Il bimbo ha 7 anni. Il Tribunale federale ritiene che l'educazione impartita non gli permetta di andare a scuola come gli altri bambini. Un caso estremo, ma non unico
SAN GALLO - Marko ha 7 anni. Il bimbo sangallese si trova oggi in una scuola speciale. Secondo gli psicologi scolastici presenta dei "ritardi nello sviluppo" che gli impediscono di adattarsi alle esigenze di una scuola normale.
È maldestro con una matita in mano, ha difficoltà a salire le scale da solo, senza cadere, e mostra problemi di socializzazione con gli altri bambini. Tutto questo, secondo gli esperti, è dovuto all'iperprotezione dei genitori che gli ha impedito di acquisire le competenze di base per essere ammesso a una scuola pubblica.
«Un'infanzia normale» - I genitori di Marko sono indignati per questa decisione. Come riferisce la "SonntagsZeitung", hanno portato il caso di fronte al Tribunale Federale. Il padre rifiuta infatti le conclusioni degli psicologi.
Suo figlio, spiega, ha avuto una «normale infanzia», durante la quale giocava all'aria aperta, seguiva corsi di karate e calcio, ed era costantemente a contatto con altri bambini. «E' assurdo affermare che non sia in grado di tenere una matita o salire le scale», sottolinea.
«Temiamo che questa condizione "speciale" possa incidere sul suo futuro» ammette il genitore. Ma le sue argomentazioni non sono servite a molto. La più alta Corte del Paese ha infatti confermato il collocamento del piccolo in un istituto specializzato. Il caso sarà ora portato davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
Genitori troppo coinvolti - Il domenicale mette in evidenza il "paradosso" della società moderna: i genitori non si dicono mai "colpevoli" per i problemi nella formazione dei bambini, ma gli uffici degli psicologi infantili «sono sempre pieni». «I bambini iperprotetti - analizza il terapeuta Jesper Jull -, sono altrettanto malati di quelli abbandonati».
Jürg Frick, ricercatore in scienze dell'educazione presso l'Università di Zurigo, ha osservato da parte sua «un aumento dei bambini "curati troppo"». Cita il caso dei genitori che portano ai loro figli fino a tre spuntini al giorno al giardino d'infanzia, solo per controllarli.
Altri fanno i loro compiti o prendono le parti dei figli in caso di problemi. Alcune scuole hanno dovuto adottare delle misure per impedire che i genitori accompagnassero i propri figli fin dentro la classe.
Non sono solo i soldi o i regali A "rovinare" un bambino. Quando c'è un eccesso di tenerezza e protezione, un controllo costante ad ogni passo per risparmiare al bambino tutti i problemi della vita, si priva il fanciullo (domani adulto) delle competenze essenziali per una vita sana quali la tolleranza alla frustrazione e la perseveranza.
Un angelo in casa, un demone a scuola - Un'analisi condivisa dallo psicologo Allan Guggenbühl. Secondo lui, molti genitori dimenticano il loro ruolo per diventare solo «fornitori di servizi».
«Credono di dover occuparsi del trasporto e dell'intrattenimento del bambino dopo la scuola, in modo che non non si annoi mai». Ma così facendo rendono più complessa la strada per l'indipendenza. «Molte competenze vengono apprese quando i bambini si muovono liberamente». E i problemi iniziano a farsi notare con l'inizio della scuola. «Ci sono bambini che non sanno allacciarsi le scarpe, perché è la madre che lo fa per loro», spiega Jürg Frick. «Alcuni bambini, che sono adorabili a casa, diventano ingestibili a scuola. Con il rischio che, in seguito, non riusciranno a sopportare l'autorità dei loro capi e svilupperanno un comportamento egocentrico che renderà la loro vita professionale e sociale difficile».