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BERNA"Gli alimenti di bassa qualità non devono essere importati"

06.05.15 - 12:27
Ne è convinto il Consiglio nazionale
"Gli alimenti di bassa qualità non devono essere importati"
Ne è convinto il Consiglio nazionale

BERNA - I prodotti alimentari in vendita nello spazio europeo non dovrebbero essere commercializzati facilmente anche in Svizzera. Ne è convinto il Consiglio nazionale che ha approvato per 109 voti a 65 e 8 astenuti un progetto in tal senso della sua Commissione dell'economia e dei tributi basato su un'iniziativa parlamentare di Jacques Bourgeois (PLR/FR). Il dossier va al Consiglio degli Stati.

Col suo atto parlamentare, il friburghese vuole escludere gli alimenti dal campo d'applicazione del "Cassis de Dijon" - principio in base al quale ogni prodotto autorizzato in uno Stato membro dell'Ue può essere venduto liberamente in tutti gli altri - mediante una modifica della Legge sugli ostacoli tecnici al commercio (LOTC).

L'introduzione del principio del "Cassis de Dijon" in Svizzera è stata approvata a metà giugno del 2009 dalle Camere federali. La relativa normativa è entrata in vigore il primo luglio 2010

Secondo Jacques Bourgeois, direttore dell'Unione svizzera dei contadini, tale assioma nuoce alla strategia di qualità dei settori agricolo e alimentare elvetici. Ciò è tanto più grave se si pensa che la Svizzera applica unilateralmente questo principio agli alimenti. Inoltre, i tanto attesi risparmi sui prezzi - stimati in 2 miliardi di franchi - si sono verificati sono in minima parte.

Per Jean-François Rime (UDC/FR), il principio del "Cassis de Dijon" crea costi dovuti ai controlli svolti nei laboratori sproporzionati rispetto ai benefici attesi. Per Louis Schelbert (Verdi/LU), visti i risparmi minimi ottenuti, nessuno verrà danneggiato dall'abbandono di questa regola.

Per una minoranza (Verdi liberali, parte dei socialisti, radicali e democristiani), invece, non è vero che la qualità dei prodotti elvetici, e soprattutto la sua agricoltura, subisca un qualsivoglia pregiudizio. Per Jean-René Germanier (PLR/VS), il principio evocato non tocca la qualità delle materie prime e dei prodotti freschi elvetici: la strategia del Consiglio federale per un'agricoltura di alta qualità non viene toccata, ha affermato.

A suo avviso, il timore di importare alimenti di bassa qualità è infondato: per poter commercializzare un prodotto estero è necessaria un'autorizzazione da parte dei chimici cantonali. Per Kathrin Bertschy (Verdi liberali/BE), finora è stato autorizzata la vendita di poco più di 50 prodotti provenienti dall'Ue: nella metà dei casi le differenze riguardano particolari di poco conto, come la grandezza delle lettere sull'imballaggio e l'altra metà la composizione del prodotto.

A suo avviso, se il consumatore non potrà più scegliere, andrà all'estero a fare la spesa, come accade già oggi, con conseguenze negative sull'occupazione in Svizzera e sull'ambiente, visto il continuo andirivieni di auto attraverso il confine. Quanto ai benefici limitati, secondo l'esponente Verde liberale la semplice esistenza delle importazioni parallele ha avuto un effetto moderatore sui prezzi, sebbene difficilmente misurabile.

Il progetto della commissione rappresenta solo un rigurgito protezionistico della lobby agricola a suo parere. Della stessa opinione Ruedi Noser (PLR/ZH), secondo cui l'iniziativa Bourgeois è assurda, tenuto conto della poca importanza del problema.

Per il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, il "Cassis de Dijon" ha il merito di incentivare la concorrenza e permettere di contrastare gli elevati prezzi svizzeri. Escludere gli alimenti significherebbe ridare slancio al turismo degli acquisti, ha messo in guardia, invano, il ministro dell'economia, della formazione e della ricerca.

 

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