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SVIZZERAOrmai solo l'UDC si oppone allo scambio automatico di informazioni

22.04.15 - 12:11
Le opinioni dei partiti
Ormai solo l'UDC si oppone allo scambio automatico di informazioni
Le opinioni dei partiti

BERNA - Evasori fiscali stranieri non possono più contare a lungo sul segreto bancario elvetico: ad eccezione dell'UDC tutti i grandi partiti e le associazioni del ramo finanziario si esprimono a favore dello scambio automatico di informazioni in materia fiscale; ma per quanto riguarda il segreto bancario all'interno dei confini nazionali i pareri divergono.

Già oggi la Svizzera fornisce informazioni ad altri paesi, ma solo su richiesta. In base al progetto del Consiglio federale, posto in consultazione fino a ieri, in futuro esse potranno essere trasmesse anche attivamente.

Da un lato vi sarebbe lo scambio spontaneo: le autorità fiscali elvetiche potranno attivarsi se trovano dati che potrebbero interessare uno altro stato. Dall'altro verrebbe - in aggiunta - introdotto lo scambio automatico di informazioni (SAI) con taluni paesi. Le banche elvetiche dovrebbero segnalare alle autorità svizzere dati finanziari inerenti a persone fisiche o giuridiche soggette a imposta in un altro stato. Le autorità trasmetterebbero poi tali informazioni a quelle estere.

In linea di principio la maggior parte dei partiti accoglie favorevolmente un allentamento del segreto bancario per gli evasori fiscali di altri paesi.

Il PS si rallegra per il "cambio di rotta finalmente avvenuto". La Svizzera deve applicare lo standard sullo SAI accettato a livello internazionale di modo che la piazza finanziaria elvetica possa restare competitiva, scrive il PLR.

Nelle questioni dettagliate vi sono ulteriori richieste. I Verdi esigono ad esempio che lo SAI non venga introdotto soltanto con gli USA e l'Unione europea ma anche con paesi del Sud. Il PLR critica il fatto che lo standard internazionale non preveda limitazioni affinché i dati siano utilizzati solo per scopi fiscali: ciò "spalanca le porte a un abuso dei dati per macchinazioni criminali in paesi non democratici".

Il PPD mette in guardia da uno "Swiss Finish": si oppone a misure che a livello internazionale non sono nemmeno richieste e che limitano inutilmente la piazza finanziaria svizzera. Inoltre i democristiani esprimono "forti riserve per quanto concerne singoli desideri speciali di certi stati". Lo SAI funziona solo se sussiste assoluta reciprocità; non appena un paese ottiene informazioni ma non ne trasmette crolla l'intero sistema, affermano.

Unico partito a contestare completamente il progetto governativo è l'UDC, secondo cui lo SAI è in contraddizione con principi fondamentali della Svizzera, come la tutela della sfera privata e "un rapporto tra cittadino e Stato basato sulla buona fede".

Lo SAI è previsto solo per conti non dichiarati all'estero. Sia persone soggette a imposta in altri stati che detengono patrimoni in Svizzera sia cittadini elvetici con conti in paesi terzi verranno in futuro segnalati. Non verrebbe invece toccato il segreto bancario all'interno della Confederazione: anche in futuro le autorità fiscali non avrebbero accesso ai dati bancari.

PS, PPD e Verdi chiedono che il SAI venga introdotto anche all'interno della Svizzera. È insostenibile che le autorità fiscali elvetiche siano messe peggio di quelle estere, scrivono i socialisti. I democristiani ritengono che uno SAI nazionale semplificherebbe molti processi e chiarirebbe questioni aperte.

PLR e UDC vogliono invece salvare il segreto bancario all'interno della Svizzera: chiedono al Consiglio federale di professarsi chiaramente a suo favore e vogliono inoltre disposizioni particolari per i cittadini svizzeri con conti all'estero.

Dati fiscali di contribuenti elvetici con fondi in paesi terzi provenienti da autorità estere devono poter essere utilizzati solo in caso di sospetta frode fiscale, esigono i democentristi. I liberali democratici vogliono creare la possibilità per gli svizzeri di riportare i propri patrimoni in patria. A questo scopo l'autodenuncia attualmente esente da sanzioni va estesa all'imposta preventiva e all'Iva.

Anche le organizzazioni interessate - Associazione svizzera dei banchieri (ASB), Associazione delle banche private svizzere (ABPS), Unione delle banche cantonali svizzere (UBCS) e Conferenza dei direttori cantonali delle finanze (CDF) - in linea di massima accolgono il progetto, tuttavia chiedono adeguamenti.

La CDF mette in guardia da maggiori oneri, pertanto dev'essere utilizzata quale numero di identificazione fiscale il numero AVS. Altre soluzioni comporterebbero per i cantoni costi supplementari di 50 milioni all'anno.

L'ABPS non vuole sentir parlare di obblighi di diligenza in materia fiscale che potrebbero essere introdotti parallelamente allo SAI: "la Svizzera non è l'(unico) gendarme del mondo fiscale", sostiene.

L'ASB esprime riserve quanto all'attuazione dello scambio spontaneo e auspica che la persona con diritto di reclamo venga sempre informata prima della consegna dei suoi dati. Stando al governo, in via eccezionale essa potrebbe invece essere avvisata solo in seguito, ad esempio se viene messa a rischio un'inchiesta.

Da parte sua l'UBCS avanza dubbi sulla protezione dei dati: bisogna garantire che le informazioni consegnate vengano utilizzate solamente per scopi fiscal

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