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SVIZZERAIl cliente a Zurigo non vuole essere re

18.06.12 - 12:17
Gli zurighesi hanno affossato l'iniziativa sulla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi nel loro cantone. Come mai?
Keystone (archivio)
Il cliente a Zurigo non vuole essere re
Gli zurighesi hanno affossato l'iniziativa sulla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi nel loro cantone. Come mai?

ZURIGO - "Per una volta a Zurigo ha vinto l'umanità sulla follia consumistica". L'intervento è di Lukas Zumbühl, lettore del Tages-Anzeiger sul forum online del giornale zurighese.

Ed è sul foglio della città sulla Limmat che oggi si analizzano le ragioni dell'affossamento dell'iniziativa del PLR sulla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi. Un no chiaro alla filosofia del "cliente è re".

Soltanto il 29 per cento degli zurighesi ha detto si all'iniziativa. Un no secco anche a Zurigo. Con il 30,5% di sì, il risultato è in linea con il resto del cantone. Fatto questo soprendente, visto che di solito, il fossato tra città e campagna zurighese, è sempre marcato. A Winterthur, una delle città più grandi della Svizzera, il sì si è fermato al 23 per cento.

Secondo il Tages-Anzeiger il disastro di ieri non è da addebitare soltanto per il fatto che dietro all'iniziativa ci sia il PLR, un partito che da anni subisce un'emorragia di consensi. Anche l'appoggio timido dell'UDC non può spiegare la debacle. Il fatto è che la spesa la fanno tutti, anche chi ha votato. E molti di loro non storcono il naso per il fatto di potere acquistare prodotti per la quotidianità al fine settimana o a tarda sera nelle stazioni di servizio o nelle stazioni. Clienti che si arrabbiano se devono aspettare troppo tempo alle casse.

Eppure a vincere è stato il no. Come mai? Secondo il Tages-Anzeiger gli elettori recatisi alle urne hanno considerato più importante il rispetto di quella che è la regola antica come l'uomo e scritta nelle Sacre Scritture. L'essere umano ha bisogno di un giorno di riposo. Il chiaro "no" all'iniziativa è da leggere come un chiaro rifiuto al modello della società delle 24 ore. Il "no" all'iniziativa non è soltanto da ritenere un chiaro appoggio a chi vuole porre un freno al consumismo e a chi vuole tutelare i diritti del personale di vendito.

Questo "no" arrivato da un cantone di frontiera, che soffre la concorrenza con la Germania; questo no arrivato da uno dei cantoni più dinamici e avanzati di tutta la Confederazione è da intendere come un chiaro rifiuto alla flessibilità totale.

Dietro alla regolamentazione degli orari di apertura e chiusura dei negozi c'è un perché: la giornata è strutturata. E tutti noi sappiamo che fino alle 18,30 si possono fare acquisti, che il giovedì gli orari di apertura sono prolungati alle 21 e alla domenica non ci si può decidere per o contro la spesa, semplicemente perché al Settimo Giorno i negozi sono chiusi. Una regolamentazione che scandisce i ritmi dei giorni e delle settimane in una società sempre più mobile. E questo bastione contro la totale mobilità e flessibilità gli zurighesi hanno voluto difenderlo. Non importa se il prezzo da pagare sono le lunghe file alla cassa dei distributori di benzina quando si vuole comprare il pane o una lattina di birra dopo la chiusura dei negozi.

 

 

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