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TICINOSoldi pubblici per promuovere le banche ticinesi in Italia, è polemica

19.10.09 - 15:39
600mila franchi stanziati dal Governo. Manuele Bertoli: "Il finanziamento pubblico lo ritengo molto discutibile". La risposta del Dipartimento delle finanze: "Finanziamento che rientra nel più ampio progetto di rilancio di tutti i settori dell'economia ticinese"
Archivio Keystone
Soldi pubblici per promuovere le banche ticinesi in Italia, è polemica
600mila franchi stanziati dal Governo. Manuele Bertoli: "Il finanziamento pubblico lo ritengo molto discutibile". La risposta del Dipartimento delle finanze: "Finanziamento che rientra nel più ampio progetto di rilancio di tutti i settori dell'economia ticinese"

BELLINZONA - "Lo comprendo. La piazza finanziaria è importante in termini occupazionali, ma il finanziamento pubblico in favore delle banche per farsi pubblicità in Italia lo ritengo molto discutibile".

Manuele Bertoli, presidente del Partito Socialista è perplesso sul finanziamento del Consiglio di Stato del Cantone Ticino in favore della campagna di stampa sui giornali italiani per spiegare che il "segreto bancario in Svizzera esiste ancora".

"Il finanziamento rientra nel più ampio progetto di rilancio di tutti i settori dell'economia ticinese incluso nel pacchetto anti-crisi e vista l'importanza che ricopre la piazza finanziaria, il Governo ha deciso di stanziare dei fondi da destinare alla promozione del settore".

Dal Dipartimento delle Finanze e dell'Economia cantonale viene confermato l'aiuto pubblico alle banche. "Non mi sembra ne abbiano bisogno" ha risposto un Bertoli non per nulla convinto della necessità di stanziare fondi in aiuto di "chi soldi ne ha già".

Sono 600mila i franchi stanziati dal Cantone destinati agli istituti ticinesi per promuovere l'immagine di un settore, quello bancario svizzero, offuscato dalle politiche internazionali dell'Ocse e del G20 volte a sancire la parola fine al segreto bancario.

Oggi in Italia il Corriere della Sera torna sull'argomento, mettendo in evidenza lo scritto giunto a Berna da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che rende ancora più teso il rapporto tra i due Stati.

Come si legge sul sito del giornale milanese, la Svizzera, nel 2003 "piuttosto che indebolire il segreto bancario accettando lo scambio di informazioni con i Paesi europei, scelse (come Austria e Lussemburgo) di applicare una imposta del 20% sui redditi dei non residenti, retrocedendo il gettito ai Paesi di origine degli investitori. Tremonti, però, accusa l'aggiramento dell'euroritenuta "con pratiche elusive" e si rivolge alla Confederazione. Infatti, a quanto pare, per aggirare l'euroritenuta, basta intestare i capitali a una società non europea. "In Svizzera ci sono più società panamensi che a Panama", ripete spesso Tremonti. 

Intanto, lo scudo sta facendo male. "Da ottobre c'è stata un'impennata delle richieste di rimpatrio" ha dichiarato il direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese, Franco Citterio accusando la stampa internazionale di disinformazione. La Svizzera, infatti, non è più sulla lista nera dell'Ocse.

Ora, i banchieri in Ticino, sperano che la campagna pubblicitaria sui quotidiani della penisola riesca ad evitare l'irreparabile.

p.d'a.

Foto d'apertura: Archivio Keystone

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