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SVIZZERAIl Ticino fa scuola. Divieto del burqa, "da estendere a tutto il paese"

29.09.15 - 09:41
È l'obiettivo che si pone il comitato di Egerkingen
Ti-Press
Il Ticino fa scuola. Divieto del burqa, "da estendere a tutto il paese"
È l'obiettivo che si pone il comitato di Egerkingen

BERNA - Vietare a chicchessia di celarsi il volto per qualsiasi motivo. È l'obiettivo che si pone il comitato di Egerkingen che oggi a Berna presenta un'iniziativa popolare in tal senso, basata su un divieto analogo adottato nel Canton Ticino nel 2013 grazie al sostegno del 65,4% degli elettori.

"Padre" della modifica costituzionale ticinese è Giorgio Ghiringhelli, animatore del movimento il Guastafeste. Nel Ticino la Carta fondamentale è stata completata come segue: "Nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati ad offrire un servizio pubblico". La legge fondamentale non menziona esplicitamente burqa e niqab. La legge di applicazione dovrebbe essere presentata entro la fine dell'anno.

Nel novembre 2014, il Consiglio federale ha giudicato la modifica costituzionale ticinese inopportuna, sebbene conforme al diritto federale.

Il divieto ticinese è simile a quello previsto dalla legislazione francese che la Corte di Strasburgo ha giudicato compatibile con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU).

Il Comitato di Egerkingen è stato fondato dall'ex consigliere nazionale Ulrich Schlüer (UDC/ZH) e dal consigliere nazionale Walter Wobmann (UDC/SO). Quest'ultimo è all'origine dell'iniziativa sul divieto dei minareti, accolta da popolo e Cantoni nel 2009.

Il lancio dell'iniziativa a livello federale era stato annunciato alla fine del gennaio scorso. In una nota, il Comitato di Egerkingen scriveva che "strutture parallele che si basano sulla sharia non devono avere spazio in Svizzera".

In un periodo segnato dal terrorismo dello Stato islamico non è pretendere troppo, non fosse altro che per "semplici considerazioni di sicurezza", impedire di girare nei luoghi pubblici col volto coperto. "In un paese libero si esprime la propria opinione senza celare il proprio viso, da persona libera, faccia a faccia".

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