tassato. Io mantengo i figli e la mia ex moglie. E lei su questi soldi può beneficiare delle deduzioni. È assurdo, ma è così”

La storia di Anna - Anna, 43enne di Bellinzona con due bambine (di 10 e 8 anni) a carico, è stata sposata per otto anni. Di recente ha deciso di separarsi da suo marito, un muratore di 48 anni. “Siamo all’inizio dell’iter di separazione – spiega – e sono molto preoccupata. Mio marito guadagna troppo poco per garantirci gli alimenti”. Anna lavora. Fa le pulizie presso dei privati. “Ma i soldi non bastano mai – ammette –. Io riesco a tirare assieme poco più di duemila franchi al mese. Ovviamente nel resto del tempo devo badare alla casa e alle bimbe. Non so cosa mi aspetterà. Ora stiamo vedendo a livello di avvocati”. A trasmettere inquietudine ad Anna sono soprattutto le testimonianze di donne che sono già passate da situazioni simili: “Tutte mi hanno detto che dovrò abituarmi a tirare la cinghia”. 

La storia di Claudio - Ha due figli, di 15 e 10 anni, avuti da due diversi matrimoni. Ha due divorzi alle spalle (l’ultimo datato 2003) e parecchi debiti. Da qualche tempo è pure disoccupato. Per Claudio, 40enne di Lugano, è un momentaccio. Attualmente vive con circa duemila franchi al mese. Ottocento glieli trattiene la disoccupazione. “È la quota che mensilmente verso ai miei figli – confessa –. Di più non riesco. Sono con l’acqua alla gola”. Claudio non è uno che si sottrae alle sue responsabilità di padre e di ex marito. “Solo che spesso davanti ai giudici – rivela – mi è sembrato di non essere preso in considerazione. Ho avuto la sensazione che le mie argomentazioni non contassero. È giusto tutelare i figli e le madri. Ma anche i padri meritano rispetto”. Claudio in questo momento non riesce a pagarsi nemmeno la cassa malati. A livello sanitario è completamente scoperto. “Ho mille spese – ammette – e non posso concedermi piaceri personali. Sono stato costretto a rinunciare anche all’abbonamento in palestra e alla macchina. I giudici, quando hanno stabilito quanto dovevo versare in alimenti, hanno detto che si trattava di lussi di cui una persona non ha bisogno” Il doppio divorzio ha creato parecchi imbarazzi a Claudio. “Quando ancora lavoravo – conferma – i giudici hanno inviato una lettera al mio capo in cui chiedeva di trattenere gli alimenti dalla mia busta paga. C’era bisogno di umiliarmi così?” Oggi Claudio cerca proprio un nuovo lavoro per rialzare la testa. “Qualsiasi cosa  va bene – sospira –. Basta che io possa uscire da questa situazione”. 

“Sì, sono i divorziati i nuovi poveri del terzo millennio”

“Sì, purtroppo è così: i divorziati sono i nuovi poveri del terzo millennio. A confermarlo, cifre alla mano, sono gli avvocati Igor Bernasconi e Alberto Forni. “Si tende spesso a dire che sono i maschi a essere penalizzati - dice Bernasconi -. Ma vi assicuro che esistono anche molte madri che dopo il divorzio fanno fatica a campare. Dipende dalle singole situazioni”.

I calcoli - La legge a certe condizioni prevede che una donna non è obbligata a tornare a lavorare al 100% fino a quando il figlio più piccolo non ha compiuto 16 anni. Da qui le sofferenze finanziarie per molti padri reduci da un divorzio. È il tribunale a calcolare quanto il marito deve versare alla ex moglie durante la procedura di separazione e dopo la sentenza di divorzio. Nella prima fase si sommano i redditi di entrambi i coniugi. Poi sono calcolati i fabbisogni del marito, della moglie e dei figli. Ognuno, dunque, riceve una quota per le proprie spese personali. Anche per i figli che, nel 95% dei casi, stanno con la madre. Ciò che resta va diviso per due. “Significa - aggiunge Bernasconi - che se una coppia ha un figlio e il padre guadagna 9000 franchi al mese, per lui ne potrebbero restare circa 3500”. “Il resto – aggiunge Forni, autore del sito http://www.divorzio.ch/ - va a moglie e figlio. Dopo la sentenza di divorzio si verificano diverse varianti. In ogni caso l’importo mensile che un marito deve versare alla famiglia non aumenta, ma è destinato semmai a diminuire e a essere di regola nel tempo soppresso”.

Le tabelle di Zurigo - Il problema è che le cifre per gli alimenti a favore dei figli sono calcolate in base alle cosiddette ‘tabelle di Zurigo’. “Si tratta di cifre di riferimento realizzate su scala nazionale - spiega Forni -. Ma la realtà economica in Ticino non è la stessa di altri cantoni in Svizzera tedesca”. Nei casi in cui il marito ha uno stipendio medio spesso è proprio quest’ultimo a essere maggiormente penalizzato finanziariamente dal divorzio. “Ma nelle situazioni in cui il marito ha uno stipendio basso - riprende Bernasconi - le autorità non possono privarlo del suo fabbisogno, cioè della cifra minima di cui ha bisogno per vivere. Così è la donna a subire maggiormente le conseguenze finanziarie del divorzio”.

Patrick Mancini


 

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