Marco Romano interroga il Consiglio federale: «Non è possibile escludere un potenziale pericolo anche la sicurezza interna svizzera»
BERNA - Da ricerche svolte di recente da alcuni media nazionali è emerso che fin dal 2010 alcune moschee e centri culturali islamici in Svizzera hanno invitato, e continuano a farlo, predicatori wahaabiti–salafiti provenienti dal Kuwait, dall’Arabia Saudita, dal Kosovo, dalla Macedonia, dall’Albania e dal Qatar. «Questi imam - come sottolinea Marco Romano in un'interrogazione al Consiglio federale - esprimono nei sermoni una visione radicale dell’islam, quindi fondamentalista, che profetizza odio, violenza, minaccia e intolleranza».
Il salafismo, dottrina islamista che vuole riportare l’islam al 13° secolo, teorizza la creazione dello Stato islamico e l’adozione della Sharia in tutto il mondo. «Questi soggetti - prosegue Romano - sono conosciuti a livello internazionale per il loro estremismo, tanto è vero che sono stati oggetto, e lo sono ancora oggi, di inchieste giudiziarie e di arresti. Per alcuni di loro è pendente un divieto di accesso nei Paesi nei quali sono stati sotto inchiesta o condannati; ad esempio in Belgio, in Italia e in Francia». Per il Consigliere nazionale PPD/TI, di conseguenza, non è possibile escludere un potenziale pericolo anche la sicurezza interna svizzera.
Al Consiglio federale Romano pone le seguenti domande:
7. L’autorità di rilascio tiene in considerazione l’eventuale esistenza di divieti di accesso in altri Paesi? Sono stati rilasciati permessi a persone con divieto di entrata in Paesi dell’Unione europea?
8. Alla luce degli sviluppi internazionali, il Consiglio federale ha stabilito, o è pronto a farlo, condizioni più restrittive per il rilascio di permessi?