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SVIZZERANucleare, si decide il futuro energetico del Paese

26.11.14 - 13:42
Domani il Consiglio nazionale discuterà dei punti cardine alla base della strategia energetica 2050
Nucleare, si decide il futuro energetico del Paese
Domani il Consiglio nazionale discuterà dei punti cardine alla base della strategia energetica 2050

BERNA - Promuovere maggiormente le energie rinnovabili, aumentare l'efficienza energetica, diminuire i consumi di elettricità, sono solo alcuni dei punti cardine alla base della strategia energetica 2050 del Consiglio federale su cui sarà chiamato domani a discutere il Consiglio nazionale. Per affrontare questo corposo dossier, concepito dal governo dopo la decisione di abbandonare l'energia nucleare in seguito allo choc provocato dalla catastrofe nucleare di Fukushima nel 2011, sono previste una ventina di ore distribuite su cinque giorni.

Il primo "pacchetto" della strategia governativa, che funge tra l'altro da controprogetto indiretto all'iniziativa dei Verdi "Per un abbandono pianificato dell'energia nucleare", non fa l'unanimità: due minoranze di destra vorrebbero rinviare il pacchetto all'esecutivo affinché quest'ultimo elabori un progetto completo, inclusa una eventuale riforma fiscale ecologica.

Qualora la Camera dovesse decidere di proseguire le discussioni - eventualità assai probabile -, i deputati si troveranno di fronte oltre centinaio di proposte a corredo del progetto governativo, con la sinistra che proporrà riforme più incisive e la destra invece, preoccupata per la concorrenzialità delle aziende e la sicurezza dell'approvvigionamento, che si batterà per cambiamenti più graduali.

Centrali atomiche, chiusura controversa - Tra gli aspetti scottanti della riforma figura la durata di vita delle attuali centrali atomiche. Diversamente dall'iniziativa degli ecologisti, che prevede lo spegnimento di tutti i reattori dopo 45 anni di impiego (ossia al massimo nel 2029), il progetto governativo pone quale data il 2034.

La maggioranza della commissione preparatoria ha deciso invece che tutti gli impianti avranno la possibilità di prorogare a più riprese - a partire da 40 anni di sfruttamento - la durata d'esercizio per dieci anni, qualora sussista il via libera dell'ispettorato federale della sicurezza nucleare.

Se quest'ultimo dovesse pronunciarsi negativamente, le società che gestiscono gli impianti non avranno diritto ad alcun risarcimento, come invece potrebbe capitare - governo dixit - qualora l'iniziativa degli ecologisti venisse accolta.

Due minoranze proporranno di limitare rispettivamente a 60 e 50 anni lo sfruttamento degli impianti più vecchi, mentre una terza chiede semplicemente di stralciare del tutto le disposizioni concernenti il funzionamento a lungo termine delle attuali centrali.

Dopo aver edulcorato su questo aspetto il progetto governativo, la maggioranza di destra della commissione ha voluto anche attenuare gli obiettivi di riduzione dei consumi privati di energia, preferendo la formulazione più blanda di "valori indicativi". Rispetto all'anno 2000, il calo dovrebbe essere del 16% entro il 2020 e del 43% entro il 2035.

Più mezzi per le energie rinnovabili - Nel piano del Consiglio federale per l'uscita dal nucleare, la promozione delle energie rinnovabili - idroelettrica, eolica, solare, biomassa, ecc. - svolge un ruolo cruciale. Il Governo intende rimanere fedele all'attuale sistema della rimunerazione a copertura dei costi per l'immissione in rete di energia elettrica (RIC). I mezzi attribuiti alla RIC - 1,5 ct/KW - sono destinati a compensare la differenza tra rimunerazione garantita e prezzo di mercato.

Il governo intende portare il supplemento a 2,3 ct/Kw. La commissione si è detta d'accordo per 14 voti a 11. Una minoranza vorrebbe mantenere l'attuale limite di 1,5 ct/Kw. La maggioranza sostiene invece che vi sono almeno 36 mila progetti per impianti ad energia verde che attendono un sostegno finanziario; coi mezzi attuali si rischia di bloccare tutto.

La commissione ha deciso di introdurre un sistema di premio basato sull'attuale RIC che dovrà permettere ai gestori di nuovi impianti di produrre elettricità ai costi di produzione. Chi rispetterà determinati requisiti minimi riceverà un premio d'immissione come rimunerazione per il plusvalore ecologico, indipendentemente dalla scelta del gestore di vendere l'energia elettrica sul mercato libero o nell'ambito della garanzia di ritiro.

Favorire l'energia idroelettrica - Tra tutte le energie rinnovabili, lo sfruttamento delle acque per produrre elettricità non poteva mancare nel menù del governo. Contrariamente a quest'ultimo, però, la commissione preparatoria propone di concedere sovvenzioni agli impianti che producono oltre 10 megawatt (MW). I grandi impianti potrebbero così vedersi attribuire 600 milioni di franchi. I sussidi potrebbero coprire fino al 40% dell'investimento.

Le piccole centrali - ad eccezioni di quelle che servono gli impianti di depurazione o per l'acqua potabile - dovrebbero invece rinunciare alla manna federale.

Tra gli aspetti che faranno molto discutere figurerà anche la possibilità di realizzare, in futuro, impianti idroelettrici in zone naturali protette. Nel sul messaggio, infatti, il Consiglio federale intende riconoscere di interesse nazionale l'impiego e il potenziamento delle energie rinnovabili. Inutile dire che tale possibilità è invisa alla sinistra, specie agli ambienti ecologisti.

Consumare di meno - La sostituzione dell'energia atomica con le rinnovabili passa anche attraverso una maggiore efficienza e una maggiore parsimonia nei consumi.

Per questo motivo, il Consiglio federale intende incentivare anche in futuro l'attuale politica di risanamento degli edifici particolarmente voraci di energia con sgravi fiscali ad hoc e la sostituzione degli elettrodomestici obsoleti.

La commissione si è detta pronta a concedere sgravi fiscali a favore di investimenti utili al risparmio energetico e alla protezione dell'ambiente, così come propone l'esecutivo nel suo progetto.

Ats

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