Il popolo ha ora l'ultima parola? E cosa succede se dovesse dire di no?
BERNA - Il Consiglio nazionale ha approvato - con 101 voti contro 91 e 4 astensioni - le proposte della Conferenza di conciliazione in merito al progetto Previdenza per la vecchiaia 2020. La riforma ha dunque superato lo scoglio della maggioranza qualificata necessaria per sciogliere il freno alla spese (erano necessari almeno 101 "sì"). In precedenza, il Consiglio degli Stati aveva sostenuto il progetto con con 27 voti contro 17. Il dossier è quindi pronto per le votazioni finali. Ora toccherà al popolo esprimersi il prossimo 24 settembre.
Ecco cosa cambia e cosa c'è da sapere.
Il Parlamento ha dibattuto sulla riforma per quasi tre anni. Qual’è la soluzione che è riuscita a mettere tutti d’accordo?
L’età della pensione sarà più flessibile, le donne lavoreranno fino a 65 anni. Il tasso di conversione nella previdenza sarà ridotto dal 6,8 al 6%, ci saranno quindi meno soldi per la previdenza professionale. I nuovi pensionati riceveranno 70 franchi in più al mese. L’imposta sul valore aggiunto aumenterà dello 0,6%.
Quali sono stati i voti determinanti?
Oltre al PS e al PPD - come annunciato ieri - anche i Verdi Liberali si sono espressi a favore della riforma. Questo, sommato ai voti dei due Consiglieri nazionali della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri e Roberta Pantani, ha permesso di superare la quota necessaria di 101 voti.
È certo che sarà il popolo ad avere l’ultima parola?
Si. La votazione sul finanziamento dell’AVS si è già tenuta lo scorso 24 settembre. E siccome la riforma richiederà una modifica nella Costituzione, i contrari non avranno necessità di lanciare alcun referendum. Per permettere alla riforma di entrare in vigore, infatti, popolazione e Cantoni dovranno esprimersi a suo favore. Se non ci sarà la doppia maggioranza, fallirà la riforma.
Quando entrerà in vigore la riforma dell’AVS?
Se il Popolo e i Cantoni l’approveranno, la riforma partirà il primo gennaio 2018. Da quella data l’età pensionabile per la donna verrà gradualmente aumentata - 4 mesi all’anno fino al 2021 - per raggiungere la quota di 65 anni. L’IVA subirà un aumento dello 0.3% nel 2018 e nel 2021. L’aggiustamento del tasso di conversione dal 6.8 al 6.0 è previsto per il 2019.
E se la riforma dovesse venire bocciata alle urne?
A quel punto bisognerà trovare un piano B. I borghesi vogliono scindere le due questioni per sanare individualmente sia AVS che la cassa pensioni. Una cosa è sicura: qualcosa dovrà essere fatto. In caso contrario i modelli di calcolo del Governo prevedono la bancarotta dell’AVS entro il 2030.