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BERNAPolitica attiva per l'infanzia, sì ma di poco

04.05.15 - 20:36
Nell'iniziativa parlamentare di Viola Amherd (PPD) voleva permettere alla confederazione di fissare linee guida a cantoni e comuni per la protezione dell'infanzia
Politica attiva per l'infanzia, sì ma di poco
Nell'iniziativa parlamentare di Viola Amherd (PPD) voleva permettere alla confederazione di fissare linee guida a cantoni e comuni per la protezione dell'infanzia

BERNA - Sì a una politica attiva in favore dell'infanzia e della gioventù da parte di Cantoni e Confederazione, ma nessuna competenza ulteriore per l'amministrazione federale in quest'ambito. È quanto deciso oggi con un voto risicato (88 a 87 e 3 astensioni) dal Consiglio nazionale che ha annacquato un progetto di modifica costituzionale (art. 67) volto a realizzare un'iniziativa parlamentare di Viola Amherd (PPD/VS). Il dossier va agli Stati.

Della proposta adottata dalla commissione preparatoria sono rimaste alla fine solo le briciole: Viola Amherd avrebbe voluto infatti permettere alla Confederazione di fissare linee guida applicabili a cantoni e comuni nell'incoraggiamento e nella protezione dell'infanzia. L'amministrazione federale avrebbe potuto anche promulgare principi validi per la partecipazione alla vita politica e sociale dei ragazzi.

Prima del voto finale, tuttavia, una maggioranza risicata (PLR, UDC, Verdi liberali) è riuscita a stralciare (88 voti a 86) dalla legge proprio questo aspetto centrale del progetto, fortemente voluto da una maggioranza della commissione sostenuta in aula dal campo rosso-verde, dal PPD e dal PBD.

A nulla sono valse le esortazioni di Mathias Reynard (PS/VS), secondo cui lo stralcio di questa sezione fondamentale della legge avrebbe tolto mordente all'intero esercizio. Diversi oratori hanno inoltre sottolineato che l'articolo costituzionale, contrariamente agli avversai, non contemplava alcun obbligo per la Confederazione, come dimostrava la formulazione potestativa.

Il tentativo di ammorbidire la posizione di PLR, UDC, PVL, contrari a un articolo considerato poco rispettoso dell'autonomia cantonale e foriero di nuovi costi, non ha fatto breccia: al voto, la proposta di stralcio è passata per 88 voti a 86: gli avversari di un'ulteriore estensione delle competenze federali si sono quindi presi una rivincita dopo che la loro proposta di non entrata nel merito è stata bocciata per 90 voti a 85.

I fautori di un maggior impegno dei poteri pubblici nel settore della protezione e nell'incoraggiamento dell'infanzia e dei giovani si sono dovuti quindi accontentare di un progetto monco col rischio che l'intero esercizio venga affossato quando giungerà in votazione finale: forte è infatti l'opposizione proveniente dalla destra, ma anche dallo stesso Consiglio federale.

Durante il dibattito, i vari oratori di PLR, UDC, PVL susseguitesi alla tribuna hanno sì ribadito l'importanza dell'impegno a favore di bimbi e giovani, ma sottolineato anche la necessità di rispettare la sovranità cantonale e comunale in materia, e ciò nel rispetto del federalismo che prevede solo un ruolo sussidiario da parte della Confederazione.

Per Felix Müri (UDC/LU) e Christian Wasserfallen (PLR/BE), l'iniziativa inoltrata nel 2007 da Viola Amherd è superata: dal 2008 la Confederazione ha rafforzato i provvedimenti in quest'ambito, lanciando per esempio due programmi di protezione della gioventù in materia di violenza e rischi dei media, progetti per i quali ha assunto un ruolo di coordinamento e sostegno.

Wasserfallen, e con lui altri oratori, hanno agitato lo spettro di ulteriori spese per la Confederazione, oltre quelle generate dalla Legge federale sul promovimento dell'infanzia e dei giovani entrata in vigore nel 2013. "Dai sette milioni di due anni fa si è già passati a 10 milioni", ha affermato il consigliere nazionale bernese, precisando di temere ulteriori aggravi qualora venga adottato il nuovo articolo costituzionale.

Dal canto suo, Thomas Weibel (ZH/PVL) ha giudicato affrettato adottare ulteriori provvedimenti senza prima conoscere l'impatto e i risultati della normativa posta in vigore nel 2013. A suo dire, inoltre, l'ostilità dei cantoni di fronte all'invadenza federale rischia di rivelarsi insormontabile.

Nel suo intervento, il Consigliere federale Alain Berset ha fatto riferimento alle spaccature tra i cantoni sul progetto della commissione emerse durante la procedura di consultazione. Pur sostenendo il desiderio di un maggior coordinamento delle politiche per i giovani, ha dichiarato Berset, una modifica costituzionale deve godere di un ampio appoggio per avere una possibilità di riuscita alle urne. Per questo il Consiglio federale ha raccomandato la non entrata nel merito.

Di tutt'altra opinione il campo-rosso verde e il PPD, secondo cui la politica in questo settore portata avanti dai cantoni manca di coordinamento ed è caratterizzata da un'eccessiva eterogeneità. Da qui la necessità che la Confederazione assuma un ruolo di pilotaggio, senza per forza impegnarsi in prima persona.

Un migliore coordinamento, secondo Reynard, darebbe a tutti i giovani le stesse possibilità di sostegno e protezione a prescindere dal luogo di nascita o di residenza. Attualmente, ha sostenuto, gli obiettivi della Convenzione ONU sulla protezione dell'infanzia non sono rispettati in Svizzera proprio per questa assenza di uniformità. La politica attuale della Confederazione, che si accontenta di finanziare attività extrascolastiche, è frammentata e manca di una strategia chiara.

Viola Amherd (PPD/VS) ha difeso l'utilità della sua iniziativa. "Maggiore spazio di manovra per Confederazione non è sinonimo di centralizzazione", ha dichiarato la Vallesana. A suo parere vi sono progetti di ampio respiro legati alla protezione dei giovani dalla violenza su Internet che devono essere coordinati a livello federale. "È illusorio pensare che i cantoni possano agire autonomamente in questo campo", ha sottolineato.

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