Parmelin e il Ddps ci starebbero pensando, facendoli passare nel budget dell'esercito. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito: «Pronti per rimetterci al lavoro».
BERNA - Il fallimentare affaire Gripen era costato caro – in termini di popolarità – a Ueli Maurer e così, il suo successore, vuole fare il possibile per evitare di essere sconfessato dalla stessa popolazione. Stando a quanto indicato dalla Nzz am Sonntag, infatti, il Consigliere federale e il suo Dipartimento potrebbero scegliere di evitare di chiamare gli svizzeri a pronunciarsi sull'acquisto dei nuovi caccia dell'esercito.
Come? Fra le possibili modalità per rinnovare il sempre più ristretto parco-aerei della Confederazione una proposta presentata questo martedì a Berna da una commissione ad hoc che non mancherà di fare discutere: ascrivere la spesa per i nuovi caccia all'interno del budget dell'esercito. In questo modo non starebbe al popolo approvare (o meno) il credito. Un'idea che, scrive il domenicale, risulta parecchio controversa e che richiederebbe di rivedere il bilancio suddetto (si parla di almeno 5 miliardi di franchi).
Il Dipartimento della difesa (Ddps), sollecitato, non vuole commentare questa eventualità: «La modalità di finanziamento degli aerei da battaglia è ancora aperta», ha confermato la portavoce Karin Suini. Se, tuttavia, Parmelin e il Ddps decidessero per intraprendere questa strada l'unico modo per evitarne l'acquisizione sarebbe quello di un'iniziativa popolare. Per farlo sarebbero necessarie ben 100'000 firme e una maggioranza alle urne.
Un'eventualità amara, conferma il segretario del Gruppo per una Svizzera senza esecito (Gsse) che si è detto deluso due volte non solo per il fatto che la Confederazione ignori il no già espresso dal popolo svizzero ma anche che, per farlo, utilizzi questi mezzi: «In ogni caso siamo pronti a rimetterci al lavoro».
Un precedente simile risale al 1992 per l'acquisto degli F/A-18, il Gsse era riuscito a finalizzare l'iniziativa che era poi stata respinta alle urne.