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SVIZZERAVoleva far saltare in aria il giornale "Bota Sot", bombarolo a processo

16.08.17 - 10:02
Un 41enne, di doppia nazionalità svizzera e macedone, è accusato di aver ordito un attentato contro la testata albanofona nel 2002. Dovrà rispondere di ripetuto tentativo d'assassinio
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Voleva far saltare in aria il giornale "Bota Sot", bombarolo a processo
Un 41enne, di doppia nazionalità svizzera e macedone, è accusato di aver ordito un attentato contro la testata albanofona nel 2002. Dovrà rispondere di ripetuto tentativo d'assassinio

BELLINZONA - Si è aperto oggi a Bellinzona il processo contro un 41enne, di doppia nazionalità svizzera e macedone, accusato di aver ordito un attentato contro il giornale albanofono "Bota Sot" a Zurigo nel 2002. L'imputato deve rispondere davanti al Tribunale penale federale (TPF) di ripetuto tentativo di assassinio e infrazione alla legge sulle armi.

L'uomo è accusato dal Ministero pubblico della Confederazione di aver voluto uccidere, il 27 settembre 2002, più membri della redazione con un pacchetto esplosivo contenente una bomba a mano. Così facendo - si legge sul sito internet del TPF - egli «avrebbe accettato il rischio che altre persone, trovatesi nelle vicinanze al momento dell'apertura del pacchetto, venissero altresì ferite mortalmente».

L'imputato ha negato di aver voluto far esplodere la bomba a mano all'interno della redazione, tuttavia i rapporti forensi dimostrano che solo per puro caso l'ordigno non è scoppiato. Il destinatario aveva aperto il pacchetto lateralmente e il meccanismo di innesco della bomba non aveva funzionato. Chiamati sul posto, gli artificieri della polizia zurighese erano poi riusciti a disinnescare l'ordigno.

L'imputato sostiene di aver preparato il pacco bomba da solo in seguito a uno shock emotivo. In precedenza aveva visto un documentario sul massacro della popolazione civile in Kosovo. Il caporedattore del "Bota Sot", che doveva essere vittima dell'attacco, dubita che l'uomo abbia agito da solo e afferma che numerose minacce erano giunte in redazione prima degli eventi del settembre 2002.

Nell'abitazione del 41enne la polizia ha trovato anche una pistola, con le relative munizioni, fabbricata nell'Unione sovietica. L'uomo si è giustificato dicendo di averle trovato durante la demolizione della vecchia casa e che aveva intenzione di portarla alla polizia.

La granata a frammentazione era stata nascosta in una fornitura di vino e inviata al caporedattore da un ufficio postale di Zurigo-Oerlikon. Il destinatario tuttavia non si trovava in ufficio e la sorella aveva preso in consegna il pacco, recapitandolo alla sua abitazione, indica la requisitoria della Procura federale.

Il confronto del DNA ha portato all'arresto del presunto autore dopo quasi 15 anni. Nel dicembre del 2016 è stato prelevato un campione di DNA al 41enne dopo il suo coinvolgimento in una rissa di fronte a un locale di Zurigo. Il 31 gennaio la polizia lo ha arrestato al suo posto di lavoro e da allora sta scontando anticipatamente la pena, inizialmente nella prigione regionale di Berna e ora in quella ubicata nell'aeroporto di Zurigo.

La granata utilizzata per il pacco bomba è stata consegnata all'imputato da un anziano in Macedonia, si legge nell'atto d'accusa. Sarebbe un regalo per il servizio prestato nel 2001 nell'Esercito di liberazione del Kosovo (UCK). L'imputato ha affermato di aver trasportato in Svizzera l'ordigno esplosivo nella sua auto attraverso la frontiera di Chiasso e di averla inizialmente esposta nel salotto di casa.

Le richieste di pena della Procura federale non sono ancora rese note e verranno annunciate nel corso dell'udienza. Il verdetto è atteso per il 20 settembre.

 

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