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TICINO"Il futuro non è più quello di una volta"

22.08.08 - 16:41
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"Il futuro non è più quello di una volta"
BELLINZONA - Anche nella nostra piccola e vecchia Europa, che da sempre arriccia il naso all'edonismo a stelle e strisce, si sta insinuando, nelle nuove generazioni, una voglia, contagiosa, di rompere ogni limite, alla ricerca di un piacere che lacera definitivamente gli schemi della morale che si attiene ai costumi locali.

Gli esiti dell'inchiesta pubblicata oggi, evidenziano una gioventù votata al materialismo e all'abbandono degli ideali, che da sempre hanno contraddistinto le società dell'Europa. Un continente, il nostro, più introspettivo, ma che sembra sempre più in balia di fenomeni di euforia di massa e di spettacolarizzazione all’americana che stanno ponendo non pochi interrogativi.

E proprio per cercare di interpretare questo duplice fenomeno, in cui si assiste da una parte a una voglia di sballare a tutti i costi e dall'altra a una deriva materialistica, Pelin Kandemir, responsabile di Radix, l’ente che si occupa di promozione della salute e per la prevenzione delle dipendenze e vicepresidente del Partito Socialista cantonale, ritiene molto importante rivolgersi ai giovani attraverso modelli educativi basati sulla prevenzione, per quanto attiene al consumo di bevande alcoliche, mentre per quel che concerne la perdita di spirito di solidarietà da parte dei giovani, è del parere che la sinistra, ma non solo, debba trovare nuovi strumenti per capire le dinamiche di un presente sempre più frenetico.

Pelin Kandemir, parliamo di Botellon. A Bellinzona le adesioni fioccano, lei come interpreta questo fenomeno?

"Che ci sia comunque, al di là del fatto che lo chiamiamo botellon o meno, il fenomeno che vede ragazzi consumare alcolici comprati nelle stazioni di benzina per poi ritrovarsi in piazza, non ci sorprende. Sono infatti nuove modalità di consumo che conosciamo già. Nello specifico, il problema che si pone in queste manifestazioni spontanee di ritrovo, è la mancanza di una persona di riferimento che sia responsabile di far rispettare le leggi che tutelano i minorenni. Se si organizza una sagra di paese per esempio, è molto più facile controllare che ai minorenni non siano servite bevande alcoliche, perché c'è qualcuno che li controlla. E il botellon, potrebbe diventare un problema".

Il botellon quindi vi preoccupa...

"Più in generale, la questione che ci preoccupa da tempo e sulla quale insisto ancora una volta, è la modalità di consumo dei giovani. E' molto diversa rispetto a quella degli adulti. I giovani tendono a un consumo orientato allo sballo a tutti i costi. L'alcol diventa una sorta di sostanza stupefacente. E l'alcol quindi, non è più visto, come momento di piacere e di convivialità, ma soltanto usato come sostanza per sballare, per “essere fuori”. E questo 'esser fuori' è molto preoccupante".

Un divieto per il botellon? Come fare per arginare questi fenomeni sociali?

"Io direi che gli interventi più sensati sono quelli che mirano ad un equilibrio, sia dal punto di vista della prevenzione, sia di quello della repressione. Bisognerebbe riuscire a rendere disponibili, per i giovani, degli spazi più sani ed adeguati di socializzazione, dove siano chiari i limiti oltre i quali è bene non oltrepassare".

Cosa farà Radix il 20 settembre, data del botellon?

"Beh, faremo modo di essere presenti anche in Piazza del Sole, anche se essendo soltanto in cinque, dovremo organizzarci per coprire anche la concomitanza del Mercatino dell'uva di Mendrisio".


Passiamo ora all'inchiesta pubblicata oggi: Giovani materialisti, poco idealisti e tendenti sempre più a destra. Lei cosa ne pensa?

"E' indubbio che c'è un disagio di fondo nei ragazzi di oggi che preoccupa, indubbiamente. Mi ha colpito molto un ragazzo, ero in vacanza in Italia, che su un muro ha scritto: "Il futuro non è più quello di una volta". Una frase carica di significato che sintetizza la fine delle certezze che avevamo noi un tempo e la speranza di un futuro migliore. Oggi vigono sempre più forme di esistenze precarie che hanno come conseguenza la visione di una vita senza prospettive di miglioramento personale e collettivo. E se mi posso permettermi un'analogia, vorrei prendere come esempio le sostanze stupefacenti che si consumavano un tempo e quelle che si consumano ora. Una volta si faceva uso di sostanze rilassanti, che davano spazio all'introspezione e alla calma. Oggi invece, vi è sempre più uno spaventoso uso di sostanze stupefacenti "performanti", appunto per far fronte a una società che chiede sempre di più".

Che fare?

"In questa situazione di precarietà, vissuta già ormai dai nostri bambini, che fanno sempre più fatica a costruirsi un'identità forte che riesca ad affrontare questi cambiamenti così repentini, non dobbiamo abbatterci e rassegnarci. Dobbiamo trovare degli strumenti diversi per fare in modo che si abbiano a disposizione quelle risorse necessarie per affrontare il futuro".

