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PARDO 2009Summer Wars, un’emozionante guerra d’estate

12.08.09 - 16:36
Il primo film d'animazione presente al concorso internazionale ha saputo emozionare, ma anche dividere la critica
Mamoru Hosoda%2C Keystone Martial Trezzini
Summer Wars, un’emozionante guerra d’estate
Il primo film d'animazione presente al concorso internazionale ha saputo emozionare, ma anche dividere la critica

LOCARNO - A scanso d’equivoci è forse meglio chiarire subito che l’espressione di giubilo è rivolta al film d’animazione del regista Mamoru Hosoda, in concorso oggi al Festival del Film di Locarno. Il 42enne giapponese è riuscito nell’intento di miscelare il mondo reale e quello virtuale all’interno di una forma d’arte, parliamo dell’animazione, che di per se ha poco di reale. Una storia accattivante e dei personaggi che, anche se dotati di colori, forme e movenze tipiche dei disegni animati, riescono nei momenti salienti a trasmettere le emozioni della vita reale.

Hosoda è riuscito a rendere molto reale e molto virtuale i due mondi all’interno dei quali si sviluppa la storia del suo film. “Era molto importante riuscire a differenziare in modo chiaro i due mondi” ha spiegato Yukihiro Masumoto, responsabile dei disegni del mondo reale. Una necessità che è stata raggiunta affidando a due diversi responsabili l’ideazione e la realizzazione dei due mondi. “Volevamo raccontare la storia di una famiglia molto ordinaria composta da 30 persone molto differenti tra loro”, ha spiegato in conferenza stampa il regista sottolineando l’importanza di delineare al meglio ognuno di loro.

Il racconto sullo schermo conquista lo spettatore che, catturato dalla bellezza delle immagini e dalla sequenza degli eventi, deve concentrarsi per non farsi distrarre dai temi centrali del film: la famiglia (e i legami che legano persone tra loro molto differenti) e il ruolo del mondo virtuale nella società reale. Quest’ultimo in particolare è il fulcro della storia ed appare come pretesto per sottolineare l’importanza della famiglia.

Usciti dalla sala la capacità di coinvolgere emotivamente il proprio pubblico non ha però convinto tutti. Durante l’incontro con la stampa le domande poste su un’immagine classista e su una società dalla quale sembra trasparire una presenza, o un organizzazione, di stampo mafioso (al massimo della crisi la nonna a capo della famiglia riattiva dopo lungo tempo una serie di conoscenze d’alto rango per cercare di salvare sia la propria famiglia sia, di conseguenza, il mondo) Hosoda e Masumoto hanno risposto in modo evasivo. “Non volevamo dare un’immagine della società giapponese, attraverso il ragazzo volevamo dare un esempio della vita cittadina, mentre la famiglia rappresenta l’immagine della famiglia rurale tradizionale. Una realtà che forse non esiste più e che forse è il risultato di come la immagino io”, ha affermato Hosoda al quale ha fatto eco Masumoto: “piuttosto di mafia preferirei si parlasse dello spirito samurai di 400 anni fa. Nel ritrarre la nonna a capo della famiglia ho sfruttato i miei ricordi”.

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