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BERNA"Canone radio-tivù per tutti equo e meno burocratico"

20.04.15 - 13:41
È quanto si attende il comitato interpartitico PPD, PLR, PS, Verdi, PBD
"Canone radio-tivù per tutti equo e meno burocratico"
È quanto si attende il comitato interpartitico PPD, PLR, PS, Verdi, PBD

BERNA - Meno burocrazia, una maggiore equità nella ripartizione dell'onere e un rafforzamento dell'offerta, in particolare dei privati. È quanto si attende il comitato interpartitico PPD, PLR, PS, Verdi, PBD dal nuovo sistema di riscossione del canone radio-tv, che generalizza tale balzello, sul quale si voterà il prossimo 14 di giugno.

La revisione della legge sulla radio/televisione - contro la quale è stato lanciato il referendum - risponde all'evoluzione tecnologica che rende la riscossione della tassa di ricezione molto più complessa di una volta. Potendo captare i programmi via smartphone, computer e tablet, è infatti sempre più difficile vincolare l'obbligo di pagare il canone alla sola presenza dei classici apparecchi di ricezione radio-tv.

Il parlamento ha quindi deciso di generalizzare la riscossione del canone, che sarà unico, poiché includerà sia le trasmissioni radio che quelle televisive. Chi vorrà essere esentato dovrà chiederlo esplicitamente.

Da questa piccola rivoluzione, il comitato favorevole si attende un calo della fattura per i consumatori: il costo per economia domestica dovrebbe scendere dagli attuali 462 franchi a circa 400 franchi. Tale diminuzione sarà possibile poiché la generalizzazione del balzello azzererà il rischio di frode: sono finiti insomma i tempi di coloro che godevano delle trasmissioni senza pagare un centesimo, afferma una nota odierna del comitato promotore in cui siede anche il consigliere agli Stati Filippo Lombardi (PPD) attivo nel settore dei media privati.

Questi ultimi escono rafforzati dalla modifica legislativa perché riceveranno una quota maggiore di entrate per adeguare le rispettive infrastrutture all'evoluzione tecnologica. In questo modo, secondo il comitato, sarà possibile offrire un servizio pubblico anche nelle regioni, contribuendo così alla diversità dei media. Lo statu quo minaccerebbe secondo i fautori la diversità dei media e quindi anche il plurilinguismo dei contributi giornalistici.

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