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SVIZZERARichiesti 11 anni di carcere per il bombarolo. «Ha agito in maniera subdola e perfida»

17.08.17 - 11:42
Il 41enne, di doppia nazionalità svizzera e macedone, è accusato di aver ordito un attentato contro il giornale albanofono "Bota Sot" a Zurigo nel 2002
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Richiesti 11 anni di carcere per il bombarolo. «Ha agito in maniera subdola e perfida»
Il 41enne, di doppia nazionalità svizzera e macedone, è accusato di aver ordito un attentato contro il giornale albanofono "Bota Sot" a Zurigo nel 2002

BELLINZONA - Undici anni di reclusione: è la pena richiesta dal procuratore della Confederazione per il 41enne, di doppia nazionalità svizzera e macedone, accusato di aver ordito un attentato contro il giornale albanofono "Bota Sot" a Zurigo nel 2002. La difesa chiede invece l'assoluzione.

L'imputato deve rispondere davanti al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona di ripetuto tentativo di assassinio e infrazione alla legge sulle armi. È accusato di aver voluto uccidere più membri della redazione con un pacchetto esplosivo contenente una bomba a mano a frammentazione nascosta in una fornitura di vino e inviata al caporedattore da un ufficio postale di Zurigo-Oerlikon.

L'accusa ha sostenuto davanti alla corte che sono riunite tutte le condizioni per il reato di ripetuto tentativo di assassinio. L'uomo ha agito in maniera «subdola e perfida». Una volta consegnato il pacco bomba alla posta, non aveva più alcuna possibile di influire sul contenuto.

Né poteva sapere, secondo l'accusa, l'identità della persona che avrebbe aperto il pacco. Per tutti coloro che si trovavano in un raggio di nove metri, l'esplosione avrebbe potuto avere conseguenze mortali. È solo per puro caso che la spoletta non sia partita, innescando l'esplosione, ha sostenuto in aula il procuratore.

Per l'acquisto e il possesso di una pistola e delle relative munizioni, contro il 41enne il rappresentante del ministero pubblico ha chiesto una pena pecuniaria con la condizionale di 60 aliquote giornaliere di 90 franchi l'una.

Nel corso del dibattimento, l'imputato ha negato di aver voluto far esplodere la bomba a mano all'interno della redazione; voleva soltanto far paura.

L'imputato sostiene di aver preparato il pacco bomba da solo in seguito a uno choc emotivo. In precedenza aveva visto un documentario sul massacro della popolazione civile in Kosovo. A suo dire, "Bota Sot" aveva indicato durante la guerra le vie di fuga della popolazione, ciò che aveva portato ai massacri.

La difesa del macedone ha chiesto il proscioglimento. Secondo l'avvocato, l'accusato non ha mai avuto l'intenzione di uccidere qualcuno, ma solo di suscitare spavento. Si tratta di una minaccia, un reato ormai caduto in prescrizione.

Per il possesso delle armi e delle munizioni, la difesa ha chiesto una pena con la condizionale di 20 aliquote giornaliere da 85 franchi l'una.

Il confronto del DNA ha portato all'arresto del presunto autore dopo quasi 15 anni. Nel dicembre del 2016 è stato prelevato un campione di DNA al 41enne dopo il suo coinvolgimento in una rissa di fronte a un locale di Zurigo.

Il 31 gennaio la polizia lo ha arrestato al suo posto di lavoro e da allora sta scontando anticipatamente la pena, inizialmente nella prigione regionale di Berna e ora in quella ubicata nell'aeroporto di Zurigo.

La granata utilizzata per il pacco bomba è stata consegnata all'imputato da un anziano in Macedonia, si legge nell'atto d'accusa. Sarebbe un regalo per il servizio prestato nel 2001 nell'Esercito di liberazione del Kosovo (UCK).

L'imputato ha affermato di aver trasportato in Svizzera l'ordigno esplosivo nella sua auto attraverso la frontiera di Chiasso e di averla inizialmente esposta nel salotto di casa.

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