Con Cassis in Consiglio federale, per la Svizzera italiana cambierà qualcosa? Le considerazioni di Oscar Mazzoleni
BERNA - «Per la Svizzera italiana e il Ticino, si apre una finestra di opportunità. Sarà però necessario capire quanto queste opportunità siano concrete». Così commenta Oscar Mazzoleni, politologo dell’Università di Losanna, l’elezione di Ignazio Cassis in Consiglio federale. Un’elezione che, dopo diciotto anni, riporta un politico ticinese nella cosiddetta stanza dei bottoni. E che per molti, al sud delle Alpi, sembra promettere una maggiore considerazione della Svizzera italiana da parte del Governo federale.
Ci troviamo effettivamente davanti a un cambiamento?
«Penso che per ora la questione sia molto aperta. Dipende tutto da diversi fattori. Innanzitutto dal dipartimento che sarà attribuito al signor Cassis, che potrà avere implicazioni in chiave regionale. E poi anche dal margine di manovra che il neoeletto consigliere federale avrà all’interno del Governo, perché - e bisogna ricordarlo - lui è uno di sette: farà parte di un Governo collegiale, in cui dovrà fare i conti con maggioranze che forse non sempre gli saranno favorevoli, oltre che con un ruolo assai importante dell’amministrazione federale».
Ritiene che Cassis potrà portare a Berna una maggiore sensibilità su temi ticinesi?
«L’opportunità c’è, ma - considerando i fattori elencati prima - bisognerà vedere quanto potrà trasmettere questa sensibilità, in particolare su temi transfrontalieri che potrebbero magari essere trattati diversamente da come è stato fatto sinora».
Quella di Cassis è stata un’elezione rapida. Era dunque il candidato ideale?
«Sono molti i fattori che hanno giocato a suo favore. Cassis poteva contare su una forte rete a Berna, che lo favoriva rispetto a un candidato come Pierre Maudet. E anche nel suo ruolo di capogruppo in Parlamento aveva già mostrato capacità di mediazione: in un Governo collegiale bisogna essere disponibili a integrarsi e accettarne le regole. Poi c’è stato il chiaro sostegno di un partito di peso come l’UDC. Gli altri candidati hanno invece avuto il sostegno esplicito di partiti più piccoli».
E cosa ne pensa della scelta del PLRT di proporre un solo candidato?
«Si tratta di una scelta che all’inizio era stata in parte criticata, ma che, con il senno di poi, ha certamente favorito l’elezione di Cassis. La corsa a tre (un ticinese e due romandi, ndr) ha diviso i romandi, indebolendo le loro candidature».
Lei, personalmente, si immaginava che sarebbe stato eletto?
«Nei giorni precedenti, gli davo il 50% delle possibilità; l’altro 50% se lo giocavano insieme gli altri due candidati».