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SVIZZERAImposizione delle imprese, nessuna imposta sugli utili di capitale su titoli

02.04.15 - 10:30
Il Consiglio federale ha rinunciato a introdurre nella Riforma III questo balzello a causa della forte opposizione dei Cantoni, dell'economia e dei partiti borghesi
Imposizione delle imprese, nessuna imposta sugli utili di capitale su titoli
Il Consiglio federale ha rinunciato a introdurre nella Riforma III questo balzello a causa della forte opposizione dei Cantoni, dell'economia e dei partiti borghesi

BERNA - La Riforma III dell'imposizione delle imprese non comprenderà una nuova imposta sugli utili di capitale su titoli. Vista la forte opposizione dei Cantoni, dell'economia e dei partiti borghesi, il Consiglio federale ha rinunciato a introdurre questo balzello che avrebbe permesso di incassare 300 milioni di franchi all'anno. Il governo ha ora incaricato il Dipartimento federale delle finanze (DFF) di elaborare entro giugno del 2015 un messaggio da trasmettere alle Camere. Per le casse della Confederazione, le modifiche proposte costeranno oltre un miliardo di franchi all'anno.

Gli oppositori all'imposta sugli utili di capitale temevano che se mantenuta, questa tassa avrebbe fatto fallire l'intero progetto. Il popolo in votazione aveva infatti già respinto una proposta del genere nel 2001.

Rispetto alla versione inviata in consultazione, il governo ha anche rinunciato alle modifiche alla compensazione delle perdite (soppressione del limite di sette anni) e all'introduzione di un'imposta sull'utile con deduzione degli interessi. Confermata invece l'abolizione della tassa d'emissione sul capitale proprio, soppressione richiesta dal Parlamento.

Anche l'imposizione dei dividenti sarà rivista, in particolare sarà uniformato e limitato al 30% lo sgravio dell'imposizione parziale su dividendi. La quota minima di partecipazione del 10% rimane.

Lo scopo della terza riforma della tassazione delle imprese - ha ricordato oggi la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf in una conferenza stampa a Berna - rimane invariato: eliminare le norme fiscali esistenti che non sono più compatibili con gli standard internazionali. Si tratta in particolare degli statuti fiscali applicati dai Cantoni alle società holding, alle società di domicilio e alle società miste.

Come previsto, la Confederazione, a titolo di compensazione, prevede di introdurre nuovi strumenti fiscali, quali ad esempio i "licence box". Ampiamente diffusi in altri Stati Ue e OCSE e applicati in Svizzera solo dal canton Nidvaldo, essi consentono un'imposizione privilegiata, ossia più bassa, dei redditi generati dalla proprietà intellettuale.

Qui, il Consiglio federale punta sull'approccio definito "nexus" elaborato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che si limita alle spese per la ricerca e lo sviluppo. Gli investimenti all'estero potranno essere presi in considerazione, ma meno di quanto previsto.

I cantoni avranno poi la possibilità di abbassare il tasso d'imposizione degli utili delle imprese. Tale facoltà rimarrà di loro competenza. All'inizio della procedura di consultazione, l'amministrazione federale riteneva verosimile un abbassamento del tasso medio dall'attuale 21,8% al 16%. Attualmente i tassi ordinari si situano tra il 12,32% (Lucerna) e il 24,16% (Ginevra).

I costi della riforma saranno sostenuti in parti uguali dalla Confederazione e dai Cantoni. La quota dell'imposta federale diretta di competenza dei Cantoni dovrebbe essere aumentata dall'attuale 17% al 20,5%. I Cantoni chiedevano di portare tale tasso ad almeno il 21,2%.

Siamo sempre stati a favore della simmetria dei sacrifici, ha spiegato Widmer-Schlumpf giustificato la ripartizione proposta. La ministra delle finanze ha anche ricordato che Berna intende mettere a disposizione 180 milioni di franchi ai Cantoni economicamente più deboli. Lo scopo è evitare che subiscano ripercussioni finanziarie negative nell'ambito della perequazione finanziaria.

La Riforma III dell'imposizione delle imprese causerà mancati introiti per la Confederazione per circa 1,1 miliardi all'anno. Questa stima non tiene conto della possibile partenza o arrivo di imprese in Svizzera.

Secondo i calcoli presentati oggi da Widmer-Schlumpf, la riforma causerà maggiori oneri per 1,2 miliardi ai quali si contrappongono nuove entrate per circa 0,1 miliardi provenienti dall'adeguamento dell'imposizione parziale su dividendi. Per la ministra delle finanze non saranno necessari piani di risparmio: le misure annunciate lo scorso febbraio dovrebbero infatti essere sufficienti.

La consigliera federale ha riconosciuto che il conto sarà salato. Dal suo punto di vista non si può però parlare di regali fiscali alle imprese. Bisognerebbe infatti anche calcolare cosa costerebbe l'immobilismo alla Svizzera e alla sua piazza economica.

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