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SVIZZERACanone radio-tv, "no a una nuova imposta"

28.04.15 - 10:15
Il comitato contrario alla revisione della legge sulla radiotelevisione avverte: si rischia di cadere nell'ennesima "trappola fiscale"
Canone radio-tv, "no a una nuova imposta"
Il comitato contrario alla revisione della legge sulla radiotelevisione avverte: si rischia di cadere nell'ennesima "trappola fiscale"

BERNA - No a una nuova imposta per tutti che il Consiglio federale potrà aumentare quando e come gli pare. Per evitare di cadere in quella che considera un'ennesima "trappola fiscale", un comitato interpartitico (esponenti UDC, PLR, PBD, Verdi liberali) raccomanda a popolo e cantoni di respingere il 14 giugno la revisione della legge sulla radiotelevisione e il nuovo sistema di riscossione del canone.

La modifica legislativa - contro la quale l'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) ha lanciato il referendum - estende a tutte le economie domestiche la riscossione del canone. La revisione risponde all'evoluzione degli ultimi anni: i programmi radio e tivù vengono sempre più spesso seguiti mediante smartphone, computer e tablet.

Secondo il Consiglio federale e una maggioranza del parlamento, è diventato sempre più difficile vincolare l'obbligo di pagare il canone alla sola presenza dei classici apparecchi di ricezione. Ripartendo il prelievo su un numero maggiore di soggetti, il conto finale sarà meno salato: invece degli attuali 462 franchi l'anno per famiglia, il canone dovrebbe passare a 400 franchi.

Gli ambienti economici, e in particolare le piccole e medie imprese rappresentate nel comitato, rimproverano ai sostenitori della proposta di legge di aver trasformato una tassa in una nuova imposta, che dovrà essere pagata da tutti indistintamente. La revisione prevede infatti l'esenzione, per chi non usufruisce dei programmi, solo per un periodo transitorio di 5 anni.

Per il consigliere nazionale Jean-François Rime (UDC/FR), presidente dell'USAM, il Consiglio federale mente quando promette una diminuzione del canone. "Come dimostra l'evoluzione dei costi della SSR negli ultimi anni - ha dichiarato - questa nuova imposta sarà destinata a crescere, senza che il popolo possa dire nulla. "Dai 279 franchi del 1990 per economia domestica si è passati agli attuali 462 franchi: un aumento di ben il 65%", ha sottolineato Rime.

Grazie all'immigrazione, ha rincarato, il bilancio della SSR si è gonfiato a partire dal 2000 di 142 milioni l'anno fino a raggiungere gli attuali 1,6 miliardi di franchi, somma che fa di questa azienda l'emittente più cara d'Europa. Peggio ancora, vista la nuova strategia dell'azienda radiotelevisiva che contempla maggiori produzioni proprie, "tra pochi anni un prelievo di mille franchi per economia domestica sarà realtà se non diciamo no".

Il presidente dell'USAM ha anche criticato la competenza che il Consiglio federale si è arrogato di innalzare il prelievo a piacimento, senza che parlamento e popolo abbiano nulla da dire. Si tratta di un novum nel nostro ordinamento giuridico, ha sostenuto, contestato anche da eminenti giuristi.

No a nuove imposte per famiglie e imprese - Per la consigliera nazionale Petra Gössi (PLR/SZ), in un frangente come questo è improponibile far pagare nuove tasse: una famiglia con due bambini e 100 mila franchi di reddito già oggi deve lavorare sei mesi per mettersi in regola col fisco. Questa nuova imposta, ha affermato, danneggia anche le piccole e medie imprese, già confrontate con un aumento dei costi fissi del 10-15% causati dall'apprezzamento del franco dopo la decisione della Banca nazionale di abbandonare la soglia minima di cambio con l'euro.

Le imprese, ha sostenuto, saranno chiamate a pagare 200 milioni di franchi supplementari all'anno, 5 volte di più rispetto a quanto la Billag incassa ora. A seconda del fatturato, una società potrebbe pagare fino a 39 mila franchi (per un fatturato oltre il miliardo di franchi, n.d.r).

Per l'imprenditore vodese Nicolas Leuba (candidato PLR al Consiglio nazionale), la nuova imposta penalizza le imprese, e in particolare i piccoli garage. Quale membro dell'Unione professionale svizzera dell'automobile (UPSA), ha aggiunto, "non possiamo accettare una nuova tassa: benché il fatturato sia talvolta importante, i margini di guadagno sono alquanto ridotti".

Visti i costi in crescita dell'emittente pubblica, il prelievo rischia di diventare insopportabile in un futuro prossimo. Un imprenditore viene penalizzato due volte secondo Leuba: sia come consumatore diretto delle emissioni, sia come imprenditore che dovrà pagare il canone anche se nessuno guarda o ascolta la televisione durante la giornata lavorativa. La SSR sta diventando un pozzo senza fondo e sarebbe bene interrogarsi se tutto quanto viene offerto sia necessario, ha aggiunto.

A tale riguardo, Jean-François Rime ha accennato al salario di oltre mezzo milione incassato dal direttore generale dell'emittente pubblica, superiore a quanto guadagna un consigliere federale. Prima di parlare di un aumento dei mezzi per la SSR, bisognerebbe fare una riflessione sui costi dell'emittente nazionale.

Tassa poco sociale e scorretta - Per il consigliere nazionale Michel Rudin (PVL/BE), direttore del Forum dei consumatori della Svizzera tedesca (Konsumentenforum, KF), la nuova imposta è ingiusta e antisociale. "Non è corretto far pagare a ciechi e sordi una tassa per un servizio di cui non usufruiscono". L'imposta, uguale per tutti, non rispetta nemmeno il principio della tassazione secondo la capacità economica sancito dalla Costituzione federale, ha fatto notare.

Per il deputato Verde liberale, al consumatore va lasciata libertà di scelta. Chi non segue i programmi dell'emittente pubblica deve continuare ad avere il diritto di non pagare la tassa di ricezione. Il fatto di possedere uno smartphone o un computer non significa automaticamente che una persona guardi anche i programmi della SSR, ha sottolineato.

Anche per Rudin, l'imposta radiotelevisiva aumenterà a fronte di uscite che non danno segno di voler diminuire. "Questo nuovo balzello - ha affermato - è stato concepito solo per rimpinguare le casse della SSR, ripartendo il carico fiscale su più persone".

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