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GINEVRA«Amo mio figlio, ma non voglio più avere nulla a che fare con lui»

20.03.17 - 14:02
Per la prima volta parla la madre di Fabrice A., l’uomo che nel 2013 uccise la propria socioterapeuta Adeline
Keystone
«Amo mio figlio, ma non voglio più avere nulla a che fare con lui»
Per la prima volta parla la madre di Fabrice A., l’uomo che nel 2013 uccise la propria socioterapeuta Adeline

GINEVRA - Per molti anni è andata a trovarlo in carcere. Ma da ottobre 2016, quando si è svolto il processo ai suoi danni per l’omicidio della socioterapeuta Adeline M. (poi annullato e rinviato al 15 maggio), ha deciso di chiudere definitivamente i rapporti con il figlio. Lei è la madre di Fabrice A. e per la prima volta si è espressa pubblicamente sul caso. «Amo mio figlio, ma non voglio più avere nulla a che fare con lui», si è confidata ieri la donna ai microfoni della trasmissione “Mise au point” della RTS.

Silenzio - La mamma dell’omicida ha pure sottolineato di aver più volte cercato di parlare con il figlio riguardo ai suoi crimini, lo stupro e l’uccisione della giovane donna. «Non ho mai ottenuto alcuna risposta. Alcuna confessione. O negava, o taceva».

«Madre degenere» - La decisione di tagliare i ponti con suo figlio è giunta dopo aver letto alcune dichiarazioni sui giornali. Giornali che la donna, per un lungo periodo, comprava senza leggere. Una volta trovato il coraggio di sfogliarli, la madre ha scoperto come Fabrice la dipingeva: un mostro responsabile della sua deriva criminale. Il figlio l’ha equiparata a Folcoche, la madre indegna e cattiva protagonista di “vipera in pugno”, un romanzo dell’autore francese Hervé Bazin.

«Responsabilità solo sua» - «Sono andato a trovarlo per l’ultima volta. Gli ho detto che non sono mai stata la madre che lui ha descritto con tante bugie e tanto orrore. Non sono mai stata Folcoche». Questa descrizione fornita da Fabrice A. ha spezzato il cuore alla donna, che non si sente in alcun modo colpevole dell’omicidio perpetrato dal figlio. «Lui è l’unico responsabile dei suoi atti. Deve assumersi le sue colpe, proprio quello che non vuole fare».

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