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BERNAInternamento per l'assassino stupratore di Bienne, ma non a vita

24.06.16 - 19:34
I fatti risalgono all'ottobre 2010: l'uomo aveva violentato una prostituta e poi l'aveva uccisa
Internamento per l'assassino stupratore di Bienne, ma non a vita
I fatti risalgono all'ottobre 2010: l'uomo aveva violentato una prostituta e poi l'aveva uccisa

BIENNE - Un ivoriano riconosciuto colpevole per l'omicidio di una prostituta commesso a Bienne (BE) nel 2010 sarà internato, ma non a vita. Lo ha stabilito il Tribunale d'appello bernese che, su ingiunzione del Tribunale federale (TF), modifica una sua sentenza del 2013, nella quale lo aveva condannato a 20 anni di carcere oltre che all'internamento a vita.

Secondo la Corte, l'imputato soddisfa molti dei requisiti necessari ad un internamento a vita, ma ad affermarlo è solo una delle perizie psichiatriche, mentre lo dovrebbero fare almeno due. Il secondo esame, pur tratteggiando un quadro infausto, non esclude tuttavia che l'uomo possa essere a lungo termine sottoposto a una terapia. Dal 2013 inoltre, l'ivoriano sembra aver avuto un'evoluzione piuttosto positiva.

L'internamento semplice, al contrario di quello a vita, prevede che al termine della pena inflitta si proceda regolarmente a verifiche per valutare se la misura debba essere annullata e sostituita da una libertà condizionale.

Il difensore dell'imputato ha chiesto ieri che l'internamento venisse sostituito da un provvedimento stazionario per poter favorire l'evoluzione positiva in corso, ma la richiesta è stata respinta dalla Corte, che ha sottolineato come l'uomo abbia finora rifiutato di sottostare a qualsiasi terapia.

È la seconda volta che la Corte bernese si trova ad occuparsi del caso: nel 2013 lo aveva condannato a una pena di 20 anni corredata dall'internamento a vita. L'imputato aveva presentato ricorso al Tribunale federale (TF), il quale pur confermando la pena detentiva aveva annullato la misura di internamento e rispedito il dossier alla Corte d'appello del canton Berna per una nuova decisione.

I giudici losannesi avevano allora rilevato che "può essere internato a vita solo colui che non può effettivamente essere sottoposto ad alcun trattamento nel corso della sua esistenza".

I fatti risalgono all'ottobre 2010: il corpo di una prostituta, una brasiliana 45enne sposata a uno svizzero, era stato ritrovato in un salone di "massaggi" di Bienne. La donna era stata violentata e aveva ricevuto quattro colpi di coltello alla gola. Presentava inoltre profondi tagli alle mani.

Le prove contro di lui sono risultate schiaccianti: le sue impronte digitali sono state trovate sul coltello usato per commettere l'assassinio. Sulle sue scarpe sono state rinvenute tracce di sangue della vittima, mentre sulla donna vi era il suo sperma.

Un secondo caso di violenze attribuitegli era stato confermato dal filmato di una telecamera: l'uomo aveva avuto un alterco con una prostituta, l'aveva schiaffeggiata e quasi strozzata. La donna aveva sempre affermato di essere anche stata violentata, mentre l'ivoriano sosteneva di avere avuto un rapporto consenziente e debitamente retribuito.

L'imputato era anche stato ritenuto colpevole di coazione sessuale e tentativo di stupro ai danni di una donna nel centro di accoglienza per richiedenti asilo di Vallorbe (VD).

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