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ZUGO"La morte di mio figlio ce l'hanno sulla coscienza"

21.09.15 - 10:19
Il 21enne Alain Meier è stato aggredito e ferito da un gruppo di giovani. Tre giorni dopo si è tolto la vita. Parla il padre
"La morte di mio figlio ce l'hanno sulla coscienza"
Il 21enne Alain Meier è stato aggredito e ferito da un gruppo di giovani. Tre giorni dopo si è tolto la vita. Parla il padre

ZUGO - Ancora un caso di bullismo, ancora un caso di violenza, che ha portato alla morte di un 21enne. Le cronache raccontano questa volta del caso di Alain, un 21enne che lo scorso 8 settembre si è tolto la vita.

Dopo il suicidio di un giovane di Vercelli, dipendente di una carrozzeria della cittadina piemontese che ha riportato alla ribalta la problematica del bullismo a scuola e sul lavoro.

Beat Meier è il padre di Alain, il 21enne che lo scorso 8 settembre si è tolto la vita. Come scrive 20min.ch tre giorni prima del suo suicidio, il giovane è stato picchiato da un gruppo di giovani. Il branco ha infierito sul giovane, provocandogli ferite di media gravità.

Meier è certo che questo fatto è stata la causa scatenante del gesto del figlio: "Se non fosse stato picchiato, Alain sarebbe ancora in vita", ha dichiarato il papà del 2enne.

Per Alain la vita non è mai stata semplice. Papà Beat ha raccontato a 20min.ch che suo figlio, dopo un parto difficile, ha incontrato molte difficoltä nel suo cammino. "Poiché non era come tutti gli altri, era continuamente preso di mira dagli altri giovani, che lo tormentavano. Più volte ha subito violenza". Il giovane è vittima di bullismo e questa situazione l'ha portato, inevitabilmente, a soffrire a livello psicologico. Una condizione di profondo disagio psichico che l'ha portato ad interrompere l'apprendistato e a rivolgersi alle cure psichiatriche in quanto il giovane presentava i classici segnali di allarme del suicidio.

Alain riesce a superare la crisi acuta: "Stava meglio. Aveva trovato un nuovo posto terapeutico adatto a lui ed era felicissimo del viaggio in Alaska in programma il prossimo anno, che avrebbe dovuto fare insieme a suo fratello e al sottoscritto".

Un litigio per una birra - Il pensiero al suicidio ha iniziato a balenare nella testa di suo figlio il 5 settembre, subito dopo essere stato brutalmente picchiato poco dopo la mezzanotte su un prato della città di Zugo. “Gli aggressori hanno la vita di mio figlio sulla coscienza”.

Secondo Alain, il litigio era nato perché il 21enne si era rifiutato di dare una birra ad un ragazzo minorenne. Il 16enne, con dei suoi amici, ha punito questo rifiuto pestando selvaggiamente Alain. La legge del branco. Il ragazzo, poco dopo essere stato dimesso dall’ospedale, ha deciso di farla finita, suicidandosi in casa.

Subito dopo il tragico gesto del figlio, Beat Meier ha reso pubblico il caso su Facebook. Il suo post è stato condiviso oltre 25mila volte. “Sono sopraffatto dal dolore”, dice il padre. Nel suo scritto Meier chiede aiuto per trovare i picchiatori. “Andate e denunciateli alla polizia. Non voglio incitare violenza contro gli autori, voglio solo che essi siano consegnati alla giustizia e paghino per quello che hanno fatto”.

“La violenza giovanile può causare sofferenze mortali” - Il suo obiettivo principale è però quello di domandare alle persone “coraggio civile”. “La violenza giovanile non deve essere accettata, l’esempio di mio figlio mostra quanta sofferenza possa provocare nelle vittime”. Un modo d’agire che può portare a tragiche conseguenze. “Voglio evitare che ci siano altri casi del genere.” L’indagine della polizia di Zugo sul pestaggio è in corso. Il viaggio in Alaska sarà un viaggio triste. Il padre accompagnerà i fratelli di Alain. “Lì, in un posto che mio figlio amava, potremo spargere le sue ceneri”.

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