BELLINZONA - Anche nella nostra piccola e vecchia Europa, che da sempre arriccia il naso all'edonismo a stelle e strisce, si sta insinuando, nelle nuove generazioni, una voglia, contagiosa, di rompere ogni limite, alla ricerca di un piacere che lacera definitivamente gli schemi della morale che si attiene ai costumi locali.

Gli esiti dell'inchiesta pubblicata oggi, evidenziano una gioventù votata al materialismo e all'abbandono degli ideali, che da sempre hanno contraddistinto le società dell'Europa. Un continente, il nostro, più introspettivo, ma che sembra sempre più in balia di fenomeni di euforia di massa e di spettacolarizzazione all’americana che stanno ponendo non pochi interrogativi.

E proprio per cercare di interpretare questo duplice fenomeno, in cui si assiste da una parte a una voglia di sballare a tutti i costi e dall'altra a una deriva materialistica, Pelin Kandemir, responsabile di Radix, l’ente che si occupa di promozione della salute e per la prevenzione delle dipendenze e vicepresidente del Partito Socialista cantonale, ritiene molto importante rivolgersi ai giovani attraverso modelli educativi basati sulla prevenzione, per quanto attiene al consumo di bevande alcoliche, mentre per quel che concerne la perdita di spirito di solidarietà da parte dei giovani, è del parere che la sinistra, ma non solo, debba trovare nuovi strumenti per capire le dinamiche di un presente sempre più frenetico.

Pelin Kandemir, parliamo di Botellon. A Bellinzona le adesioni fioccano, lei come interpreta questo fenomeno?

"Che ci sia comunque, al di là del fatto che lo chiamiamo botellon o meno, il fenomeno che vede ragazzi consumare alcolici comprati nelle stazioni di benzina per poi ritrovarsi in piazza, non ci sorprende. Sono infatti nuove modalità di consumo che conosciamo già. Nello specifico, il problema che si pone in queste manifestazioni spontanee di ritrovo, è la mancanza di una persona di riferimento che sia responsabile di far rispettare le leggi che tutelano i minorenni. Se si organizza una sagra di paese per esempio, è molto più facile controllare che ai minorenni non siano servite bevande alcoliche, perché c'è qualcuno che li controlla. E il botellon, potrebbe diventare un problema".

Il botellon quindi vi preoccupa...

"Più in generale, la questione che ci preoccupa da tempo e sulla quale insisto ancora una volta, è la modalità di consumo dei giovani. E' molto diversa rispetto a quella degli adulti. I giovani tendono a un consumo orientato allo sballo a tutti i costi. L'alcol diventa una sorta di sostanza stupefacente. E l'alcol quindi, non è più visto, come momento di piacere e di convivialità, ma soltanto usato come sostanza per sballare, per “essere fuori”. E questo 'esser fuori' è molto preoccupante".

Un divieto per il botellon? Come fare per arginare questi fenomeni sociali?

"Io direi che gli interventi più sensati sono quelli che mirano ad un equilibrio, sia dal punto di vista della prevenzione, sia di quello della repressione. Bisognerebbe riuscire a rendere disponibili, per i giovani, degli spazi più sani ed adeguati di socializzazione, dove siano chiari i limiti oltre i quali è bene non oltrepassare".

Cosa farà Radix il 20 settembre, data del botellon?

"Beh, faremo modo di essere presenti anche in Piazza del Sole, anche se essendo soltanto in cinque, dovremo organizzarci per coprire anche la concomitanza del Mercatino dell'uva di Mendrisio".


Passiamo ora all'inchiesta pubblicata oggi: Giovani materialisti, poco idealisti e tendenti sempre più a destra. Lei cosa ne pensa?

"E' indubbio che c'è un disagio di fondo nei ragazzi di oggi che preoccupa, indubbiamente. Mi ha colpito molto un ragazzo, ero in vacanza in Italia, che su un muro ha scritto: "Il futuro non è più quello di una volta". Una frase carica di significato che sintetizza la fine delle certezze che avevamo noi un tempo e la speranza di un futuro migliore. Oggi vigono sempre più forme di esistenze precarie che hanno come conseguenza la visione di una vita senza prospettive di miglioramento personale e collettivo. E se mi posso permettermi un'analogia, vorrei prendere come esempio le sostanze stupefacenti che si consumavano un tempo e quelle che si consumano ora. Una volta si faceva uso di sostanze rilassanti, che davano spazio all'introspezione e alla calma. Oggi invece, vi è sempre più uno spaventoso uso di sostanze stupefacenti "performanti", appunto per far fronte a una società che chiede sempre di più".

Che fare?

"In questa situazione di precarietà, vissuta già ormai dai nostri bambini, che fanno sempre più fatica a costruirsi un'identità forte che riesca ad affrontare questi cambiamenti così repentini, non dobbiamo abbatterci e rassegnarci. Dobbiamo trovare degli strumenti diversi per fare in modo che si abbiano a disposizione quelle risorse necessarie per affrontare il futuro".

p.d'a.

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