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BERNAL'elezione del Consiglio nazionale ad estrazione

11.10.15 - 14:39
Invece di eleggere i componenti del Consiglio nazionale, un'iniziativa popolare chiede di estrarli a sorte. "Oramai non rappresentano più il paese"
L'elezione del Consiglio nazionale ad estrazione
Invece di eleggere i componenti del Consiglio nazionale, un'iniziativa popolare chiede di estrarli a sorte. "Oramai non rappresentano più il paese"

BERNA - Estrarre a sorte i membri del Consiglio nazionale, invece che eleggerli: è quanto propone un'iniziativa popolare che sarà lanciata il prossimo aprile. Un progetto radicale e giudicato - a seconda dei punti di vista - innovativo o anti-democratico.

"Il tempo trascorso a fare campagna elettorale è tempo non passato ad operare per il paese", afferma l'attivista politica Charly Pache, all'origine dell'iniziativa. "E il Consiglio nazionale non è più rappresentativo della popolazione: i parlamentari sono soprattutto uomini sulla cinquantina, che hanno studiato giurisprudenza o economia e sono graduati dell'esercito".

Secondo Pache nell'attuale sistema politico svizzero i votanti non hanno una vera scelta. I candidati si trovano su una lista già predisposta e allestita dai partiti. Le persone che non dispongono dei necessari mezzi finanziari o a cui non aggrada una carriera in una formazione politica non hanno alcuna chance.

Un approccio basato sull'estrazione a sorte permetterebbe di superare questi difetti. Ogni cittadino avrebbe la stessa possibilità di ottenere un seggio: i baciati dalla fortuna avrebbero poi la facoltà di rifiutare il mandato. In caso di accettazione verrebbero preparati al lavoro parlamentare con corsi di una durata di un anno - previsti dal testo dell'iniziativa - che darebbero loro le necessarie informazioni relative alle istituzioni politiche, alle condizioni quadro giuridiche e ai temi politici del momento.

Altro punto importante della proposta: i 200 seggi del Nazionale non verrebbero assegnati tutti insieme, bensì 50 a rotazione all'anno. Questo permetterebbe alla camera del popolo di cambiare passo dopo passo garantendo la massima continuità, in modo da poter seguire al meglio i dossier pendenti.

I prescelti rimarrebbero in carica solo quattro o al massimo sei anni, ciò che equivale a più che un dimezzamento dell'anzianità media odierna. Con la conseguenza di evitare insane cordate politiche. L'iniziativa - spiega Pache - punta infatti a rendere il processo decisionale indipendente da una linea ideologica o dalla personale pianificazione di carriera. I sorteggiati verrebbero guidati solo dal loro buonsenso e dai consigli degli specialisti.

Per quanto riguardo gli equilibri regionali, naturalmente il sistema di scelta terrebbe conto di criteri come la rappresentanza dei cantoni o la protezione delle minoranze, assicura Pache.

L'idea riceve sostegno in ambito accademico, per esempio da Yves Sintomer, professore di politologia all'università di Losanna. A suo avviso l'estrazione a sorte porterebbe aria nuova: certo la Svizzera sembra essere messa meglio di altri paesi in fatto di cultura politica, ma potrebbe scegliere di innovare, come ha spesso fatto nel passato.

Per Dimitri Courant, che allo stesso ateneo vodese sta scrivendo il lavoro di dottorato sul tema, la prospettiva di un mandato potrebbe essere un antidoto contro la de-politicizzazione della popolazione. La mancanza di trasparenza allontana i cittadini dalla politica, ma il desiderio di democrazia è molto forte.

Di altro avviso è un altro specialista di sistemi politici, il consigliere nazionale uscente Andreas Gross (SP/ZH). A suo avviso la proposta di modifica costituzionale va contro lo spirito della democrazia. L'iniziativa dimentica infatti che i parlamentari non rappresentano loro stessi, bensì tutte le persone con i loro stessi interessi, valori e visioni.

L'impegno in politica richiede "interesse e devozione nei confronti della società e dei suoi problemi". Un anno di apprendistato può essere positivo, ma completamente insufficiente per recuperare un deficit di anni di mancata esperienza politica. A guadagnare dal sistema sarebbero i lobbysti e i rappresentanti dell'amministrazione, che potrebbero sfruttare le lacune dei deputati, essendo specialisti nella loro materia.

Anche l'ex consigliere nazionale liberale Jacques-Simon Eggly (GE) è critico. Molto meglio sarebbe un aiuto diretto ai parlamentari: la mole di lavoro è troppo elevata per una singola persona. Secondo Eggly servirebbero quindi degli assistenti.

ats

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