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BELLINZONAFalciani non c'è, rinviato il processo

12.10.15 - 09:08
Il procuratore Bulletti ha chiesto che l'ex informatico sia presente al dibattimento, che si esprima e che si difenda
Falciani non c'è, rinviato il processo
Il procuratore Bulletti ha chiesto che l'ex informatico sia presente al dibattimento, che si esprima e che si difenda

BELLINZONA - Il processo a Hervé Falciani è stato rinviato al 2 novembre. Poco dopo l'apertura, questa mattina a Bellinzona, il Tribunale penale federale (TPF) ha accolto la richiesta di un aggiornamento presentata dal procuratore federale Carlo Bulletti a causa dell'assenza dell'accusato.

Gli ulteriori dibattimenti previsti questa settimana e la prossima sono stati annullati. Secondo le norme legali - è stato ricordato - il TPF deve in linea di principio disporre un rinvio e riconvocare l'accusato assente in altra data, per poi eventualmente constatare una nuova assenza e giudicarlo in contumacia.

L'ex informatico della banca HSBC a Ginevra, accusato di aver sottratto un gran numero di dati di clienti e di averli poi divulgati, aveva da parte sua inviato una e-mail al suo avvocato ginevrino Marc Henzelin in cui annunciava chiaramente che non si sarebbe presentato al processo poiché non si fida del sistema giudiziario svizzero in questo caso particolare.

Il franco-italiano Falciani, nato il 9 gennaio 1972 nel Principato di Monaco, è accusato di acquisizione illecita di dati (art. 143 del Codice penale), spionaggio economico (art. 273 CP), violazione del segreto commerciale (art. 162 CP) e violazione del segreto bancario (art. 47 della legge sulle banche). Concretamente: "di avere copiato, dal 2006 al 2008, dati bancari del suo datore di lavoro e di averli in seguito, dal 2008 al 2014, resi accessibili a diverse ditte private e agli organismi pubblici di più Paesi".

Falciani era fuggito da Ginevra nel dicembre 2008 dopo un primo interrogatorio di polizia. Arrestato nel 2012 a Barcellona, si era opposto con successo all'estradizione dalla Spagna.

Nel suo atto d'accusa, la procuratrice federale Laurence Boillat ha indicato che nel febbraio 2008, durante un viaggio in Libano e nascondendosi dietro lo pseudonimo di Ruben al-Chidyak, Falciani aveva proposto a diverse banche del Paese mediorientale i dati in suo possesso. Poi aveva avvicinato in la Direction nationale d'enquêtes fiscales (DNEF) francese, come pure altri organismi statali di Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia.

Sempre secondo l'atto d'accusa, Falciani avrebbe divulgato almeno 13'619 "files" per un totale di 67 gigabytes, relativi al 75% di tutti conti aperti presso la filiale ginevrina della britannica HSBC Private Bank a fine 2006. Il valore di questi dati e l'implicazione di numerosi servizi statali stranieri hanno comportato per la Svizzera difficoltà diplomatiche e pressioni da parte di Stati esteri sul segreto bancario, ha rilevato la procuratrice federale.

La vicenda Falciani ha avuto un impatto senza precedenti. I dati rubati hanno anche permesso lo scorso 9 febbraio a un consorzio di media di oltre 40 Paesi tra cui la Svizzera, in una operazione battezzata "SwissLeaks", di rivelare che non solo evasori fiscali, ma anche trafficanti di droga e finanziatori del terrorismo islamico figuravano fra i clienti della HSBC.

Secondo i dati ottenuti dal quotidiano francese "Le Monde" e poi condivisi con la rete del Consorzio internazionale dei giornalisti d'inchiesta, 180,6 miliardi di euro sarebbero transitati, a Ginevra, sui conti HSBC di oltre 100'000 persone di circa 200 Paesi e di 20'000 società offshore, fra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della cosiddetta "lista Falciani" fornita al fisco francese e poi circolata tra i servizi omologhi di mezzo mondo.

Lo scorso giugno, la HSBC ha versato 40 milioni di franchi alle autorità ginevrine, mettendo così fine a un procedimento per riciclaggio di denaro aggravato aperto contro la banca in febbraio.

Secondo la difesa, Falciani ha sempre affermato di non aver agito per interesse proprio e deplora l'assenza di una legislazione che protegga gli informatori e i cosiddetti "whistleblower", le "gole profonde" che denunciano attività illecite all'interno di governi, aziende o organizzazioni.

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