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INTERVISTABerset: "Con la diagnosi preimpianto possiamo evitare molta sofferenza"

22.05.15 - 16:20
A colloquio con il Consigliere federale Alain Berset su uno degli oggetti in votazione il prossimo 14 giugno
Berset: "Con la diagnosi preimpianto possiamo evitare molta sofferenza"
A colloquio con il Consigliere federale Alain Berset su uno degli oggetti in votazione il prossimo 14 giugno

Signor Consigliere federale, come si è trovato nella live chat con i lettori di 20 minuti?
"Ho trovato questo scambio molto interessante. È stata una buona occasione per un contatto diretto con la popolazione. Mi capita spesso di parlare con la gente per strada e discutere di temi politici d’attualità, ma questa volta è stato qualcosa di diverso".

Molti utenti hanno espresso riserve di carattere etico in merito alla diagnosi preimpianto. Può capirlo?
"Certamente. Le stesse riserve sono state al centro della discussione in Consiglio federale e in Parlamento. Anche la Commissione nazionale d’etica indipendente le ha affrontate ed è giunta alla conclusione che proprio per ragioni etiche bisogna permettere la diagnosi preimpianto. In questo modo si può evitare molta sofferenza".

In che senso?
"L'alternativa per le persone interessate è oggi una gravidanza «in prova»: la donna che resta incinta può sottoporre ad esame il feto. Se l’esame rivela la presenza di una malattia genetica grave, la coppia deve chiedersi se far nascere un bambino che forse non potrà vivere a lungo. In questi casi l'intervento avviene molto più tardi e le coppie interessate si trovano a dover affrontare una situazione psicologicamente molto più pesante. È per questo motivo che vogliamo dare la possibilità a queste persone di poter intervenire prima, se lo desiderino. Non è un caso che la diagnosi preimpianto sia ammessa in tutta Europa.

Poniamo il caso che nella sua famiglia vi siano portatori di una grave malattia genetica. Lei ricorrerebbe alla diagnosi preimpianto?
"È molto, molto difficile rispondere a questa domanda ipotetica. Credo però che se dovessi sapere che nella mia famiglia vi sono portatori di gravi malattie genetiche, sarei contento se lo Stato non mi venisse a dire se posso o non posso sottopormi a questo tipo di esame. Sarei contento se lo Stato mi lasciasse la libertà di scelta. Probabilmente sì, ricorrerei alla diagnosi preimpianto".  

I sondaggi pubblicati finora indicano che il 14 giugno l’esito potrebbe essere particolarmente incerto. Lei pensa che alle urne la spunterà il sì alla diagnosi preimpianto?
"Non faccio alcuna previsione. Credo che vi siano buone ragioni per abrogare le attuali limitazioni alla diagnosi preimpianto. Creeremmo una possibilità, facoltativa, per le coppie che hanno gravi malattie genetiche in famiglia. Oggi lo Stato vieta che le coppie interessate sfruttino questa possibilità anche se lo vogliono. La conseguenza è che molti di loro si recano all’estero per effettuare una diagnosi preimpianto, secondo regole straniere. Votando sì il 14 giugno, avremo la possibilità di stabilire noi stessi regole severe democraticamente legittimate. Lo faremo con la legge sulla medicina della procreazione, su cui voteremo probabilmente il prossimo anno. Tutto il resto è una politica dello struzzo: si sa che il problema esiste, ma si infila la testa sotto la sabbia. E questo non è onesto."

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